Musica

Pivirama, i viali della fantasia di una rock lady siciliana

Terminato il loro primo tour britannico, i Pivirama, progetto musicale della “rock lady” siciliana Raffaella Daino, sono entrati in studio per registrare Fantasy Lane, il loro terzo album. Un disco ispirato dal viaggio nel Regno Unito, a bordo di un ex scuolabus scassato, carico di strumenti e guidato da un road manager olandese. Sonorità rock, pop e psichedeliche compongono i dieci brani cantati in inglese e in italiano. Tra tutti “Sonicamente”, in cui la songwriter palermitana riflette sull’essere artisti ai tempi della crisi. Per il video è stata scelta una location non casuale: tra le teste di pietra che simboleggiano l’indifferenza della società.

Allergici alle etichette e ai confini musicali, dopo anni di sperimentazione hanno virato leggermente verso il “quasi pop” e il disco si snoda lungo un immaginario percorso nei Viali della Fantasia. Partendo dalle atmosfere metropolitane, con i suoni rock saturi distorti e industrial delle prime tracce (“Sick” e “Just for a while”) si incupisce vestendosi di suoni drammatici per descrivere l’orrore della guerra (“War”), adotta la classica formula grunge per un brano sprezzante verso il machismo di chi si illude di poter possedere una donna (“I am mine”), alterna tempi pari e dispari con tastiere fuori sinc e un sound che pesca dagli anni 70 nella quasi-title-track (“Fantasy”), poi si allontana man mano dalla nevrosi e dagli incubi inoltrandosi lungo sentieri via via più soft e rarefatti, disegnando venature pop, con aperture melodiche e persino un rap in una ballata dal sound rilassato e sonnolento (“Difference”), e infine attraversando lande electro e dilatate (“Calling”) si conclude con una preghiera di Madre Teresa su una base trip hop.

Abbiamo intervistato la frontman del gruppo, Raffaella Daino, per saperne di più su questa bella realtà musicale e sul loro nuovo album.

Raffaella mi racconti come nascono i Pivirama e qual è il vostro background artistico?
I Pivirama nascono a Palermo nel lontano 2000 e si trasformano nel tempo da band in progetto, con una famiglia allargata di musicisti che accompagnano la sottoscritta, che scrive testi e musiche e si occupa in maniera totalmente indipendente della gestione a 360 gradi anche degli aspetti manageriali del nostro universo musicale. Abbiamo all’attivo tre album Cosa Sembra, In my mind e Fantasy Lane, uscito nel giugno scorso con New Model Label. Abbiamo sempre amato la sperimentazione, mescolando suoni elettrici, electro, sintetici e acustici, sovrapponendo violini e pianoforti su una robusta base rock, usando l’italiano e inglese e diversi linguaggi musicali, senza rispettare le regole, costruendo la nostra musica su un ponte virtuale tra la psichedelia degli anni 70 e il post rock più moderno, ispirandoci ad artisti della scena alternativa Uk e Usa, da i Pink Floyd a Pj Harvey, da Patti Smith ai Radiohead passando per i Sonic Youth e il Grunge seattliano.

Il disco è ispirato dalle vostre esperienze. Mi racconti qualche episodio interessante che vi è capitato durante il tour inglese?
Ne sono successe tante, abbiamo viaggiato per una settimana su un vecchissimo schoolbus guidato da un roadie olandese, dormito negli ostelli, percorso centinaia di km ogni giorno dalle coste atlantiche all’hinterland, restando senza benzina nel cuore della notte in mezzo alla foresta o con il furgone carico di strumenti incastrato in una via senza uscita, ritrovandoci schizofrenicamente a suonare in locali prestigiosi come l’Asylum2 di Birmingham o il Boston Arms di Londra, ma anche in bettole di periferia, avendo come pubblico, come nella migliore tradizione punk britannica, ascoltatori attenti ma completamente ubriachi a ballare scomposti sul palco e poi, abbastanza sorpresi, a fine concerto a firmare autografi sui cd, farci scattare foto come vere star. Una parentesi indimenticabile che al ritorno in Italia abbiamo parecchio rimpianto.

Nel brano “Sonicamente” c’è una critica neanche troppo velata al sistema cultura in Italia. Se ti chiedessero di fornire una soluzione al problema per quale opteresti?
La canzone racconta la musica come questione di sopravvivenza, come condizione esistenziale, magica e sofferta. La mia riflessione parte dalla domanda che spesso ci si sente porre: “che mestiere fai?” “Il musicista”. “Sì, ok, ma qual è il lavoro vero?”… Credo che basterebbe guardare oltre confine, al trattamento che gli Stati del Nord Europa riservano a chi fa musica. Una volta a un festival in Puglia conobbi una band che era partita dall’Olanda per partecipare a quel piccolo festival, a spese dello Stato, che retribuiva quei musicisti semplicemente per il loro essere musicisti. Il nostro Paese manca di assoluto rispetto e considerazione per chi ha scelto di investire sulla propria arte.

Al di là del sistema musica, cosa ne pensi del panorama artistico attuale che offre il nostro paese?
Vivendo tra Roma e la Sicilia, trascorrendo molto tempo nella mia città di origine, Sciacca, dove ho registrato Fantasy Lane, cittadina che pullula di ragazzi di grandissimo talento, dalla musica alla pittura, ho avuto modo di notare come il suddetto talento sia enormemente presente nelle varie forme artistiche soprattutto in quei piccoli centri di periferia, lontani dai luoghi in cui i sogni si possono avverare… E’ triste ma è anche commovente.

Qual è il messaggio che ti piacerebbe venisse colto dopo aver ascoltato il vostro disco?
Lasciarsi andare lungo i Viali della Fantasia in un viaggio musicale senza confini tra i generi. Le prime bellissime recensioni e i commenti di chi ha acquistato il disco hanno colto perfettamente lo spirito del disco, e mi hanno resa felice, scrivendo: “Un’atmosfera fantastica, un mondo completamente fluttuante in mezzo a sonorità psichedeliche, ma nel quale si subisce contemporaneamente l’urto di vibrazioni rock. “La giusta sintesi tra sensualità, tecnica, istinto animale”. “Un piccolo miracolo di composizione: orecchiabile, ipnotico, seducente”. “Affascinante e oscuro, scarno ed efficace. Un vortice di cupa bellezza…”. Meglio di così?

Avete delle date in programma?

Siamo reduci da un lungo periodo di concerti e showcase, in locali, radio e festival, cominciato negli studi Rai di Demo in concert , proseguito nel carcere di Rebibbia e poi in varie regioni del Sud Italia, Basilicata, Campania, Sicilia. Questo tour di dieci date estive si concludera’ il 5 settembre al Gasometro di Roma, in formazione elettrica con la sottoscritta, voce e chitarra, Pietro Mammone al basso, Fabrizio Vivarelli piano e synth, Joe Nacucchi alla batteria.