Per operare alcuni tumori di pazienti con difficoltà a sopportare l’anestesia la risposta è l’utilizzo dell’ipnosi “aggiornando” tecniche già utilizzate a metà dell’Ottocento per patologie minori. E proprio un melanoma è stato asportato, con questo metodo, a Padova ad una donna di 42 anni. L’operazione è durata in tutto una ventina di minuti dall’inizio dell’incisione: la paziente non ha avvertito dolore e i parametri pressori e cardiaci si sono mantenuti perfettamente stabili. Si tratta, secondo i medici, di una rivoluzione in campo anestesiologico, soprattutto in casi selezionati, come quello di questa paziente che presentava una forte sensibilizzazione ai farmaci e un grave rischio di reazioni allergiche.

L’ipnosi, caduta in disuso con l’avvento dell’anestesia farmacologica, rimane così uno straordinario strumento – rileva Enrico Facco, docente di Anestesia e rianimazione del Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Padova – in grado di rendere il paziente capace di modulare l’ansia e la soglia del dolore e affrontare meglio qualsiasi terapia invasiva in modo del tutto fisiologico, sempre disponibile e privo di costi. L’ipnosi può essere usata da sola o in aggiunta all’anestesia farmacologica l’ipnosi può quindi consentire di migliorare il rapporto costi/benefici e la qualità globale delle cure.

“La paziente, una donna di 42 anni che presentava diverse allergie a sostanze chimiche nonché precedenti reazioni anafilattoidi all’anestesia locale – spiega Facco -, è stata sottoposta a rimozione di un tumore della pelle alla coscia destra con la sola ipnosi come anestesia. L’ipnosi è stata indotta facendo chiudere gli occhi e contemporaneamente suggerendo verbalmente la realizzazione di uno stato di rilassamento e senso di benessere. Successivamente l’ipnosi è stata approfondita facendo immergere la paziente nell’immaginazione di un paesaggio piacevole, una spiaggia tropicale e creando un’analgesia ipnotica focalizzata nella sede dell’intervento, analogamente al protocollo di ipnosi già da tempo utilizzato per la sedazione nelle cure odontoiatriche”.

“Si tratta di un caso che conferma l’efficacia dell’ipnosi come solo metodo anestetico in casi selezionati, preservando il paziente dal dolore e dallo stress chirurgico al pari degli anestetici comunemente usati – sottolinea Facco -. D’altra parte già Esdale nel suo Mesmerism in India, and its Practical Applications in Surgery and Medicine, pubblicato nel 1846, riporta con dovizia di dettagli la descrizione di oltre 300 casi di operazioni chirurgiche condotte sotto ipnosi come solo metodo anestetico”.

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