Fare i manager in Svizzera sta diventando pericoloso. Due suicidi in poco più di un mese. A luglio è stato trovato morto l’amministratore delegato del colosso telefonico Swisscom, Carsten Schloter. Probabilmente per motivi personali. Mentre lunedì 26 è stato trovato morto nella sua villa di Zugo Pierre Wauthier, il capo della finanza di Zurich Insurance, società tra le più importanti del settore assicurativo con un giro d’affari più o meno di 36 miliardi di dollari.

L’indomani si è dimesso l’amministratore delegato, Josef Ackermann, il mastino che passerà alla storia per aver trasformato Deutsche Bank da importante istituto commerciale a una delle principali e più aggressive banche d’affari. “La morte – ha spiegato il 65enne banchiere in una nota diffusa giovedì mattina- mi ha profondamente colpito. Ho ragione di credere che la sua famiglia pensi io debba prendermi la mia parte di responsabilità”.

Così si è dimesso per salvaguardare la reputazione della società e soprattutto l’andamento del titolo che già da settimane ossessionava i vertici della compagnia assicurativa. Negando ogni colpa, l’ex ad ha però ammesso che qualcuno avesse puntato il dito contro di lui. Facilmente Fabienne Wauthier, la vedova del manager che tra l’altro ha rilasciato una sola dichiarazione a Bloomberg News: “Mi hanno suggerito di non rilasciare alcuna dichiarazione”. Ma non solo.

Secondo indiscrezioni, però, nella lettera lasciata ai familiari prima del suicidio Wauthier avrebbe nominato espressamente Ackermann. Finchè la polizia elvetica non chiuderà le proprie indagini (è stata istituita una linea telefonica per raccogliere confidenze dai dipendenti) è difficile passare oltre le ipotesi o le illazioni, ma di roba su cui investigare c’è ne è tanta.

I giornali locali si sono scatenati. Intervistando anonimi manager di Zurich che hanno puntato il dito sul dimissionario che da tempo faceva pressioni perché il titolo della compagnia era sceso troppo e la recente semestrale si era rivelata pesantemente in rosso. Meno 27%, per l’esattezza 780 milioni. D’altronde la compagnia aveva pagato solo per le alluvioni in Europa oltre 140 milioni e circa 50 per l’ultimo tornado americano.

Al di là delle vicende personali di Wauthier ancora tutte da chiarire, del resto, ci sono due temporali che da tempo si addensano sulla testa dei vertici delle big assicurative. Si chiamano disastri naturali e tassi di interesse. Il primo è facilmente riassumibile. Il 2012 è stato fino ad ora un anno tremendo dal punto di vista climatico. Stati Uniti, Canada e Cina, i Paesi più colpiti. Zurich e la canadese TD Bank ne hanno risentito particolarmente.

Basti pensare che solo a luglio il maltempo in Canada ha causato 1,5 miliardi di dollari di danni e le alluvioni in Cina oltre 7. Tra gennaio e giugno i danni da mal tempo alle principali economie hanno rasentato i 50 miliardi di dollari. Ventidue sono costati all’Europa solo gli allagamenti dello scorso maggio e la siccità primaverile in Cina altri 6.

Si tratta di batoste incredibili per il mondo assicurativo. Che però in questo momento teme più di tutti un evento che sarebbe paragonabile alla peste medievale. Nel caso tutt’altro che remoto in cui la Federal Reserve, banca centrale Usa, smettesse di pompare liquidità nel sistema, la probabilità che i tassi di interesse salgano improvvisamente causerebbe alle big delle assicurazioni perdite al di fuori di ogni controllo.

Un esame sulla tenuta patrimoniale (stress test) del comparto assicurativo europeo ha dimostrato l’incredibile esposizione del comparto all’andamento del costo del denaro. Lo stesso ha fatto a luglio Moody’s sul comparto Vita americano. Bis, Bank for International Settlements, a giugno si è spinta ad analizzare lo scenario estremo. Se i tassi dovessero salire di 300 punti base, solo le perdite legate ai titoli di Stato Usa supererebbero il trilione di dollari. Cioè mille miliardi di dollari. Una cifra difficile anche da pronunciare. Senza contare i riflessi che gli assicurativi avrebbero da una crisi del mercato asiatico.

Daniel Hofmann, advisor del presidente di Zurich in relazione ai timori legati ai tassi ha recentemente detto: “Alcuni prodotti sono scritti in modo che le sanzioni per il riscatto anticipato sono enormi e sarebbe difficile per gli assicurati, a fronte di tassi crescenti, sbarazzarsi di prodotti meno garantiti per acquistarne di più garantiti”. Sono solo ipotesi e scenari di scuola. Ma a volte nella vita le cose vanno nel modo peggiore. Si chiamano tempeste perfette. E’ già successo con il crac di Lehman Brothers. Non è detto che in futuro si ripeta per le assicurazioni. E se fosse così ci sarebbe da perdere la testa. Sarebbe un motivo valido per arrivare a uno stress tale da non sopportare più la vita? Non si sa.

Certo il ceo dimissionario di Zurich è famoso per i suoi metodi duri nel gestire le aziende e Wauthier in passato aveva detto apertamente di sentirsi parte integrante di Zurich. Ma a quei livelli è abbastanza frequente. Il prossimo mese uscirà un libro dedicato a Josef Ackermann. Si intitola Spaete Reue. Più o meno L’ultimo rimorso. Chissà di che parla.

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