Niente scherzi al voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi. E’ l’appello di Andrea Ferrari, esponente del Pd di Lodi e assessore all’Ambiente in Comune, agli 8 democratici che siedono nella Giunta per le elezioni e le immunità del Senato: “A parole il Pd sembra annunciare che voterà per la decadenza di Silvio Berlusconi, ma nei fatti cosa farà?”, chiede Ferrari nella petizione che si può firmare online. Il timore è che si ripeta  “il pasticcio della vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica, quando oltre cento parlamentari, nel segreto dell’urna, votarono un Presidente differente da quello definito all’interno della Assemblea Parlamentare poche ore prima”. Una giornata nera dopo la quale “la base del Pd, quelli che tirano avanti la baracca nei territori, i militanti, sono rimasti disorientati”, tanto che è nato il movimento OccupyPd con “l’occupazione simbolica di alcune federazioni e sezioni del partito”. 

Così questa volta Ferrari prova a mettere le mani avanti e si rivolge direttamente agli otto senatori chiamati all’attesissimo voto: “Il Pd è rappresentato da Felice Casson, Stefania Pezzopane, Isabella De Monte, Rosanna Filippin, Doris Lomoro, Claudio Moscardelli, Giuseppe Cucca e Giorgio Pagliari. A loro vogliamo chiedere con chiarezza che cosa voteranno in commissione e di spiegare il motivo della loro scelta con estrema chiarezza e senza usare un linguaggio criptico o ‘politichese'”. Una questione di “trasparenza”, innanzitutto, per “ridare un senso allo stare insieme in un grande partito democratico in cui il processo decisionale è coerente con ciò che viene pubblicamente dichiarato. Pubblicheremo le vostre risposte”, conclude Ferrari, “ma con altrettanta chiarezza denunceremo ogni non risposta, ogni timidezza a fornire una indicazione interlocutoria o poco chiara”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

Berlusconi, Pecorella: “Strada più nobile l’affidamento ai servizi domiciliari”

next
Articolo Successivo

Riforme istituzionali. Lettera all’Urbinati

next