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Soldi pubblici a fondazione Brunetta, Cozzolino: “L’atto della Regione è nullo”

L'europarlamentare del Pd, già assessore regionale con Bassolino, invita il governatore Caldoro a "ritirare la delibera" perché "la Regione non può deliberare un’assegnazione diretta di risorse comunitarie a un ente in cui siede un socio privato, ovvero Mps"
Stefano Caldoro
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“Resto senza parole di fronte a tanta imperizia. La procedura utilizzata dalla Regione Campania in favore della Fondazione Ravello è la stessa ragione per la quale la Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta sull’America’s Cup: quando si ha a che fare con i finanziamenti europei e c’è di mezzo un socio privato, non si può procedere con un’assegnazione diretta, ma va fatto un bando, una gara, ad evidenza pubblica”. Chi parla è un esperto che ha svolto ruoli di rilievo da entrambe le parti della palizzata: il napoletano Andrea Cozzolino infatti è stato dal 2005 al 2009 assessore alle Attività Produttive e ai Fondi Europei nella giunta campana di Antonio Bassolino e dal 2009 è europarlamentare del Pd.

Onorevole Cozzolino, lei sostiene che la Regione Campania non può dare 4 milioni di fondi europei alla fondazione presieduta da Renato Brunetta.
Non entro nel merito della cifra, se siano troppi o troppo pochi, non è questo il punto. Il punto è che l’atto è nullo, non ha valore. La Regione non può deliberare un’assegnazione diretta di risorse comunitarie a una Fondazione in cui siede un socio privato, il Monte dei Paschi di Siena, peraltro chiamato a partecipare perché doveva attirare capitali privati. Mai, infatti, in passato un solo euro di fondi europei era stato assegnato dalla Regione Campania alla Fondazione Ravello proprio per questo motivo.

Dove è l’inghippo?
Tra i soci fondatori della Fondazione figura un soggetto privato e questo rende necessaria una procedura di evidenza pubblica conforme alle normative europee per poter accedere a qualsiasi tipo di finanziamento comunitario.

Altrimenti?
Altrimenti l’atto di assegnazione è da invalidare. Il commissario europeo peraltro ha più volte censurato l’Italia per l’utilizzo di risorse comunitarie in operazioni spot, di spesa corrente e non in investimenti infrastrutturali, come quelli correttamente utilizzati negli anni scorsi a Ravello per il nuovo Auditorium e per la riqualificazione dei luoghi della cultura.

Cosa dovrebbe fare Caldoro, che peraltro sabato scorso ha annunciato per Ravello una netta riduzione delle risorse rispetto agli anni precedenti?
Dovrebbe ritirare la delibera.

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