I due quotidiani 'berlusconiani' hanno chiamato in causa i commensali della cena calabrese in cui il giudice avrebbe espresso il suo odio nei confronti del Cavaliere. Ma tra smentite e precisazioni, chi era al tavolo si contraddice
A Scalea, rinomata meta turistica della costa calabrese, fino a due giorni fa si parlava solo dell’esordio in campionato del Napoli. La località è infatti buon ritrovo, da anni, di villeggianti partenopei. Il sollazzo estivo, tra pronostici e scaramanzie, è stato rotto dal caso Castiello e da oltre 48 ore fra tavolini e ombrelloni non c’è altro a tenere banco nella calura estiva. Quel racconto, consegnato al Giornale, della cena con Antonio Esposito, giudice che ha presieduto la sezione feriale della Corte di Cassazione che ha avuto l’unica colpa di aver confermato la condanna a Silvio Berlusconi. Ora emergono nuovi particolari su quella tavola imbandita mentre gli altri commensali smentiscono le frasi riportate da Castiello.
Il tutto assume i toni di una commedia se non fosse che è stata tirata in ballo l’onorabilità del giudice. Castiello è un imprenditore edile, ha costruito a Scalea e non solo. Da tre anni è fermo, colpa della crisi che ha frenato il mattone in zone che più che di cemento necessitano di servizi, riqualificazione e democrazia, visto che un mese fa hanno arrestato tutta la giunta comunale per legami con le cosche di ‘ndrangheta. Castiello ha recuperato la memoria di una cena di due anni fa nella sua villa a San Nicola Arcella, alla presenza del giudice Antonio Esposito, dell’attore Franco Nero e di altri 4 commensali. In particolare la frase incriminata che avrebbe pronunciato il giudice è così riassunta nel titolo de Il Giornale: “Berlusconi mi sta proprio sulle palle. Se mi dovesse capitare a tiro gli faccio un mazzo così”. Doveva essere Franco Nero a confermare, ma al Fatto l’attore ha spiegato: “Sono passati due anni, mi ricordo che ero a cena a casa di questo mio amico, c’era anche il giudice e si parlava più che altro di cinema, non ricordo il dialogo preciso ma ricordo che c’era un’antipatia del giudice nei confronti del Cavaliere”.
Anche a Libero Nero ha spiegato: “Non ricordo le parole precise che usò, ma mi ricordo che provava antipatia verso il leader del Pdl”. Mentre Il Giornale riporta le frasi di Castiello che non vengono ripetute da Nero, il quale riferisce: “Massimo (Castiello) ha ragione: il giudice aveva una certa antipatia per Berlusconi”. Una smentita multipla alle frasi incriminate, alla quale si aggiunge quella raccolta ieri dal Fatto, di altri due commensali: Domenico Fama, in passato socio di Castiello, e della sua consorte, presenti a quella cena: “Sia io, sia mia moglie – conferma Fama – siamo rimasti di sasso. Quelle parole non sono state mai pronunciate, si parlò di Berlusconi solo perché Esposito fornì spiegazioni di natura giuridica su alcune prescrizioni”.
Ma non solo, c’erano tre donne al tavolo perciò nessuna scurrilità: “Non era una cena in pantaloncini – ha ricordato Fama al Fatto – e mi creda, Esposito non avrebbe mai usato quelle parole. Si parlò dei film di Nero, compresi alcuni nei quali aveva interpretato il ruolo del magistrato. Il giudice Esposito effettivamente ricordava le battute dei film. Quello fu l’argomento principale della serata”. Il giudice Esposito, in un comunicato, ha smentito categoricamente e ha annunciato azioni legali in difesa della sua onorabilità. Raggiunto al telefono dal Fatto, Castiello, dopo le sonore smentite, spiega: “Io ricordo che fu proprio Nero a ricordarmi che Esposito disse che Berlusconi gli stava sulle palle, la frase mi tornò alla mente mentre io ricordavo quella del gli faccio un mazzo così”. Una nuova versione, quella dell’imprenditore, che insomma sarebbe stato “aiutato”, a suo dire, da Nero nel ricordo di quella serata.
Chi ha visto in questi giorni Castiello spiega che l’imprenditore va raccontando che fu proprio l’attore a chiamarlo per ricordargli della cena e delle parole del giudice. Una versione che stride con le parole di Nero che, tornando con il ricordo a quella serata, ha solo menzionato, testualmente, “una certa antipatia del giudice nei confronti di Berlusconi”, ma ha precisato di non ricordare quel dialogo e le frasi dello scandalo. Al telefono di Nero, raggiunto nuovamente dal Fatto, ha risposto un collaboratore spiegando che il Franco nazionale è all’estero per qualche giorno. La commedia sembra finita, ma davanti al mare con la calura estiva bisogna servire il finale. Castiello, il grande accusatore smentito dai commensali, racconta i suoi vizi al Fatto: “Io ho due difetti fondamentali, sono tifosissimo della Roma da quando avevo 6 anni, ma purtroppo vinciamo lo scudetto ogni 20 anni. Il secondo è che sono tifoso accesissimo di Silvio Berlusconi”. Poi aggiunge: “Il giudice Esposito doveva evitare di giudicare Berlusconi per via dell’antipatia. Comunque ho letto le smentite, alla fine vedremo chi ha ragione”.
E poi attingendo a piene mani dalla lingua di Dante: “Non ho mai detto puttanate in vita mia”. Eppure proprio Fama ha ricordato al Fatto che questa primavera Castiello voleva riorganizzare la cena con Esposito e un mese fa al giudice aveva personalmente chiesto, tramite sms, di ripetere la serata di due anni prima. E meno male che era indignato per quelle frasi. Non solo. Ma perché le ha ritirate fuori dopo la sentenza e non prima? Castiello tentenna, poi prova a spiegare: “Ma scusi, non immaginavo. Io non ce l’ho con nessuno. Potevo mai immaginare che poi Berlusconi sarebbe stato condannato ed Esposito sarebbe stato il suo giudice? Poi mi ero detto: quando arriveranno le carte Esposito capirà”. Dopo si lascia andare a un ulteriore verdetto: “Il giudice Esposito è equilibrato, tanto è vero che ha rinviato la rimodulazione della pena accessoria”. Dice proprio così, vestendo per pochi minuti i panni d’avvocato. L’imprenditore accusatore è un berlusconiano di ferro, “Silvio è il mio idolo” ricorda con orgoglio. Ma Castiello chiude repentinamente la conversazione quando gli chiediamo se vanta rapporti, assolutamente legittimi, anche con esponenti del Pdl, tipo con la deputata Jole Santelli, cosentina di nascita, sottosegretario, che nel 2001 venne eletta proprio nel collegio della vicina Paola. Misteriosamente Castiello si inalbera: “Conosco Jole, è un delitto? Sono fatti miei. Arrivederci, basta!”. Chiusa la conversazione, Castiello vuole godersi un poco di riposo nella sua villa con piscina vista mare, mentre Nero, per qualche giorno, sarà all’estero. Per ora la commedia dell’estate può finire qui. A Scalea si torna a parlare del Napoli e di pallone mentre arriva un acquazzone estivo con venticello liberatorio, venuto a spazzare via il caldo. Speriamo spazzi via anche le bufale ferragostane.
da Il Fatto Quotidiano del 22 agosto 2013