Giornalisti come i saldi di fine stagione. La vetrina della pubblica amministrazione, un tempo approdo sicuro del contratto a tempo indeterminato, cede il passo allo sfruttamento. Certificato nero su bianco dai bandi di concorso che nell’estate 2013 animano la ricerca di addetti stampa nei comuni italiani. Il caso più eclatante finora è quello di Arconate, paesino di 6mila abitanti in provincia di Milano, dove per l’incarico, a un giornalista professionista o pubblicista, verrà versato uno stipendio di 300 euro lorde mensili. 

L’abilità del giornalista freelance che per sopravvivere deve destreggiarsi tra molte collaborazioni, spesso a 3 euro al pezzo, è nota ai lavoratori del settore. Ma in questo caso, l’amministrazione comunale vieta anche di “avere rapporti di collaborazione continuativa o incarichi continuativi con testate giornalistiche”. Quindi se il candidato fosse un giornalista co.co.co, dovrebbe sottoscrivere “l’impegno a cessare tali rapporti di lavoro”. Proibito anche avere blog o siti di natura giornalistica. Il lavoro durerà 9 mesi a partire da settembre. Un ‘parto’ durante il quale l’addetto stampa oltre a occuparsi della promozione culturale del comune, della rassegna stampa e di mantenere i rapporti con i media locali, dovrà “garantire la propria reperibilità telefonica e la disponibilità a partecipare ad iniziative ed eventi anche in orario serale e in giorni festivi”. Curiosità: chi è il sindaco di Arconate? Mario Mantovani, vicepresidente della Regione Lombardia, assessore alla Sanità della giunta Maroni, responsabile nazionale delle Politiche sociali e dell’Ufficio elettorale del Pdl e coordinatore regionale del Pdl in Lombardia.

Nella gara al ribasso, andrà meglio al collega che vincerà il concorso pubblico a Corciano, 21mila abitanti in provincia di Perugia: guadagnerà 500 euro lorde al mese, ma oltre a scrivere articoli e comunicati stampa, dovrà fare anche il fotografo. Impensabile avere rimborsi per le spese di viaggio, sia per raggiungere “la sede municipale”, sia per i luoghi degli “incontri e delle manifestazioni cui l’addetto stampa dovrà partecipare”. Tra le offerte di lavoro già chiuse c’è quella del comune di Porcia, in Friuli-Venezia Giulia dove il giornalista assunto a tempo determinato percepisce 541 euro lordi al mese, con pagamento in rate mensili “posticipate, previa verifica dell’attività svolta”. Chi invece ha partecipato al bando dell’amministrazione comunale di Udine, lo ha fatto a ‘busta chiusa’, non potendo conoscere in anticipo l’entità del compenso ma sapendo solo che “le assunzioni a tempo determinato sono subordinate alle disponibilità finanziarie dell’Ente”.

Intanto le lamentele dei giornalisti corrono lungo la Rete, soprattutto attorno al gruppo di Firme Precarie che sintetizza la situazione con “al peggio non c’è – quasi – mai fine”. Anche il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, ne ha parlato tramite il suo profilo Facebook: “La schiavitù c’è ancora”, scrive riferendosi al caso di Arconate. Mentre la discussione sull’equo compenso (dopo l’approvazione della legge 233 del 2012) è ferma in commissione e ha già sforato i 60 giorni previsti dal suo insediamento per definire il tariffario minimo,  viene da chiedersi se il potere di un organo che dovrebbe rappresentare tutte le categorie di giornalisti, possa limitarsi a un post su un social network.

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