Polemiche sulla scelta del cineasta afroamericano che ha inserito le pellicole in quella lista consigliata ogni anno ai suoi studenti dell'Università di New York. C'è chi ha criticato la scelta di quattro lavori dell'italiana Lina Werthmuller; chi ha proposto altri nomi; chi ha fatto notare come non si possa usare in questo settore un'ottica di genere e chi, come il sito Indieware ha scritto: "Percentuale ancora esigua"
Spike Lee ha modificato la lista di quelli che considera “i film fondamentali della storia del cinema mondiale” aggiungendo otto opere di registe donne. Tra le 95 migliori pellicole di sempre il filmaker afroamericano ha inserito “Via delle capanne negre” (1983) di Euzhan Palcy, “Lezioni di piano” (1993) di Jane Champion, “Daughters of the dust” (1991) di Julie Dash, “The hurt locker” (2008) di Kathryn Bigelow (che ha vinto sei premi Oscar nel 2010) e ben quattro lavori dell’italiana Lina Werthmuller. Il regista di “Malcom X” e “La 25esima ora” ha deciso fare entrare nel gotha del cinema “Film d’amore e d’anarchia” (1973), “Mimì metallurgico ferito nell’onore” (1972), “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974), “Pasqualino Settebellezze” (1975). Gli altri italiani della lista sono: Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Federico Fellini, Gillo Pontecorvo, Bernardo Bertolucci.
Spike Lee da 15 anni è insegnante di cinema alla New York University. Ogni anno consiglia ai suoi studenti un centinaio di film che, a suo dire, ogni aspirante regista dovrebbe aver visto. Qualche settimana fa, il regista ha deciso di condividere l’elenco su Kickstarter, sito web di crowdfunding, che serve cioè a trovare fondi per progetti creativi. Grazie alla piattaforma online Lee è riuscito a raccogliere in un mese 1 milione e 400mila dollari per il suo nuovo film. E sono stati proprio alcuni di loro, quando la prima versione della lista è stata pubblicata, a fargli notare che non c’era nemmeno un film diretto da una donna. Così il regista ha modificato l’elenco, ringraziando per la sollecitazione.
La rettifica però non è bastata a placare le polemiche: “Lee ha inserito una percentuale esigua di registe donne”, ha fatto notare Indiewire, sito celebrato da Variety e punto di riferimento per il mondo del cinema indipendente americano. L’articolo di Indiewire – ripreso anche dal Time – ha scatenato le reazioni di lettrici e lettori. C’è chi ha scritto che i gusti non possono seguire un criterio di genere o di orientamento sessuale, chi ha suggerito i nomi di altre registe (eccone alcuni: Jeanne Dielman, Chantal Akerman, Deepa Mehta, Agnes Varda, Maria Luisa Bembergm, Susanne Bier, Tamara Jenkins, Patti Kaplan), chi ha criticato Lee per aver scelto la Werthmuller, chi si è chiesto perché Tarantino sia stato lasciato fuori dalla lista (dimostrando così di ignorare la lite tra Lee e il regista di “Jakie Brown“, accusato di avere usato in quel film per ben 38 volte la parola “nigger”, traducibile con “negro”).
Ma le critiche più feroci sono arrivate dai fan che si sono chiesti perché un regista mainstream del calibro di Lee abbia deciso di rivolgersi a Kickstarter quando avrebbe potuto trovare altre forme di finanziamento (Lee ha risposto che è sempre stato indipendente e che faceva quello che fa Kickstarter ancora prima che esistessero Kickstarter e Internet). Il Time, invece, ha fatto notare la mancanza di trasparenza del regista che ha chiesto soldi per un progetto che non ha voluto rivelare. Infatti le uniche informazioni che Lee ha fornito sono che il suo film sarà un thriller “su persone che sono ossessionate dal sangue, ma non vampiri” chiedendo ai sostenitori di dargli fiducia sulla parola. Informazioni che sono però bastate ai 6.421 sostenitori che hanno deciso di finanziare il progetto.