“Facevo la voce grossa, mentivo su età, cv, collaboratori. Mi vergognavo. Chi si fiderebbe di un diciassettenne?”. Così ha dichiarato David Karp, fondatore di Tumblr, il più giovane imprenditore a capo di un colosso digitale. Accade in America. E da noi oggi potrebbe mai succedere?
Dalle ultime ricerche sembrerebbe proprio di no: i giovani sono spaventati, impauriti, demotivati, ben lontani dal compiere un passo imprenditoriale o dal mettersi in proprio. Ovviamente come dargliene torto, i dati parlano da soli, ma quanta nuova linfa è sottratta ad un Paese che da sempre si è basato sui liberi professionisti, sulle Partite Iva (mi riferisco a quelle autentiche, di quelle definite “finte” ne abbiamo già parlato dalle colonne di questo blog), sulle Piccole e Medie Imprese come tessuto produttivo?
Andiamo con ordine e partiamo dai dati impietosi dell’ultima ricerca “Graduate Barometer Europe – Top Employeurs” realizzata dall’istituto tedesco Trendence. Quasi quattrocentomila giovani under 25 di ben 24 Paesi europei hanno partecipato alla ricerca, ed è emerso un ritratto a tinte fosche per una generazione inquieta (per il 61%) o sfiduciata (per il 52%). La ricerca segnala che i giovani sognano di lavorare in una azienda, meglio se multinazionale. Ai primi posti Google, Apple, Ernst&Young, Coca Cola, Microsoft, BMW (e, attenzione, nessuna banca all’interno della top 20). E allora mi chiedo: da dove nasceranno i nuovi giovani imprenditori? Chi forgerà i nuovi professionisti? Chi aprirà nel caso le nuove imprese del domani?
La rassegnazione si respira da quanti hanno risposto che sarebbero disposti ad andare all’estero per trovare un lavoro (sono il 30% del totale degli intervistati, di preferenza opterebbero per Germania e Inghilterra). Rassegnazione ma anche consapevolezza che l’attesa di trovare un impiego possa essere assai lunga (così risponde il 54% dei laureandi in economia, mentre va meglio a quelli di ingegneria: solo il 29% è così pessimista). “E’ un quadro in cui i ragazzi sono davvero confusi e infelici. Di certo sanno che è sempre più difficile trovare lavoro, anche se hanno una formazione di alto livello”, ha dichiarato Caroline Dèpierre, responsabile della ricerca per la società Trendence in un’intervista al settimanale “D”. Non stupisce perciò leggere dei 28.616 giovani candidati che hanno inviato il cv all’Ikea, sperando di risultare tra i 200 prescelti per l’apertura della sede di Pisa prevista per la primavera prossima, dopo una serie di polemiche e lungaggini durate quasi sei anni.
Ma la ricerca segnala anche un punto positivo, ossia la predisposizione della generazione under 25 a mettersi in gioco con esperienze formative all’estero. Sono davvero quelli della “generazione Erasmus”, con soggiorni formativi nei vari campus universitari, una opportunità ad oggi goduta soltanto dal 10% della popolazione universitaria europea e che probabilmente verrà estesa al 20% nei prossimi cinque anni con un budget allocato di 14,5 miliardi (fonte Unione Europea, European Youth). Ecco, oltre alla rassegnazione emerge comunque la prospettiva di una formazione più globale, allargata. E questo, almeno questo, fa ben sperare per il futuro.