Addio Gina Tonelli. Per una donna vera
Ieri è morta
Gina, la Gina ved Tonelli. E’ nel dolore che ripropongo una cosa scritta, con altro spirito, in occasione del suo centesimo compleanno:
AUGURI GINA
– Pronto?
– Sì
– Ciao Franco, sono Mauro
– Ciao Mauro, c’sa ghet?…
– Veh, ti volevo dire una cosa. Avevo in mente di organizzare in Comune, nella sala del consiglio, una festa per i cento anni che ha compiuto la Gina, ti ricordi la Gina!, la Gina ed Tonelli?
– Certo che me la ricordo, second te?…giuro che pensavo fosse morta, saranno trenta’anni che non la vedo più a Taneto… Che bella notizia mi dai!! Era forte la Gina, che donna!
– Ma te la sai la sua storia? Lo sai chi era Massimo Tonelli e quel che ha fatto lei, dopo la sua morte?
Io la conoscevo, un po’, la storia della Gina. Ma non tutta, così come non si sa mai bene tutto di quelle storie iniziate prima del fascismo e finite drammaticamente con la guerra. La gente in paese ha sempre preferito non parlarne tanto, neanche a noi, che potevamo essere i loro nipoti e già tanti anni erano trascorsi da quei fatti. Secondo me han sempre pensato di tenerci lontano dalla cose brutte. E quella era una storia molto brutta per essere raccontata ad un ragazzo.
Della Gina conoscevo bene la sua gentilezza, lei era una di quelle signore che quando gli portavo L’Unità, alla mattina, io avrò avuto 11 o 12 anni, lei mi chiamava in casa e mi lasciava sempre la mancia. Si vedeva che aveva a cuore quel che facevo, non era solo perché gli ero “simpatico”. Andare in casa sua mi piaceva da morire. Lei stava insieme a “Minella”, al calsoler, e appena entravi sentivi subito quell’odore di cuoio e colle che si sprigionava dalla prima stanzetta, dove Minella lavorava sommerso da scarpe di tutti i tipi. Io lì c’andavo volentieri, anche quando dovevo portare le mie a far aggiustare o a togliergli la punta perché mi erano diventate strette. Allora usava così, ce n’era un po’ meno di adesso.
Io sapevo perché la Gina mi accoglieva bene. Anche lei girava per le case a dar via “Noi donne” e mia nonna e mia madre lo compravano sempre, quando passava lei, anche se poi non lo leggevano mica, lo compravano per solidarietà e perché sapevano che dovevano farlo. Io gli davo un occhiata, ma aveva poche figure e parlava quasi solo di donne.
Sapevo anche che con “Minella” non era sposata, era solo accompagnata e si era accompagnata che non era tantissimo, e la cosa bisognava dirla piano e anche quando te lo dicevano, te lo dicevano sottovoce, in modo che tu capissi che non era una cosa da dire così, al primo che passa. Lei prima era sposata con Massimo Tonelli, un partigiano, ancor prima antifascista, che era morto. Poi sapevo che Via Massimo Tonelli è il nome della via che attraversa Taneto e porta alla Chiesa e va fino al Milanello. Massimo Tonelli era il nome anche di suo nipote, che io conosco bene, ha due anni più di me e quando eravamo piccoli lui abitava a Sant’Ilario e allora non ci frequentavamo tanto. Adesso abita a Taneto, vicino a casa mia, davanti a dove abitava la Gina, ma fino alla telefonata di Mauro non l’avevo mai collegato a suo nonno. Ecco, basta, non sapevo nient’altro, fino a l’altro giorno. Fino alla telefonata di Mauro.
Copelli Irma (detta Gina) è nata a Soragna il 18 Novembre 1912.
Di famiglia Antifascista, si trasferisce a Gattatico in giovane età insieme alla propria famiglia. Conosce e si innamora di Massimo Tonelli, contadino, insieme ai suoi fratelli Tolmino e Fermo, di Taneto di Gattatico, lo sposa e va ad abitare con lui nel podere vicino al Mulino di Taneto, dove sono nato io, lui abitava nella casa più avanti la mia, dove dopo poi ci sono andati ad abitare i Mainini, nell’attuale via Canale Spelta.
Massimo, oltre ad essere un Antifascista è un Partigiano arruolato nella 77° Brigata SAP dal 4 agosto 1944 ed opera insieme ai vicini di casa, i Fratelli Tedeschi ( Tienno e Athos ) che allora erano i proprietari del Mulino e che solo dopo quanto accaduto l’hanno dato a mio nonno e a mio papà per continuare l’attività di mugnai.
In seguito ad una soffiata, Massimo viene arrestato dalla Brigata Nera e portato nel carcere dei Servi a Reggio Emilia.
Questo carcere è tristemente noto, insieme a Villa Cucchi, per essere usato per compiere le più brutali torture.
Di questo posto viene ricordata la tortura della scala, che consisteva nel far salire e scendere i prigionieri attraverso due ali di picchiatori che infierivano con calci, pugni e bastonate.
Per lui viene riservata una delle più atroci sevizie, con delle tenaglie gli vengono stritolati i testicoli e viene appeso per undici ore per i piedi.
Massimo non rivelerà ai suoi aguzzini quello che sapeva e “morirà in seguito delle torture e sevizie subite il 1 maggio 1945 a Gattatico”. Così recitano i documenti storici, ma in paese sanno tutti, quelli che c’erano e si ricordano, che Massimo si è buttato giù dal tetto di casa perché non resisteva all’umiliazione subita di essere diventato impotente. Il dolore l’aveva sopportato e ai fascisti non gli aveva detto niente, ma non potere amare la sua Gina proprio non lo sopportava. Me lo dice mio padre, mentre si commuove ancora, chiamandolo “povrein…a gan de tant boti che l’han res impoteint….e lu al se masè”.
Poi mi dice di Athos Tedeschi, quello che per me era solo il nome di un’altra via, quella che accompagna a Via Canale Spelta e al Mulino dove vivevano. “Athos l’era un omon, con na forsa!!! Al tireva su un soi pin d’acqua e po’ al la porteva ala bocca e al dbeva come se al fus un bicier d’acqua..Anca a lu a gan de tant boti e l’han masè a forsa ed boti so per la schela ed Res..” aggiunge anche per lui “Povrein…al ghà mia dit gnint gnan lu ai fascista”
Gina continuò, con due figli, Pieraldo (12 anni) e Bruna (16 anni), a professare e diffondere gli ideali e i sogni di suo marito.
Fù insieme a Sermide Manghi fondatrice del circolo UDI (Unione Donne Italiane) di Gattatico, instancabile diffusore del giornale Noi Donne.
Viene eletta, unica donna, Consigliere Comunale di Gattatico dal 1951 al 1956.
Nel 1953, in occasione di un comizio a Parma, Palmiro Togliatti volle incontrare Papà Cervi, venne ricevuto dalla giunta e Gina orgogliosa posa in una foto storica di fianco al Segretario del Partito Comunista Italiano.
Gina ha appena compiuto cent’anni e sorride ancora come una ragazzina. E’ felicissima del fatto che qualcuno del suo paese la sia andata a trovare per portargli le foto e a parlare dei tanti ricordi. Io mi mangerei le mani per aver saputo poco o niente della sua storia, così come so di sapere poco o niente della storia di Dante Manfredi, un’altra via di Taneto, o dei F.lli Rosselli o di tante altre strade che percorriamo ogni giorno nell’indifferenza e nell’ignoranza.
Nessuno ci ha raccontato, dobbiamo farlo noi.
Ti abbraccio Gina.