La Cassazione boccia il provvedimento del gup di Napoli che cancellava il reato associativo nel procedimento che ha coinvolto la Regione Campania quando l'Udeur guidava l'assessorato all'Ambiente. Il processo è in corso e coinvolge anche la moglie dell'ex ministro, Sandra Lonardo. Tra gli episodi contestati, un file con i "referenti" politico di 158 assunti all'Arpac
L’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella e i papaveri dell’Udeur durante la gestione del potere in Regione Campania dovranno di nuovo rispondere di associazione per delinquere. La Cassazione ha annullato per “motivazione del tutto carente e manifestamente illogica” il punto della sentenza del gup di Napoli Eduardo De Gregorio relativo al non luogo a procedere per questo capo d’imputazione. Il Gup al termine dell’udienza del 31 marzo 2011 rinviò a giudizio Mastella, la moglie e i principali dirigenti del Campanile soltanto per alcuni singoli episodi. Il processo è in corso da quasi due anni. La Cassazione ha così accolto il ricorso del pm di Napoli Francesco Curcio, oggi in servizio alla Dna. Il fascicolo passerà a un nuovo Gup, per l’accusa di associazione per delinquere valuterà se rinviare a giudizio Mastella, la moglie e altri 18 imputati, oppure reiterare il proscioglimento.
Secondo la Procura, l’attività dei capi dell’Udeur in Campania era finalizzata “alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro la Pubblica Amministrazione, e soprattutto all’acquisizione del controllo delle attività pubbliche di concorso per il reclutamento di personale e gare pubbliche per appalti ed acquisizioni di beni e servizi bandite da Enti territoriali campani, Aziende sanitarie e Agenzie regionali, attraverso la realizzazione di numerosi reati”. “Il tutto – scrisse il pm nella richiesta di rinvio a giudizio – allo scopo di procurare agli associati, ai congiunti, a terzi e al partito politico di riferimento (l’Udeur, ndr) ingiusti profitti e vantaggi e comunque l’asservimento della funzione pubblica agli interessi del gruppo, essendo capi e promotori del sodalizio Clemente Mastella, Antonio Fantini (all’epoca segretario regionale Udeur, ndr), Carlo Camilleri (consuocero di Mastella, ndr) e Alessandrina Lonardo (la moglie di Mastella, ndr)”.
L’inchiesta ha riguardato la presunta gestione clientelare dell’Agenzia regionale per l’Ambiente Campania durante il decennio in cui l’Udeur ha occupato la casella dell’assessorato regionale all’Ambiente. E ha toccato alcune vicende consumatesi a Roma, con Mastella rinviato a giudizio per truffa e appropriazione indebita per la compravendita della casa romana di Largo Arenula 34, dove un tempo aveva avuto sede la redazione del giornale di partito ‘Il Campanile’, passata dalla disponibilità dell’Udeur a quella dei figli di Mastella attraverso un complicato giro di quote societarie. L’europarlamentare è stato rinviato a giudizio insieme ad altri coimputati anche per abuso d’ufficio, relativamente a presunte raccomandazioni per assunzioni a tempo determinato nell’Arpac. Ed in particolare la ‘segnalazione’ numero 32 di un elenco di 158 nomi rinvenuto nel computer della segretaria di Luciano Capobianco, il direttore dell’Arpac, nominato in quota Udeur. Un elenco di due colonne: a sinistra l’assunto, a destra il politico ‘di riferimento’ (non necessariamente del partito di Mastella, tra i nomi c’erano politici di tutto l’arco costituzionale, compresi i partiti di centrodestra all’epoca all’opposizione di Bassolino). Per una singolare coincidenza proprio oggi il consiglio regionale della Campania ha tributato un minuto di raccoglimento e di applausi ad Antonio Fantini, che negli anni ’80 fu presidente Dc della Regione, scomparso l’11 agosto scorso a 77 anni. Fantini era tra i 20 accusati di associazione per delinquere. Ovviamente la sua posizione sarà stralciata col ‘non luogo a procedere’.
”La Cassazione conferma la sentenza del Gup del marzo 2011 e dunque il proscioglimento in merito a gran parte delle accuse che sono state mosse all’on. Mastella”, commenta l’avvocato professor Alfonso Furgiuele, difensore di Clemente Mastella. ”Quanto all’associazione per delinquere – prosegue l’avvocato – io e l’on. Mastella siamo assolutamente tranquilli perché, anche alla luce del principio di diritto enunciato dalla Cassazione, siamo perfettamente in grado di dimostrare che, in concreto, l’on. Mastella non ha stretto alcun vincolo associativo finalizzato alla commissione di un numero indeterminato di delitti. Siamo più che sereni e convinti che tutto si risolverà per il meglio. D’altro canto, in tal senso depongono già i proscioglimenti confermati dalla stessa Corte di Cassazione”.