Ho questa teoria: a seconda di come si sistemano sul pullman i calciatori, e del posto occupato, si capiscono le gerarchie nello spogliatoio delle squadre di calcio. Come quando andavamo a scuola. E facevamo le gite scolastiche di più giorni. Ecco, c’era quello che stava davanti: era tipicamente quello che stava male, che soffriva il viaggio, che parlava tutto il tempo con i professori, e doveva per forza starsene buono, tranquillo, e quindi era preso in giro dagli altri compagni di classe. C’era quello che si sedeva sempre a metà pullman, lato finestrino: era quello che si metteva le cuffiette, e non parlava con nessuno, neanche cantava con gli altri, e forse non si accorgeva neppure chi gli sedeva accanto. C’era quello che si metteva lato corridoio, centrale: era quello che voleva ma non poteva, cioè la via di mezzo, quello che simpatizzava con i nerd, ma allo stesso tempo voleva fare combutta con quelli che facevano casino. E poi, beh, c’era il blocco duro, il gruppo dei capi banda, quelli che gestivano tutto, da dietro, da laggiù in fondo, da lontano: i sedili posteriori erano i loro. Il capo banda, era quello che si sedeva centrale, in fondo, quello che davanti aveva l’intero corridoio del pullman da tenere sott’occhio, e riusciva con un piccolo movimento della testa, a guardare negli occhi tutti. Era il bello. Era il più temuto. Ma quelli che facevano ridere, con la battuta pronta, erano quelli che gli stavano vicino, ai lati. Erano quelli che avevano ironia, e tenevano alto l’umore del gruppo. Che lanciavano i cori, che lanciavano oggetti a quelli davanti.

Ecco, la sistemazione dei calciatori nei pullman, durante gli spostamenti di una squadra di calcio, dall’albergo allo stadio, me la immagino esattamente così. Sul pullman, in quel momento, su ogni pullman di ogni squadra, si stabiliscono delle gerarchie, delle regole di spogliatoio ben precise. Ma non è il capitano, quasi mai, ad essere nel posto centrale in fondo, quello che guarda l’intero corridoio. E men che meno il suo vice. Il capitano sta solitamente centrale avanzato, senza cuffiette, e nei pressi ha l’allenatore. Il non titolare fisso, invece, sta dietro: simpatizza con i casinisti. Chi non parte dalla panchina, ma è solo un caso per quella giornata, ha le cuffie, centrale. Il secondo portiere è la pedina vagante, parla molto, e non importa con chi. Il terzo, non ne parliamo. Il cocco dell’allenatore, si capisce chi è perché sta davanti. E via così.  

Mi piacerebbe capire meglio, questa sistemazione. Nella prossima giornata di campionato, starò attenta alle immagini dei pullman che arrivano negli stadi. Aiutatemi anche voi! E se avete già delle idee, su chi si siede dove, nella vostra squadra, scrivetemi al più presto. Ci vuole fantasia, però. Dai, è un gioco. Niente di serio, certo.

PS: il 5 settembre esce in tutte le librerie il mio nuovo libro: si chiama “le giacche degli allenatori”, editore Salani (lo stesso di Harry Potter! …infatti sarà una serie per bambini, e il secondo romanzo della serie uscirà in aprile). Questo il simpatico TRAILER che lo presenta, clicca qui.

 

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