Vedere ieri il nostro presidente del consiglio, Enrico Letta, immortalato con elmetto e giubbotto antiproiettile in visita alle truppe in Afghanistan ha scatenato l’ironia di molti in rete. La sua faccia da topo di biblioteca in qualche modo si sposava male con il contesto all’interno del quale era calato e anche le sue parole del resto, facevano il paro con l’immagine offerta: “Torno a Roma con più determinazione di quando sono partito, affinché l’autolesionismo non sia il sentimento con cui si racconta l’Italia. Qui c’è l’esempio positivo dell’Italia che funziona, da qui voglio mostrare all’Italia un esempio positivo perché l’autolesionismo è il peggior difetto degli italiani”.
Capito? Per trovare l’Italia che funziona il presidente Letta si è dovuto vestire da marmittone e spingersi fino a Kabul perché in patria, evidentemente, non riusciva a trovare nulla.
Oltralpe, la signora Merkel, per trovare la Germania che funziona, non deve scomodarsi troppo: dopodomani infatti presenzierà alla cerimonia di apertura di Eurobike, la fiera della bicicletta più grande del mondo che si tiene sulle rive del Lago di Costanza. La scelta non è casuale, la Germania, infatti, oltre a essere il più grande produttore europeo di automobili, con 2,8 milioni di biciclette ogni anno è il secondo produttore in Europa di biciclette e accessori ed è in grado di generare fatturati pari a 9 miliardi di euro all’anno solamente grazie al cicloturismo. La Cancelliera, quindi, non poteva certo mancare.
Se la Germania è il secondo produttore europeo di bici, però, è solo perché al primo posto c’è l’Italia, dove oltre 650 aziende di piccole e medie dimensioni danno lavoro a tremiladuecento persone contribuendo a tenere alta nel mondo la bandiera del made in Italy e garantendo dei livelli qualitativi irraggiungibili. Se non ci credete, fatevi un giro per il Giappone, il Regno Unito, la Cina o gli Stati Uniti, parlate con chi di biciclette ne capisce e rimarrete a bocca aperta nel sentire con quanta devozione si racconta di quei marchi italiani (grandi e piccoli) che ancora oggi nel mondo sono sinonimo di perfezione. Alcuni addirittura vi mostreranno dei tatuaggi con scritto a chiare lettere “Campagnolo”. Oppure andate a farvi un giro per i canali di Amsterdam o Copenhagen, capitali della bicicletta: guardando con attenzione scoprirete che la quasi totalità delle selle utilizzate sono prodotte a Pozzoleone, in provincia di Vicenza.
Lei, però, presidente Letta, non si disturbi con certe facezie e continui pure a puntare il dito lontano dai nostri confini dandoci lezioni sull’autolesionismo, magari dopo aver condannato nuovamente il fenomeno della perdita di competitività dell’Italia o della fuga dei cervelli all’estero, oppure dopo essersi autodispensato qualche sonora pacca sulla spalla per quanto è diminuito lo spread da quando il suo governo è entrato in carica.
Presidente Letta, se a lei fosse mai capitato di uscire per una volta dalle sezioni del suo partito per dare un’occhiata a quell’Italia fatta di aziende, persone e suole, non sentirebbe l’esigenza di andare in pellegrinaggio a Kabul per trovare l’Italia che funziona, resiste e innova. Le basterebbe fare un giro per le fiere di settore per scoprire che il meglio è ancora qui, ma che senza l’opportuno sostegno, difficilmente resisterà alla tentazione di andarsene altrove o di chiudere bottega definitivamente.
Presidente Letta, mi permetto di darle un suggerimento, se mai le dovesse capitare, faccia come a sua omologa tedesca e vada a dare un’occhiata a quello che succede nel nostro paese e rimarrà stupito: il 21, 22 e 23 settembre a Padova si terrà Expobici, la fiera nazionale della bicicletta; il 28 e 29 ottobre a Milano si terrà CityTech, dove, tra l’altro, si parlerà di come il trasporto pubblico locale possa contribuire a rilanciare le economie locali e delle implicazioni economiche derivanti dall’uso della bicicletta. Chissà che non scopra che c’è qualcosa di buono anche all’interno dei confini nazionali e che il centro di gravitazione nazionale è in questi luoghi e non nell’ombelico di un decrepito cavaliere decaduto.