Se l’addetto stampa di Arconate, in provincia di Milano, ha un contratto che ha superato di gran lunga il limite dello sfruttamento (300 euro al mese), se ci sono giornalisti sottopagati per curare la comunicazione di molti enti, è andata meglio ai colleghi dell’ufficio stampa della Regione Calabria che, dopo essere stati assunti “a chiamata diretta”, sono stati stabilizzati con poche righe inserite nelle pieghe della finanziaria 2012. Un regalo che il centrodestra calabrese ha donato ai suoi fedelissimi giornalisti che, senza un concorso pubblico, oltre un anno fa sono diventati dipendenti della Regione e lo saranno fino al giorno della pensione a spese dei contribuenti.
In sostanza, fino al 2011 gli incarichi dei “professionisti della comunicazione” erano stati conferiti per un periodo di 365 giorni e potevano essere confermati di anno in anno per l’intera durata della legislatura. Un modo per la politica di ‘selezionare’ di volta in volta i giornalisti ‘preferiti’, quelli più vicini alla maggioranza che guidava la Regione. Nella finanziaria 2012, invece, il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti e il capogruppo del Pdl Luigi Fedele cambiano le carte in tavola e, senza molti clamori, fanno approvare una norma che trasforma il contratto dei componenti dell’ufficio stampa (un vicedirettore e 5 capiredattori) da tempo determinato a tempo indeterminato senza alcuna procedura concorsuale.
Una manovra sottobanco che, all’epoca, aveva provocato la dura reazione del Sindacato giornalisti della Calabria e della Federazione Nazionale della Stampa. In particolare, secondo il segretario regionale dell’Fnsi Carlo Parisi e il segretario generale Franco Siddi, la stabilizzazione dei sei fedelissimi di Scopelliti avrebbe violato l’articolo 97 della Costituzione italiana secondo cui “agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”. In soldoni, se i colleghi dell’ufficio stampa della Regione Calabria avevano legittimamente ottenuto un incarico “fiduciario” da Scopelliti, diverse ombre si aggirano sulla trasformazione del loro contratto a tempo indeterminato.
“Servono – avevano affermato i sindacalisti Parisi e Siddi – massima trasparenza ed equità, garanzie senza furbizie, occorrono atti che non alimentino dubbi o sentimenti di ingiustizia. Nella pubblica amministrazione il diritto al lavoro deve essere garantito a tutti, ma soprattutto a tutti deve essere garantita la possibilità di partecipare a selezioni trasparenti. Si pone innanzitutto un problema di pari opportunità negate a tutti i giornalisti”. In una durissima nota, infatti, il sindacato Fnsi aveva sottolineato le “logiche clientelari della vecchia politica“, e il mancato rispetto “delle pari opportunità lavorative per i tanti giornalisti, disoccupati, sfruttati o malpagati, che non chiedono certo corsie preferenziali per essere assunti nella pubblica amministrazione, ma possibilità (garantite solo da concorsi e selezioni pubbliche seri e trasparenti) di dimostrare il proprio valore e, di conseguenza, aspirare legittimamente a conquistarsi un posto di lavoro”.
La sensazione, invece, è che le simpatie politiche dei sei giornalisti, di cui non si mette in discussione la professionalità, siano state determinanti per aspirare al cosiddetto posto fisso. Ma la ciliegina sulla torta, il governatore Scopelliti è riuscita a piazzarla tirando fuori dal cilindro una nuova figura professionale, indispensabile per una giunta regionale che punta tutto sulla comunicazione: il fotocinereporter che, non potendo essere stabilizzato come i colleghi dell’ufficio stampa, dal 2010 rinnova un contratto di collaborazione coordinata e continuativa che, ai calabresi, costa 45mila euro all’anno. Una cifra enorme se paragonata alla precarietà di molti giornalisti costretti a scrivere anche a 4 centesimi a rigo. Eppure, probabilmente per giustificare l’importo, il governatore Scopelliti ha superato se stesso affidando, di fatto a un co.co.co., la qualifica di caposervizio con incarico di fotocinereporter.
Eppure in Calabria si è tentato di assumere addetti stampa con regolare concorso pubblico. Chissà come mai, però, all’improvviso le selezioni di giornalisti già bandite miracolosamente venivano bloccate. E’ capitato alla Provincia di Reggio Calabria alcuni anni fa, quando il bando di concorso si è perso nei meandri di Palazzo Foti. Così come non si conosce il motivo per il quale, dopo che il sindacato dei giornalisti aveva divulgato la notizia, anche il concorso pubblico bandito nel 2009 dall’Azienda ospedalera di Reggio sia stato sospeso e sostituto con una short list che, senza “nessuna procedura selettiva, concorsuale o paraconcorsuale”, sarebbe servita all’individuazione “dei soggetti ai quali eventualmente affidare, con speditezza, incarichi professionali nel rispetto della vigente normativa in tema di affidamento di incarichi esterni”.