Il provvedimento di gestione provvisoria per i prossimi due mesi adottato anche in seguito all'approvazione dei risultati del primo semestre 2013, chiuso ancora in forte perdita (232 milioni) dopo il -526 milioni registrato nel 2012
Patrimonio sotto il limite legale e nessun socio pronto per la ricapitalizzazione da circa 400 milioni. E così Bankitalia ha deciso la gestione provvisoria per due mesi di Banca Marche. Ne ha dato notizia lo stesso istituto di credito in una nota. “La Banca d’Italia, con provvedimento del 27 agosto, ha disposto la sospensione, in via temporanea, degli organi con funzioni di amministrazione e controllo di Banca delle Marche. Come commissari sono stati nominati Giuseppe Feliziani e Federico Terrinoni. Gli organi si sono già insediati”, spiega il comunicato.
Il provvedimento è stato assunto anche alla luce dei dati negativi sul bilancio dell’istituto, che ha chiuso il primo semestre 2013 con una perdita di 232 milioni di euro dopo la perdita 2012 di 526 milioni. I risultati si caratterizzano per “consistenti rettifiche su crediti poste in essere dalla banca. La procedura di Gestione provvisoria, operando sotto la supervisione della Banca d’Italia, avrà quindi il compito di condurre l’attività aziendale secondo criteri di sana e prudente gestione; dovrà inoltre individuare le necessarie iniziative di rafforzamento patrimoniale, al fine di completare l’azione di risanamento già avviata dalla banca”. Che, evidentemente, via Nazionale non ritiene in grado di portare avanti da sola.
Del resto le rettifiche di valore sui crediti per 451,8 milioni contro una stima 250-300 milioni, rese note venerdì in occasione della presentazione dei conti del semestre, portano il patrimonio di Banca Marche al di sotto del livello minimo previsto dalla regolamentazione (8 per cento dell’attivo). Per questo, non essendo possibile realizzare in tempi brevi l’aumento di capitale già deliberato (”Né soci né terzi hanno assuntoimpegni vincolanti relativi alla sottoscrizione dell’aumento di capitale”, ha ammesso lo stesso istituto) si sono determinate le condizioni di assoluta urgenza che sono alla base della gestione provvisoria. I commissari si adopereranno ora a verificare e completare il lavoro di chiarezza contabile già svolto, in parallelo alla conclusione ormai prossima dell’ispezione della Banca d’Italia e a esplorare ogni strada che possa portare rapidamente a un rafforzamento del patrimonio.
Niente di concreto, però, dalla cordata di imprenditori interpellati dal presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca e contattati poi dall’avvocato recanatese Paolo Tanoni: nomi di primissimo piano citati dalla stampa (da Diego Della Valle a Francesco Merloni a Iginio Straffi), ma senza che ci sia ancora un quadro chiaro di quanti siano quelli effettivamente disposti a versare da 1 a 5 milioni di euro per partecipare all’aumento di capitale. Dietro le quinte si continua a parlare anche dell’ingresso di un grande istituto bancario nazionale (Intesa San Paolo?) o straniero, ma anche qui, per ora, solo indiscrezioni. Mentre le fondazioni bancarie che attualmente controllano Banca Marche (Cassa di risparmio di Pesaro Urbino, Cassa di risparmio di Macerata e Cassa di risparmio di Jesi) sono comunque destinate a diluire le loro quote e dunque il pallino torna al punto di partenza.
Lo scorso 20 giugno, ha ricordato l’istituto, “il cda della capogruppo ha deliberato di sottoporre all’assemblea un’operazione di patrimonializzazione di complessivi 400 milioni di euro, di cui 300 milioni a titolo di aumento di capitale, da realizzarsi entro il secondo semestre 2013, e 100 milioni di euro da perfezionarsi entro un periodo massimo di 24 mesi”. L’operazione, “consentirebbe al gruppo di innalzare il Total Capital Ratio al di sopra dei limiti regolamentari”. Ma appunto, la strada “di rilancio aziendale”, anche attraverso un piano di riassetto che nel giorno del commissariamento ha visto scioperare circa 2 mila dei 3mila dipendenti dell’istituto contro la cessione degli asset e il taglio di circa 700-800 addetti, appare ancora in salita.
In ogni caso la clientela potrà continuare a rivolgersi “come di consueto agli sportelli della banca, che prosegue regolarmente la propria attività”. La “gestione provvisoria”, infatti, è una procedura che sospende, in via temporanea, gli organi dell’azienda (consiglio di amministrazione e collegio sindacale) e affida la conduzione dell’azienda stessa a uno o più commissari, che operano sotto la diretta supervisione della Banca d’Italia.
Dal 2012 la banca ha intrapreso, su richiesta pressante della Vigilanza della Banca d’Italia, un percorso di cambiamento gestionale, tra l’altro attraverso la nomina del nuovo direttore generale Luciano Goffi. La nuova gestione ha adottato un approccio di maggiore prudenza nella concessione dei crediti, accompagnato dalla decisione di avviare, sempre su indicazione di via Nazionale, un rafforzamento patrimoniale. La decisione è stata presa alla luce della revisione al ribasso del valore dei crediti erogati dalla precedente gestione effettuata dalla banca nelle scorse settimane per impulso del presidente Rainer Masera, nominato recentemente, e del girettore generale Luciano Goffi e la revisione è coerente con le analisi in corso da parte del gruppo di ispettori della Banca d’Italia presente in Banca Marche dal marzo scorso.
Sullo sfondo, i due esposti presentati nei mesi scorsi alla Procura di Ancona dalla nuova gestione di Banca Marche sulle posizioni dubbie di 16 clienti (imprese di costruzioni ma non solo) che nel tempo avrebbero compromesso i conti della banca.