Premessa; ringraziamenti e scuse. Quando si viaggia contromano, da comuni mortali, senza sponsor e senza imprese da compiere, gli avvisi e i consigli ai naviganti non sono mai troppi. Quindi grazie di cuore ai 22 lettori che hanno commentato il blog (3 in meno di quelli del Manzoni, mica male); ci scusiamo se non è possibile rispondere, perché le difficoltà di connessione non ce lo hanno consentito.
Ed ecco ora la cronaca del Giro del mondo contromano da martedì 22 a giovedì 25.
Martedì 22 agosto (secondo giorno). Sonno difficile. L’alba a St. Jean du Vedas ci sorprende in pieno intrigo internazionale. La spy-story della Rabmobile non si sbroglia, anzi, è sempre più intricata. I due meccanici francesi interpellati non hanno tempo da dedicare alla vecchia macchina e si mostrano scettici sulle ipotesi di guasto da noi prospettate, anche grazie ai vostri suggerimenti. Intanto domani alle 15 parte da Séte il traghetto settimanale per Nador, Marocco. E’ evidente che, se non vogliamo lasciare qui la Rabmobile, dovremo imbarcarci in queste precarie condizioni, e sperare in Dio (o in Allah).
Ma come alzare l’audience (e il morale) nel secondo e ultimo giorno in Francia, con un’autonomia di non più di 40 km prima che la spia dell’acqua si accenda? Un modo ci sarebbe: un bel reportage fotografico al villaggio naturista di Cape d’Agde, celebre meta dei parigini più disinibiti. donne e uomini nudi? Ma no, certi mezzucci non fanno per noi. Decidiamo quindi di dirigerci verso la riserva naturale di Villeneuve-les-Maguelonne, striscia di Mediterraneo che si apre oltre gli stagni della Camargue, area interdetta alle vetture che si raggiunge solo con un apposito trenino elettrico. Quei furbacchioni dei francesi non la pubblicizzano in alcun modo, ma il luogo è davvero speciale. Se vi capitasse di passare da quelle parti (immediatamente a Sud di Montpellier), tenetene conto;
Mercoledì 23 agosto (terzo giorno). Con la Rabmobile in condizioni sempre più preoccupanti -ora fatica anche a tenere il minimo, che stia meditando il suicidio?- ci apprestiamo a traghettare dal porto di Sète. Tra mille sussulti, l’eroica Renault varca l’ingresso del garage attorno alle 13.30 (in quel momento fatale verrà immortalata dal fotografo di bordo, come si vede nella foto qui sotto). La motonave batte bandiera tricolore. Grandi Navi Veloci. Beh, insomma. A Roma dicono nun te allargà. Nella sostanza, poco più di un cargo che se la tira da nave da crociera (se ci vedete una metafora, fate pure). La sala poltrone Zaphire sarebbe più giusto chiamarla Zapphere (come zaffata). Unica attrazione prevista “la serata di musica marocchina”: un cantante che semina il terrore tra i bambini, costringendo tutti a ritirarsi sottocoperta;
Giovedì 24 agosto (quarto giorno). Sul far del tramonto, alla trentesima ora di traversata, appaiono le placide coste del Marocco. Siamo arrivati a Nador con il buio, e dovremo procurarci una camera per la notte. Dopo un’estenuante attesa alla frontiera, dove i doganieri schierati in assetto militare si contraddicono di continuo tra loro (vedi foto), cominciano i giri a vuoto per il centro della città intasato di traffico, Nanni scende dall’auto e, in un sapiente miscuglio di italiano, arabo, francese, spagnolo e lingua dei segni chiede a un passante la strada per l’Hotel Babel, che ci era stato consigliato da un doganiere. Il passante spiega nel dettaglio come arrivare; poi però aggiunge di essere egli stesso il proprietario di un Hotel. L’Hotel Marbella che sta proprio davanti a noi e ci era stato consigliato da un altro doganiere. Camere doppie con bagno a 300 dhiram (27-28 euro). Ormai sono quasi le dieci di sera. Come dirgli di no? Sembra un incontro voluto dal destino.
Venerdì 25 agosto (quinto giorno). L’Hotel Marbella di Nador è uno di quei posti in cui se il destino ti dà appuntamento lì, ti verrebbe voglia di dirgli due paroline in privato. Uno di quei posti che si lasciano un po’ provati ma con il cuore pieno di felicità, perché siamo certi che quella è l’ultima volta nella vita che li vediamo. Se questo è uno dei migliori indirizzi della città, meglio cambiare indirizzo. Anzi, meglio cambiare città. Già, ma con quale mezzo? Ci aggiriamo di buon’ora per il boulevard che dalla passeggiata a mare porta verso il suk schivando i montarozzi di rifiuti (una sola, grande raccolta indifferenziata) piuttosto sfiduciati. Siamo convinti che solo un mezzo miracolo ci possa salvare. Ma a sorpresa, il primo meccanico marocchino interpellato si dichiara ottimista; dopo un animato conciliabolo in arabo stretto, il suo interprete in francese assicura “Lasciategli la macchina e in capo a due ore tutto sarà risolto.” Cerchiamo di capire come, invano. Sarà un trucco per spillarci qualche euro oppure saprà davvero il fatto suo?
Dovremo ringraziare il Marocco o ci sarà sotto il tarocco? Il dilemma ci attanaglia, ma di sicuro, non abbiamo scelta. Pietro gli affida le chiavi della Rabmobile e per noi cominciano le due ore più lunghe sotto la canicola di Nador. Ci avviamo verso la stazione ferroviaria per capire come siamo messi a treni, non fosse che per scaramanzia. (3 – continua)