In questi ultimi anni il femminicidio sta diventando senza ombra di dubbio un fenomeno talmente frequente, da sembrare contagioso. Si spendono molte parole riguardo al profilo dello stalker assassino. Si dice che sia folle, poi si dice che sia normale, aumentando e generalizzando la paura nel popolo femminile.
Da semplice osservatore, credo che il comune denominatore che unisce queste persone apparentemente sane ma omicide, sia il disturbo ossessivo che si manifesta con l’incapacità di controllare la direzione del pensiero. Un pensiero che va e ritorna sempre sullo stesso punto: molti uomini, pur coltivando molti interessi e soddisfazioni sul campo sociale non riescono ad accettare, sul piano sentimentale, un fallimento. E qui c’è una fragilità spesso patologica che impedisce la maturazione psichica. Benché non siano degli assassini naturali, lo diventano nel momento in cui l’amore li abbandona. E l’amore per loro, è dovuto. Diventa una specie di diritto.
E poiché l’errore molte volte rimane invisibile per processi psichici inconsci, ecco che l’aggressore appare statisticamente normale e non sospetto.
Ma lo stalking riguarda anche le donne, solo che la loro violenza preferisce agire non sul piano fisico, ma su quello psicologico. Alcune donne controllano il proprio compagno, usando mezzi sottilissimi quali il pettegolezzo, l’intrigo e l’ingabbiamento. Questo è un tipo di violenza che usa armi astratte. E possono essere micidiali.
Blueman
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