Per la prima volta nella storia la casa italiana compare sulla maglia di una società calcistica. Il motivo? Ritorno d'immagine nel fiorente mercato tedesco (dove quest'anno il marchio è crollato) e strategia industriale. Ma c'è chi ritorna a parlare di cessione a Volkswagen
Con la vittoria per 2-0 in casa degli azeri del Karabach, l’Eintracht Francoforte ha ipotecato ieri sera il passaggio del turno in Europa League, e il marchio Alfa Romeo si è guadagnato una prestigiosa vetrina continentale per la prossima stagione. Perché da quest’anno sulle maglie rossonere della squadra apparirà infatti come main sponsor il logo della casa automobilistica italiana, grazie a un accorto siglato lo scorso giugno per i prossimi tre anni. Al costo di 18-20 milioni. Sembra quindi che, dopo aver deciso di portare all’estero la produzione delle macchine, il Gruppo Fiat abbia stabilito di investire all’estero anche nella promozione della propria immagine sui campi di calcio. Alla faccia del decadente calcio italiano.
Molti sono i vantaggi dell’operazione per l’ex fabbrica milanese, poi ceduta da Prodi alla Fiat attraverso le dismissioni dell’Iri negli anni ’80. Innanzitutto quelli legati ai risultati sportivi. Benché squadra neopromossa in Bundesliga, l’Eintracht è stata infatti 13ma in Europa per numero di spettatori allo stadio, ben davanti a Milan, Juventus e compagnia, e il sesto posto nello scorso campionato le ha permesso di conquistare l’Europa. Poi la crescita esponenziale della Bundes a livello globale, fa sì che anche il suo appeal televisivo sia più alto di quello di una buona squadra di Serie A, anche per una compagine di medio lignaggio come la squadra di Francoforte: un titolo domestico e una storica finale di Coppa Campioni persa con il Real Madrid negli anni ’60, e poco altro.
Poi c’è l’aspetto industriale. La sede tedesca di Fiat Group Automobiles Germany AG (FGA), a tutti gli effetti main sponsor della società, si trova in una zona strategica: tra la Commerzbank-Arena, la sede dell’Eintracht e il centro sportivo di Riederwald. Attraverso FGA poi, Alfa Romeo abbina il suo marchio alla squadra della città in cui ogni anno si tiene il salone dell’automobile più importante di Europa, e va a sostituirsi alla Bmw, che pur non essendo mai stata un main sponsor, aveva da anni legato il proprio nome al club attraverso partnership commerciali. In Germania poi, nonostante la crisi, il mercato dell’auto nel 2012 è crollato solo del 3%, e in generale il gruppo Fiat-Chrysler non è andato nemmeno male, contenendo le perdite entro la doppia cifra grazie soprattutto agli exploit di Jeep e Lancia. Ma Alfa Romeo da sola, dopo il -28% del 2011 è crollata fino al -58% del 2012. Una batosta cui era urgente trovare rimedio.
Forse per questo si è accelerato per stringere un accordo con un club della Bundes che riportasse in auge lo storico marchio Alfa Romeo, per la prima volta nella storia su una maglia di calcio. O forse non solo per questo. E’ una vecchia idea di Volkswagen quello di comprare il marchio Alfa Romeo, tanto che il boss Ferdinand Piech nel 2010 era pure uscito allo scoperto dicendosi interessato. Idea che nell’ultimo anno è tornata in auge a più riprese nei salotti che contano, con le uscite di Marchionne su “l’Alfa che potrà essere costruita all’estero” e con la tragica situazione di Cassino e Mirafiori – gli ultimi stabilimenti dove si produce proprio l’Alfa – che tra investimenti congelati e produzione a rischio, a fronte dell’inerzia totale delle Larghe Intese, annuncia l’arrivo della tragedia.
Quest’anno la maglia dell’Eintracht sarà come al solito rossonera. Come quella del Milan, la squadra dei caciavit, gli operai che lavoravano nelle catene di montaggio di Milano, città dove è nato il glorioso marchio una volta simbolo dell’Italia potenza industriale. Mentre la seconda sarà per la prima volta metà bianca e metà nera, come quella della celebre squadra di riferimento del gruppo Fiat. E oltre alla scritta Alfa Romeo e al logo, avranno incise anche il motto di riferimento “Senza cuore saremmo solo macchine”. Se quindi questa sponsorizzazione risulterà il preludio alla cessione del marchio, ironia vuole che bisognerà cominciare a pensare al futuro dell’Italia senza il suo cuore, a lungo fatto di macchine.