La principale attrazione è il Villaggio palafitticolo, tutelato dall’Unesco. Possibile anche noleggiare canoe, catamarani e barche a vela. Da non perdere le specialità culinarie tra cui la polenta di patate e lo gnocco boemo, da mangiare con le susine o col goulash
A pochi km dal Lago di Garda, Ledro con il suo lago turchese e la sua valle verdissima è una piccola oasi di tranquillità. A separarla dal bacino dell’Alto Garda è la profonda gola del torrente Ponale: la Strada del Ponale, con spettacolari curve a gomito, fu costruita solo a metà Ottocento e fino al 1989 rappresentò l’unica via di accesso per chi arrivava da est, ma oggi un lungo tunnel collega comodamente Riva del Garda a Ledro, mentre la vecchia strada è diventata uno spettacolare sentiero escursionistico, per pedoni e ciclisti.
Il relativo isolamento geografico non ha impedito alla storia – con la S maiuscola- di passare da qui: in particolare, da inizio Ottocento fino alla Prima Guerra Mondiale, la Valle di Ledro fu zona di confine tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico e si trovò a più riprese nell’occhio del ciclone bellico. Nel 1866, durante la Terza guerra d’indipendenza, i garibaldini sconfissero l’esercito imperiale sul pianoro di Bezzecca, vicino al lago: dopo la vittoria, però, sopraggiunse l’ordine di ritirata (Italia e Austria avevano nel frattempo firmato un armistizio), e Garibaldi rispose con il celebre “obbedisco”. Durante la Guerra del 1915-1918, la valle si ritrovò sulle linee del fronte, con gli eserciti italiano e asburgico a fronteggiarsi sugli opposti versanti, e la popolazione civile fu sfollata nella lontana Boemia. Oggi, a Ledro si vive di agricoltura e turismo, all’insegna dell’autenticità: passeggiando fra lago, prati e boschi, da queste parti si può ancora bere latte fresco di mungitura e gustare formaggio di malga casalingo. Le 13 località della valle – dal 2010 riunite in un unico Comune, Ledro- offrono tanto anche a chi è interessato alla storia e alle tradizioni popolari.
Cosa vedere – La principale attrazione è il Villaggio palafitticolo, in località Molina, risalente all’età del Bronzo (3.500-1.200 a.C.) e tutelato dall’Unesco. Si tratta di una delle scoperte archeologiche più importanti nelle Alpi: nel 1929, quando il livello del Lago di Ledro fu abbassato per permettere la costruzione della centrale idroelettrica di Riva del Garda, vennero alla luce oltre 10mila pali, infissi sul fondo, e molti manufatti oggi conservatii nel Museo delle Palafitte; accanto al museo sono state ricostruite alcune capanne, con strumenti e arredi. D’estete il museo organizza “Palafittando”, un programma di attività per grandi e piccini, che insegnano in modo divertente e coinvolgente come si viveva ai tempi preistorici: applicando i principi dell’archeologia imitativa, si impara a costruire archi e frecce, a creare stoviglie d’argilla, monili in osso e fili di rame, oppure a preparare merende e pranzi “primitivi”. Con un volo dalla preistoria al Risorgimento, a nord del lago c’è Bezzecca, la località dell’obbedisco garibaldino: oltre al piccolo museo dedicato a Garibaldi, in centro, merita una visita il colle di Santo Stefano, con le trincee scavate dai soldati italiani durante la Prima guerra mondiale, la chiesetta e l’Ossario dei caduti risorgimentali e della Grande Guerra.
Cosa fare – L’acqua del lago è tranquilla e cristallina, con una temperatura estiva che arriva a 24 gradi, ideale per il bagno. Si possono anche noleggiare canoe, catamarani e barche a vela, oltre ai classici pattini. Per prendere il sole e rilassarsi ci sono quattro belle spiaggette di ghiaia, con prato, dislocate lungo i 10 chilometri del perimetro del lago; quella in località Pur ha una sezione aperta ai cani. Tutto attorno all’acqua corre una pista per pedoni e ciclisti, che consente in poco più di due ore di circumnavigarlo. Si possono poi fare belle passeggiate in montagna, che piaceranno soprattutto a chi ama le piante: grazie a un dislivello di 2mila metri in circa 15 chilometri, nella valle crescono oltre 1.500 specie botaniche, da quelle tipiche dell’ambiente mediterraneo – nella zona del Ponale – a quelli alpini. La maggiore concentrazione di piante endemiche e rare è sulle pendici del gruppo montuoso di Tremalzo, a sud-ovest, un vero e proprio giardino delle meraviglie. Il Centro Visitatori per la Flora e la Fauna a Tremalzo permette di scoprire, anche attraverso installazioni multimediali, le peculiarità ambientali della valle: domenica 11 e 25 agosto, un esperto è a disposizione degli ospiti, mentre il 20 agosto e il 3 settembre sono organizzate visite guidate nel parco. In zona c’è la Malga Bezzecca, dove si produce artigianalmente burro e formaggio. Fino a settembre, poi, nella Valle sono organizzate delle “settimane natura” a tema, con escursioni, visite e passeggiate guidate.
Cosa mangiare – La specialità è la polenta di patate: cotta sul fuoco, in un paiolo di rame, è fatta bollendo in acqua e poi sbriciolando con uno speciale attrezzo le patate, aggiungendo farina, burro e, ancora, formaggio. La ricetta ha molte varianti, ma il risultato è sempre gustosissimo. Si può assaggiare nei ristoranti delle Valle, in versione semplice o “cocia”, con formaggio o salamella. Un altro piatto tipico è lo gnocco boemo, un grande gnocco di pasta di pane lievitata e cotta, con all’interno una susina, che si mangia sia servito con zucchero, cannella e burro fuso sia come contorno al gulash. Suona esotico, ma la spiegazione viene dalla storia: durante la prima guerra mondiale, i Ledrensi furono trasferiti in Boemia, per allontanarli dal fronte che passava dalla valle, e tornarono a casa a guerra finita. E con le nuove ricette. Per aiutare la digestione, infine, ci sono agli amari e i liquori a base di erbe e di frutti di montagna dell’antica Farmacia Foletto, a Pieve di Ledro, che ha anche un piccolo Museo Farmaceutico.