Tutti a esercitarsi con i manuali di zoologia: i falchi, le colombe, la pitonessa. Ma non c’è spettacolo più umano di questa masnada di consiglieri col pennacchio – i Bondi-Brunetta-Santanchè – che arranca di convocazione in convocazione per arredare il vuoto del Capo, che sgomita per arginargli l’angoscia, che anela a rimboccargli l’insonnia. Se avete notato, lui li convoca una volta a Arcore e un’altra a Roma per farli correre avanti e indietro e far divertire il pubblico. E non apre subito i cancelli, li lascia fuori per dare il tempo ai fotografi di immortalarli come meritano.

Ognuno recando il proprio inchino e la propria traspirazione – “Aprite, aprite! Siamo qui per il vertice” – come un dono rituale da depositare davanti alla Dimora del Capo. Il quale, a dispetto dei paramenti che ognuno di loro indossa – vestiti su misura, orologi d’oro, tailleur da matrimonio – li riceve in tuta jogging e cerone come si fa coi dipendenti. Perché se fossero pupe in tubino nero o almeno escort baresi, allora sì li accoglierebbe in ghingheri, con il pianoforte caldo e lo champagne ghiacciato. Immaginate che pena per la masnada che non se lo dice, ma ogni volta che entra lo sospetta.

Il Fatto Quotidiano, 28 agosto 2013

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