In Siria proseguono gli scontri e dopo le accuse dei ribelli – che hanno parlato di 1300 morti nella regione di Ghouta, e diffuso un video in cui si vedono centinaia di cadaveri senza ferite e bambini con difficoltà respiratorie e bava alla bocca – si aggrava l’emergenza che riguarda i bambini. Secondo Save the Children e Unicef sono già un milione quelli rifugiati nei paesi confinanti e per le Nazioni Unite, più di 7mila sono stati uccisi finora nel conflitto, anche se il numero di vittime minori potrebbe essere molto più elevato visto che gran parte dei decessi in Siria vengono registrati senza informazioni relative all’età. “E’ sconcertante che il mondo intero sia rimasto fermo a guardare la morte di 7mila bambini e la fuga di un milione di loro, costretti ad abbandonare paese terrorizzati, traumatizzati, spesso soli, avendo perso per sempre o smarrito genitori e famigliari,” afferma Roger Hearn, direttore di Save the Children per il Medioriente.
Armi chimiche e il piano di Obama secondo il Wall Street Journal – E a Damasco cresce anche la preoccupazione intorno all’uso delle armi chimiche che, come afferma il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon “violerebbe il diritto internazionale. Un tale crimine contro l’umanità – ha proseguito – avrebbe gravi conseguenze per chi lo ha perpetrato”. Ban Ki Moon, all’indomani della denuncia dell’utilizzo di gas tossici da parte delle forze del regime, e al consiglio di sicurezza ‘interlocutorio’ tenutosi a New York, ribadisce comunque la ferma volontà da parte delle Nazioni Unite di andare in fondo alla vicenda. “E’ una sfida grave per la comunità internazionale nella sua totalità, e l’umanità che abbiamo in comune, e altrettanto che ciò sia avvenuto mentre la missione di esperti dell’Onu si trovava nel Paese”, ha aggiunto. Intanto la missione Onu, arrivata a Damasco due giorni fa, sta negoziando l’accesso alle zone più colpite dal conflitto civile per verificare l’effettivo utilizzo delle armi chimiche, la Francia ha ‘minacciato’ di agire in “altri modi” nel caso ai tecnici delle Nazioni Unite non fosse permesso di svolgere il loro compito.
Oggi a rincarare la dose è il Wall Street Journal, secondo cui gli Stati Uniti starebbero cominciando a “valutare le loro opzioni militari per un possibile attacco in Siria”. Il quotidiano americano cita alcuni rappresentanti dell’amministrazione Obama, secondo i quali sarebbero anche stati avviati sforzi diplomatici per delineare una risposta internazionale alle accuse di uso di armi chimiche mosse contro il regime di Assad. Le Figaro, invece, aggiunge che gli Usa “da diversi mesi addestrano con discrezione, in un campo installato alla frontiera giordano-siriana, dei combattenti dell’Esercito siriano libero”. I primi contingenti sarebbero entrati nel territorio della Siria meridionale il 17 agosto, “senza dubbio scortati da commando israeliani e giordani oltre che da uomini della Cia”.
Dal governo di Damasco, però, è arrivata una secca smentita a proposito di tutte le accuse. L’utilizzo di armi chimiche nel primo giorno di lavoro degli esperti Onu in Siria, infatti, sarebbe stato un “suicidio politico”, afferma all’Afp un alto funzionario dei servizi di sicurezza di Damasco. “Tutti gli analisti – aggiunge – concordano sul fatto che non è nel nostro interesse, date le circostanze attuali, utilizzare armi chimiche con gli ispettori sul posto”. Da due giorni, infatti, in Siria sono presenti i tecnici della missione Onu incaricata di verificare il presunto utilizzo di armi illegali nel conflitto civile.
Allarme bambini rifugiati e uccisi – Oltre all’uso delle armi chimiche, un ulteriore allarma arriva dalle ong Save the Children e Unicef che denunciano la fuga di un milione di bambini siriani, “costretti a lasciare il loro Paese a causa del conflitto”. “I giovani in Siria stanno perdendo le loro case, i loro familiari e il loro futuro”, ha spiegato l’alto commissario di Unhcr, Antonio Guterres, secondo il quale è “in gioco la sopravvivenza ed il benessere di una generazione di innocenti”. Secondo gli ultimi dati a disposizione, circa 740 mila rifugiati hanno meno di 11 anni. Inoltre, ci sono 2 milioni di minorenni sfollati all’interno del Paese e l’Onu stima che almeno in 7 mila sono stati uccisi. Lo sconvolgimento fisico, la paura, lo stress e i traumi subiti da così tanti bambini – sottolinea poi l’Unicef in una nota – rappresentano tuttavia solo una parte della crisi che colpisce questa parte di umanità. Entrambe le agenzie evidenziano infatti le minacce che il lavoro minorile, i matrimoni precoci, il potenziale sfruttamento sessuale e il traffico di esseri umani pongono sui bambini rifugiati.
Save the Children, inoltre, calcola che nel 2013 il numero dei rifugiati siriani costretti ad abbandonare le loro case per mettersi in salvo oltreconfine si è decuplicato rispetto all’anno precedente. I paesi vicini, che ospitano ormai una vasta popolazione di rifugiati, non riescono più a sostenere il flusso di arrivi, e 2-3 dei 3,7 miliardi di euro chiesti dalle Nazioni Unite alla comunità internazionale per poter sostenere l’accoglienza non sono ancora arrivati. Solo nell’ultima settimana quasi 30mila rifugiati hanno abbandonato la Siria attraverso la frontiera con il nord Iraq, più della metà sono bambini.