Matteo Renzi si candiderà in autunno alla segreteria del Partito Democratico. A rivelare i piani del sindaco di Firenze è L’Espresso, in un’intervista in cui si parla anche del governo Letta e del futuro a lungo termine del partito.
Secondo Renzi, “il governo durerà”. “L’unico elemento imponderabile – spiega – si chiama Silvio Berlusconi. Ma non ha nessuna convenienza reale a tentare la spallata. Poi, cosa farebbe?”. Anche perché se qualcuno si illude che possa essere lui a mandare in crisi il governo dall’interno del Pd, si sbaglia: “Non sarò mai io ad aprire una polemica o a metterlo in crisi, se c’è bisogno di un nemico, spiacente, non sarò certo io a interpretare questo ruolo. Mi metto di lato”.
Questo non vuol dire, però, che Renzi approvi l’alleanza col Pdl: “Le larghe intese non possono diventare un’ideologia, come vorrebbe qualcuno, la politica deve restituire speranza”, afferma. Il sindaco di Firenze pare dunque aspettare il suo momento. Che potrebbe venire presto. E intanto – dice – fa il ‘tifo’ per il suo partito: “Se il governo dura e fa le cose, e io spero che sia così, il Pd dovrà incalzarlo ogni giorno con una sua proposta. In questi mesi si è sentita solo la voce del Pdl sull’Imu, questione rilevantissima, per carità, ma non è l’unica cosa che interessa agli italiani”. Qualche altro punto sul tavolo lo mette lui: “La legge elettorale su modello di quella dei sindaci, funziona benissimo. Oppure il taglio delle pensioni d’oro. Il governo Letta deve diventare il governo del Pd“, conclude il suo ragionamento.
Questo in attesa delle prossime primarie interne al partito. Secondo L’Espresso, anche se l’annuncio non è ancora arrivato, “il sindaco di Firenze aspetta che finalmente il congresso del Pd sia convocato con l’assemblea del 20-21 settembre per formalizzare la scelta con un evento speciale modello Leopolda“. La decisione, dunque, sarebbe già presa. Nei prossimi mesi, Renzi è pronto a prendere in mano le redini del Partito Democratico. Poi, nel 2014, potrebbe puntare ad un seggio al parlamento europeo. Sempre che non ci siano altre elezioni più importanti prima dove correre.