Il ministro degli Esteri specifica che "non c'è una soluzione militare al conflitto siriano" e che di certo il nostro Paese non ne prenderebbe parte "al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite", imprescindibile anche per la concessione d'uso delle basi militari. Il premier Letta chiama Cameron: "Sulle armi chimiche ferma condanna"
La posizione italiana sulla crisi siriana resta ferma. Il premier Enrico Letta ha ribadito al premier britannico David Cameron “la ferma condanna” da parte dell’Italia dell’attacco con uso di armi chimiche “contro la popolazione civile siriana: crimine inaccettabile che non può essere tollerato dalla comunità internazionale”. Anche ieri da Palazzo Chigi era arrivata la “condanna totale per il regime di Damasco” perché è stato “oltrepassato il punto di non ritorno”. E dal ministro degli Esteri Emma Bonino sono arrivate parole ferme sulla bocciatura di un’eventuale azione militare, al contrario di quanto ipotizzato dagli Stati Uniti, pronti ad intervenire anche senza il via libera del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e appunto da Downing Street. Dal Regno Unito, infatti, hanno fatto sapere di lavorare a un piano di emergenza nell’eventualità di una risposta militare. Al contrario, per Bonino “non c’è una soluzione militare al conflitto siriano”. Nella sua audizione davanti alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato il ministro ha specificato che, anche alla luce degli ultimi sviluppi, non ha “cambiato idea”. Infatti, ha aggiunto, “l’Italia non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu” e la situazione sarà analizzata anche dalla Nato giovedì a Bruxelles.
Fonti del governo inoltre, nel pomeriggio, hanno dichiarato all’Ansa che all’Italia finora non è stato chiesto l’utilizzo di basi poste sul territorio nazionale in vista di una eventuale azione militare di altri Paesi in Siria. Ma se questa azione avvenisse al di fuori dell’egida Onu, l’utilizzo delle basi sarebbe escluso.
“Una soluzione politica negoziata è la sola sostenibile per avviare una stabilizzazione di lungo periodo nella Siria e nell’intera regione – ha proseguito -. Per questo rimane valido il lavoro che stiamo facendo verso Ginevra 2″. La titolare della Farnesina ha quindi sottolineato la necessità di “operare con grande determinazione perché una soluzione politica, che si chiami Ginevra 2 o che si chiami quello che si dovrà chiamare, possa avere luogo. Certo la riunione (tra Usa e Russia, ndr) è stata annullata, ne prendiamo atto e ne capiamo anche le ragioni francamente, ma credo che dalla linea che ci siamo dati non dobbiamo deflettere”. Inoltre, “dire che l’Italia non parteciperà senza l’egida del Consiglio di Sicurezza non è scaricare le responsabilità, ma l’assunzione della piena responsabilità in altri teatri” dove il nostro Paese “è impegnato al limite, e anche oltre il limite delle sue capacità”, ovvero in Libano, Afghanistan e Libia.
Quanto all’uso delle armi chimiche, Bonino spiega: ”Gli elementi indiziari che abbiamo puntano a rafforzare l’ipotesi che siano state le forze siriane a far un uso massiccio di agenti chimici letali, in particolare il sarin”, che è “il più letale”. E aggiunge che “l’uso di armi chimiche caratterizzato da sistematicità e consapevolezza contro i civili è un crimine di guerra ai sensi dello Statuto della Corte penale internazionale”. Intanto ana riunione a livello ministeriale dei Paesi “Amici della Siria” e dell’opposizione siriana si terrà il 4 settembre.
Appello della Croce Rossa “Serve intervento diplomatico non guerra”. “Raccogliamo l’appello della Mezzaluna Rossa Siriana e di tutto il Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa: non si spegne il fuoco con altro fuoco, serve un intervento diplomatico e non una nuova guerra per affrontare la crisi siriana”: è l’appello di Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa Italiana. “Troppi sono stati i morti e gli sfollati in Siria, c’è bisogno di un impegno forte della comunità internazionale per un intervento umanitario e per fermare nuovi venti di guerra. Per questo ci appelliamo al governo italiano, al premier Enrico Letta e al ministro degli Esteri Emma Bonino affinché a livello internazionale facciano tutti gli sforzi possibili per far prevalere una soluzione pacifica e non militare del conflitto, il cui inasprimento avrebbe conseguenze umanitarie devastanti” conclude Rocca.