Un bilancio "sudore e lacrime" ha costretto gli organizzatori a ridurre del 50% i fondi per la rassegna della Casa dei pensieri. La storica manifestazione è stata spostata di una settimana per evitare lo scarso afflusso del periodo vacanziero e con la speranza di aumentare gli incassi
Continuano gli anni neri delle feste dell’Unità e anche la storica manifestazione di Bologna è costretta a tirare la cinghia. La kermesse in programma dal 28 agosto fino al 22 settembre è stata costretta a ridurre notevolmente le spese. I costi di allestimento sono scesi sotto il milione (950mila euro) per un taglio complessivo dell’8%, mentre la nota più dolorosa riguarda i 7mila euro destinati alla rassegna culturale Casa dei pensieri. Nel 2012 il budget era di 15mila euro, mentre quest’anno si dovranno accontentare di meno della metà dei fondi. Una tendenza che conferma la situazione già difficile nel 2012, quando il fattoquotidiano.it aveva raccontato il declino economico di uno degli eventi tradizionali dell’Emilia Romagna.
Restano un sogno i grandi concerti o gli ospiti di successo capaci fare il tutto esaurito. La sfida degli organizzatori per il 2013 è stata quella di un programma di qualità con il portafoglio vuoto: “Purtroppo”, ha detto Corriere della Sera il responsabile dell’organizzazione Lele Roveri, “ho l’ingrato compito di fare un bilancio preventivo sempre più sudore e lacrime, per mantenere l’utile siamo costretti a tagliare qualcosina”. E così, “oltre alla tegola sulla Casa dei pensieri, anche se il programma per quantità e qualità è superiore a quello dello stesso anno, c’è stata una ulteriore spending review sugli allestimenti. Un taglio di circa il 7-8% ben inferiore a quello operato lo scorso anno ma tale da far scendere le spese della struttura a 950.000 euro. Tutti questi sacrifici sono stati fatti per salvare una previsione di utile attorno ai 300.000 euro”. Tra le strategie per il risparmio anche la decisione di spostare in avanti di una settimana la manifestazione (con inizio il 28 agosto), così da evitare lo scarso afflusso del periodo vacanziero. Nella speranza che i tavoli tornino a riempirsi anche all’epoca delle larghe intese.