Alla kermesse riminese di Comunione e liberazione ci sono i grandi gruppi pubblici con i loro stand: Autostrade, Eni, Ferrovie dello Stato. Inoltre decine di medie imprese, consorzi, alcune legate alla Compagnia delle opere. Le aziende pagano il loro spazio espositivo e in cambio ottengono visibilità per il marchio e la possibilità di partecipare agli incontri con i rappresentanti del governo
Con le Camere chiuse tutta la politica estiva passa dal Meeting di Comunione e liberazione a Rimini. Anche quella del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo non è invitato, ma trova il suo spazio: “Comunione e disperazione, Rimini chiede aiuto”, titola il suo blog. Il pretesto è la difesa di una “città martire” invasa ogni anno “dalle truppe cammellate di democristiani vecchi e nuovi”. C’è la lettera di Davide Cardone, “un cittadino di Rimini”, attivista del Movimento 5 Stelle. Cardone precisa: “Non stiamo parlando dei ragazzini sponsorizzati Wind, che impestano di volantini anche le mensole del bagno chimico del porto. Ci riferiamo al ‘Giano bifronte’ che questo strano governo ha creato. Avere Formigoni, Lupi e Letta sotto lo stesso tetto è una cosa che fa tremare”. A Grillo e ai 5 Stelle i ciellini non sono mai piaciuti, ma il vero bersaglio dell’attacco di ieri sono le larghe intese Pd-Pdl di cui il popolo di Comunione e liberazione è la base più convinta, come dimostrano le reazioni al doppio intervento inaugurale del Meeting del premier Enrico Letta e di Giorgio Napolitano.
Anche la deputata M5s Tiziana Ciprini, durante la breve seduta della Camera del 21 agosto, ha attaccato Cl per colpire il governo che conta due ministri ciellini (Maurizio Lupi e Mario Mauro) e un premier e vicepremier in ottimi rapporti col movimento fondato da don Luigi Giussani (Letta e Angelino Alfano): “Qual è il nesso che colloca un movimento religioso a esponenti politici e membri delle istituzioni di uno Stato laico?”. E ancora: “Ci dicano qual è la potente lobby di politici, imprenditori e banchieri che sta dietro Cl”.
La risposta si trova nei padiglioni della Fiera di Rimini. La “lobby” è mezzo capitalismo italiano, soprattutto quello che ha interessi in Lombardia o è legato alla politica. Ci sono i grandi gruppi pubblici con i loro stand, dalle Autostrade all’Eni (che organizza addirittura un intero spazio incontri del meeting), ci sono le Ferrovie dello Stato guidate dal riminese Mauro Moretti che ieri ha avuto un dibattito e una conferenza stampa a fianco del ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Ma ci sono anche decine di medie imprese, consorzi, alcune legate alla Compagnia delle opere (la Confindustria di Cl che in Lombardia vale più della Confindustria vera) altre che vogliono solo tenere buoni rapporti, perché i ciellini siedono su poltrone potenti, da cui dipendono contratti, appalti, carriere.
video di Giulia Zaccariello
Le imprese pagano il loro stand e in cambio ottengono visibilità per il marchio e un dibattito importante: il presidente dell’Eni Giuseppe Recchi era al tavolo con Flavio Zanonato e un altro grande sponsor, Giovani Castellucci di Autostrade per l’Italia, Domenico Arcuri di Invitalia si è conquistato una sedia a fianco a Giovannini e così via. Roberto De Santis, presidente di Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, ha deciso di approfittare al meglio dello spazio che si era conquistato a colpi di sponsorizzazioni (c’è la pubblicità Conai sul quotidiano del Meeting) e ha inflitto a Zanonato decine di slide su come funziona bene la raccolta differenziata in Italia. Bernhard Scholz, il presidente della Compagnia delle Opere, pare avere in dono l’ubiquità, riesce a essere, a introdurre e a moderare tutti i dibattiti dove c’è qualche azienda che conta, da Wind a Sky. Marina Monassi, presidente dell’Autorità portuale di Trieste, ha acquistato uno stand (sempre deserto) e si è meritata di stare nel panel con il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che ha appena investito 32 milioni di euro sul porto triestino, come raccontato ieri dal Fatto Quotidiano. E quando si parla di politica tutti gli imprenditori dicono: “Serve stabilità”. Cioè le larghe intese.
A osservare il meeting di Rimini nell’edizione di quest’anno, la 34esima, c’è la sensazione che Cl stia puntando molto più sull’economia (loro direbbero la società) che sulla politica: Formigoni è decaduto, il suo successore in Lombardia, Roberto Maroni, non si è neppure presentato, Silvio Berlusconi è un ricordo. Letta e Napolitano a parte, Cl non sa bene dove voltarsi. Se chiedi ai ragazzi del meeting che indicazioni politiche ricevono, si offendono moltissimo. Gli adulti spiegano che la lettera a Repubblica del capo del movimento, don Julian Carron, nel maggio 2012 ha impresso una svolta: meno collateralismo, Cl non si farà più identificare con i suoi politici di spicco: “Chi ha sbagliato umilia il movimento”, scriveva Carron. “Grillo e i suoi vengano al Meeting a vedere. Se vorranno potranno anche parlare”, dice Raffaele Vignali, ciellino eletto col Pdl. Chissà se il leader del M5s prenderà l’invito sul serio.
Twitter @stefanofeltri
da Il Fatto Quotidiano del 22 agosto 2013