Il soldato condannato a 35 anni per la divulgazione di documenti riservati si dichiara transessuale e chiede di essere chiamato con un nome femminile. Intanto il suo legale annuncia alla Nbc l'intenzione di chiedere un atto di clemenza al presidente Obama. La raccolta di firme sostenuta anche da Amnesty International
“Chiamatemi Chelsea“. Bradley Manning, il soldato Usa condannato 35 anni di carcere per aver divulgato i documenti riservati finiti poi su Wikileaks, vuole diventare donna e chiede ai suoi sostenitori di chiamarlo d’ora in poi con questo nome femminile. Lo fa con una dichiarazione inviata al programma Today della rete televisva Nbc: “Sono Chelsea Manning. Sono una donna. Per come mi sento, e mi sono sentito fin da bambino, voglio iniziare al più presto una terapia ormonale“, scrive il militare, esortando tutti di rivolgersi a lui “con il mio nuovo nome e il pronome femminile” e invitando i suoi sostenitori a scrivergli in carcere. La dichiarazione è firmata appunto Chelsea E. Manning.
Durante il processo, la difesa aveva suggerito che i suoi problemi d’identità sessuale fossero stati un fattore nella decisione di rivelare a Wikileaks centinaia di migliaia di file segreti. I suoi avvocati avevano mostrato in tribunale un’email del 2010 nella quale Manning spiegava a un ex supervisore che era transessuale ed era entrato nell’esercito “per sbarazzarsene”. Al messaggio era acclusa una foto dello stesso Manning con parrucca bionda e rossetto. Dopo l’arresto, il soldato aveva scritto due lettere firmate “Breanna”.
Intanto, in un’intervista allo stesso programma della Nbc, il suo legale ha detto di attendersi la concessione della grazia da parte del presidente Barack Obama, in modo che Manning sia fuori dal carcere sulla parola in sette anni. “Mi aspetto che riceva la grazia, almeno questa è la mia speranza”.
Nella lettera letta dall’avvocato a Today, Manning esprime la volontà di “ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto negli ultimi tre anni. Le vostre lettere e il vostro incoraggiamento mi hanno aiutato a restare forte. Sarò sempre in debito nei confronti di coloro che mi hanno scritto, hanno fatto donazioni per la mia difesa o sono venuti ad assistere a parte del processo. Voglio ringraziare soprattutto Courage to Resist e Bradley Manning Support Network per i loro sforzi sul mio caso e per avermi fornito l’assistenza legale”.
Proprio il Bradley Manning Support Network, insieme ad Amnesty International, ha dato il via a una raccolta firme perchiedere la grazia a Obama. L’obiettivo è che Manning sia rilasciato immediatamente. “Dopo essere stato torturato e abusato nel carcere di Quantico per nove mesi – affermano le due organizzazioni – dove è stato tenuto in isolamento contro ogni raccomandazione di medici e dopo aver già trascorso 1.190 giorni in prigione (più di tre anni prima dell’inizio del processo), Bradley dovrebbe essere liberato. Obama mantenga la sua promessa: proteggere gli informatori”.
La reazione ufficiosa dell’Esercito degli Stati è filtrata sui mezzi di informazione: le forze armate americane non offrono terapie ormonali né operazione per cambio di sesso in seguito a disturbi dell’identità di genere. Tutti sono trattati “ugualmente a prescindere dalla razza, dalla classe sociale, dell’etnia o dall’orientamento sessuale” e hanno accesso ad aiuti psicologici.