– Pronto?
– Sì
– Ciao Franco, sono Mauro
– Ciao Mauro, c’sa ghet?…
– Veh, ti volevo dire una cosa. Avevo in mente di organizzare in Comune, nella sala del consiglio, una festa per i cento anni che ha compiuto la Gina, ti ricordi la Gina!, la Gina ed Tonelli?
– Certo che me la ricordo, second te?…giuro che pensavo fosse morta, saranno trenta’anni che non la vedo più a Taneto… Che bella notizia mi dai!! Era forte la Gina, che donna!
– Ma te la sai la sua storia? Lo sai chi era Massimo Tonelli e quel che ha fatto lei, dopo la sua morte?
Io la conoscevo, un po’, la storia della Gina. Ma non tutta, così come non si sa mai bene tutto di quelle storie iniziate prima del fascismo e finite drammaticamente con la guerra. La gente in paese ha sempre preferito non parlarne tanto, neanche a noi, che potevamo essere i loro nipoti e già tanti anni erano trascorsi da quei fatti. Secondo me han sempre pensato di tenerci lontano dalla cose brutte. E quella era una storia molto brutta per essere raccontata ad un ragazzo.
Della Gina conoscevo bene la sua gentilezza, lei era una di quelle signore che quando gli portavo L’Unità, alla mattina, io avrò avuto 11 o 12 anni, lei mi chiamava in casa e mi lasciava sempre la mancia. Si vedeva che aveva a cuore quel che facevo, non era solo perché gli ero “simpatico”. Andare in casa sua mi piaceva da morire. Lei stava insieme a “Minella”, al calsoler, e appena entravi sentivi subito quell’odore di cuoio e colle che si sprigionava dalla prima stanzetta, dove Minella lavorava sommerso da scarpe di tutti i tipi. Io lì c’andavo volentieri, anche quando dovevo portare le mie a far aggiustare o a togliergli la punta perché mi erano diventate strette. Allora usava così, ce n’era un po’ meno di adesso.
Di famiglia Antifascista, si trasferisce a Gattatico in giovane età insieme alla propria famiglia. Conosce e si innamora di Massimo Tonelli, contadino, insieme ai suoi fratelli Tolmino e Fermo, di Taneto di Gattatico, lo sposa e va ad abitare con lui nel podere vicino al Mulino di Taneto, dove sono nato io, lui abitava nella casa più avanti la mia, dove dopo poi ci sono andati ad abitare i Mainini, nell’attuale via Canale Spelta.
Massimo, oltre ad essere un Antifascista è un Partigiano arruolato nella 77° Brigata SAP dal 4 agosto 1944 ed opera insieme ai vicini di casa, i Fratelli Tedeschi ( Tienno e Athos ) che allora erano i proprietari del Mulino e che solo dopo quanto accaduto l’hanno dato a mio nonno e a mio papà per continuare l’attività di mugnai.
In seguito ad una soffiata, Massimo viene arrestato dalla Brigata Nera e portato nel carcere dei Servi a Reggio Emilia.
Questo carcere è tristemente noto, insieme a Villa Cucchi, per essere usato per compiere le più brutali torture.
Per lui viene riservata una delle più atroci sevizie, con delle tenaglie gli vengono stritolati i testicoli e viene appeso per undici ore per i piedi.
Massimo non rivelerà ai suoi aguzzini quello che sapeva e “morirà in seguito delle torture e sevizie subite il 1 maggio 1945 a Gattatico”. Così recitano i documenti storici, ma in paese sanno tutti, quelli che c’erano e si ricordano, che Massimo si è buttato giù dal tetto di casa perché non resisteva all’umiliazione subita di essere diventato impotente. Il dolore l’aveva sopportato e ai fascisti non gli aveva detto niente, ma non potere amare la sua Gina proprio non lo sopportava. Me lo dice mio padre, mentre si commuove ancora, chiamandolo “povrein…a gan de tant boti che l’han res impoteint….e lu al se masè”.
Gina continuò, con due figli, Pieraldo (12 anni) e Bruna (16 anni), a professare e diffondere gli ideali e i sogni di suo marito.
Fù insieme a Sermide Manghi fondatrice del circolo UDI (Unione Donne Italiane) di Gattatico, instancabile diffusore del giornale Noi Donne.
Viene eletta, unica donna, Consigliere Comunale di Gattatico dal 1951 al 1956.
Nel 1953, in occasione di un comizio a Parma, Palmiro Togliatti volle incontrare Papà Cervi, venne ricevuto dalla giunta e Gina orgogliosa posa in una foto storica di fianco al Segretario del Partito Comunista Italiano.
Gina ha appena compiuto cent’anni e sorride ancora come una ragazzina. E’ felicissima del fatto che qualcuno del suo paese la sia andata a trovare per portargli le foto e a parlare dei tanti ricordi. Io mi mangerei le mani per aver saputo poco o niente della sua storia, così come so di sapere poco o niente della storia di Dante Manfredi, un’altra via di Taneto, o dei F.lli Rosselli o di tante altre strade che percorriamo ogni giorno nell’indifferenza e nell’ignoranza.