Come un giovane Cinema-Bistro riesce a portare il mondo nella capitale italiana.
A Roma un gruppo di cineasti ha trasformato un vecchio cinema in un punto d’incontro per cinefili, dove tra le altre cose, vengono organizzati dibattiti con i protagonisti [dei film] e allacciati importanti contatti [di lavoro].
“Siete usciti di senno”, veniva detto quasi all’unanimità, quando tre anni fa un gruppo di giovani cineasti voleva mettere insieme i soldi necessari per farsi carico di un vecchio cinema al Pigneto, il quartiere degli artisti di Roma. A quei tempi, la crisi economica non aveva ancora colpito l’Italia, ma parecchi già sapevano che non era il momento giusto per investire i risparmi in un progetto rischioso. A maggior ragione, quando questi venivano utilizzati nel campo dell’arte e della cultura. Lo stesso Ministro preposto aveva detto che con la cultura non è possibile sfamarsi.
Però il giovane produttore Cristiano Gerbino si è intestardito. Sfruttando ogni contatto utile della sua vasta rete di conoscenze ha portato avanti con entusiasmo il suo progetto di acquisizione dello Studio-cinema, tanto che la sua idea ha trovato nell’ambiente cinematografico romano grande incoraggiamento.
Le versioni originali sono rare
Proprio come la maggior parte degli altri cineasti, Gerbino voleva la possibilità di vedere finalmente proiettati anche a Roma i numerosi film meritevoli, che avevano scoperto nei festival sparsi per il mondo. Era per loro incomprensibile il fatto che la capitale, considerata una delle culle del cinema internazionale, avesse da offrire solo pochissime alternative alla programmazione dei Multisala. Nei cinema della città, così come nel resto d’Italia, è inoltre sempre più raro che i film esteri siano proiettati nella versione originale con i sottotitoli. Generalmente sono doppiati.
In breve tempo, dozzine gli amanti del cinema hanno voluto prendere parte al progetto di Gerbino. Il gruppo di circa 50 membri era composto quasi esclusivamente da persone dell’ambiente cinematografico, tra cui produttori, registi, sceneggiatori e attori. Dopo aver assunto la gestione del cinema studio e aver fondato un gruppo culturale, pur senza alcuna esperienza di lavori manuali, si sono impegnati nella ristrutturazione del locale, risparmiando così sui costi e allo stesso tempo rafforzando il desiderio di mettere in piedi, con le proprie forze, un nuovo progetto culturale finanziariamente indipendente.
Due film al giorno
Nel cinema “Kino”, composto di una piccola sala con 40 posti ed un piacevole bistro al piano terra, la prima proiezione risale al febbraio 2011. Sin da allora si è affermato come una delle più innovative istituzioni culturali di Roma. Ogni giorno vengono proiettati due film, della cui programmazione è responsabile un gruppo, presieduto dallo sceneggiatore Massimo Galimberti. Vengono invitati i protagonisti, per discutere i film con il pubblico.
Fedele all’idea dei soci fondatori, il Cinema-bistro è diventato un popolare punto d’incontro. Non di rado si creano contatti di lavoro, dato che la maggioranza delle persone del mondo del cinema romano sono membri o frequentatori abituali del cinema “Kino”.
Inoltre, durante il giorno, possono essere affittati come tavoli da lavoro. I 54 membri fondatori collaborano nella gestione del cinema, sono responsabili per l’organizzazione e per la parte manageriale. Sebbene non ricevano alcun compenso, hanno avuto la ragionevolezza di amministrare da soli il proprio progetto, racconta Galimberti. Così, alcuni giovani registi preparano cocktail al bar o vendono i biglietti d’ingresso alla cassa.
Interesse oltre i confini romani
Il grande successo del cinema “Kino” non si limita tuttavia soltanto a Roma. Nel frattempo, in tutta Italia gli amanti del settore s’interrogano su come si possa concepire e inaugurare un tale tipo di locale cinematografico . Uno dei membri, che poco dopo si è trasferito a Berlino, vorrebbe dar vita a un progetto simile nella capitale tedesca. Presto l’idea si allargherà a macchia d’olio, rivela l’energico produttore Galimberti.
Articolo originale di Romina Spina apparso su NZZ
Traduzione di Valerio Campelli e Claudia Marruccelli per www.italiadallestero.info