La denuncia del sindacato dei vigili del fuoco: "Situazione ingestibile per i piccoli interventi di soccorso, provate a immaginare cosa succede nel caso di gravi emergenze, come i nubifragi o i grossi incendi. E da Roma ci inviano mezzi già rotti"
Per l’Emilia Romagna è un comando strategico. Secondo per dimensioni solo a Bologna, infatti, gestisce ancora gli interventi relativi al dopo terremoto. Eppure, i vigili del fuoco di Modena da più di un anno si trovano senza comandante. Senza una figura in grado di autorizzare, per esempio, “il richiamo di personale in straordinario” quando è necessario, e capita spesso se si pensa che il corpo soffre di una grave carenza di personale. Senza l’autorità di prendere decisioni e impartire direttive “se prima non si è consultato il direttore regionale”, che però ha sede a Bologna, e “da Modena passa una volta a settimana, un paio d’ore, per un controllo veloce”.
Si trovano, da mesi, insomma, senza un interlocutore che possa fungere da tramite con il corpo dirigente della Capitale, quando invece di problemi da segnalare ce ne sarebbero, e molti. Mezzi logori, serbatoi vuoti, risorse che svaniscano senza riuscire a coprire tutte le spese necessarie a mandare avanti il comando provinciale. La lista è lunga. “La situazione per noi non è più gestibile – spiega Fabrizio Benvenuti del Conapo (sindacato autonomo dei vigili del Fuoco, ndr) di Modena – siamo senza una guida, e se questo già complica i piccoli interventi di soccorso, provate a immaginare cosa succede nel caso di gravi emergenze, come i nubifragi o i grossi incendi, come quello che di recente ha interessato la società Ca.re di Carpi. Noi lavoriamo sulla tempestività, ma in queste condizioni prendere decisioni velocemente è un problema. Tuttavia, nonostante siano mesi che sollecitiamo un comandante, ci siamo rivolti al dipartimento dei vigili del fuoco di Roma, al ministero dell’Interno, nessuno ci ha dato ascolto. Solo promesse ventilate senza riferimenti precisi, e a questo punto finché non ci troviamo un comandante in cortile non crediamo più a nessuno”.
Eppure ogni giorno ci sono emergenze da affrontare, interventi da portare a termine, problemi da risolvere. E c’è il terremoto, che 15 mesi dopo richiede ancora la presenza quotidiana dei vigili del fuoco nell’area cratere. Ma lavorare è difficile “quando da Roma ci inviano mezzi già rotti” mentre i dirigenti, “che girano per la Capitale in auto blu”, contano sul fatto che le spese di riparazione le dovremo pagare noi comandi provinciali. Ma -domanda – con quali soldi?”. La situazione per Benvenuti è più che paradossale. “È esasperante – prosegue -. Non solo non abbiamo un comandante che possa richiamare qualche collega quando ne abbiamo bisogno”, ma è successo che in passato i vigili rimasti in servizio per supplire alle carenze di organico “non fossero nemmeno pagati”. “Come se noi potessimo rispettare l’orario di lavoro, timbrare il cartellino e tornare a casa. Se c’è un incendio in corso chi lo spegne?”.
Ma non è tutto. “Alla gente nessuno l’ha raccontato, ma durante il terremoto de L’Aquila diversi nostri mezzi rimasero a piedi in autostrada. E allora, nel 2009, le cose andavano molto meglio rispetto a oggi. Un mese fa ci è arrivato un mezzo per il terremoto: era già rotto. Tanto che è rimasto fermo per strada, e in centrale non ci è nemmeno arrivato. L’abbiamo dovuto portare direttamente in officina. E ancora, durante il sisma dell’Emilia abbiamo dovuto utilizzare le risorse che normalmente destiniamo alle riparazioni per pagare il carburante. Eppure, nonostante questo, ci indebitammo per oltre 130mila euro con il nostro ex fornitore. E dico ex perché quando ci ha comunicato che non aveva più il denaro per fornirci il carburante l’abbiamo lasciato. Un comportamento inaccettabile da parte di un corpo dello Stato”. Tanto che dopo “i campi allestiti senza chiodi né martelli”, “le autoscale che erano nuove giusto negli anni ’70”, le tasche vuote e turni di lavoro massacranti, la sfiducia è molta.
“Anche per questo ci serve un comandante: qualcuno deve agire per risolvere questi problemi, e al più presto. Perché se ci fosse un nuovo terremoto oggi saremmo nei guai”. Il tempo delle lettere di sollecito inviate a Roma, però, è finito. “Siamo pronti a dichiarare lo stato di agitazione se nessuno risponderà a quest’ultimo appello – promette Benvenuti – il governo guidato da Enrico Letta non può adottare con i vigili del fuoco la stessa strategia politica che sta portando avanti per il paese: rimandare i problemi e fingere che non esistano. Perché di anno in anno, di mese in mese la situazione peggiora”. Progressivamente, insieme alla riduzione delle risorse. E mentre si accumulano le fatture da saldare ai fornitori.
“Non ci fa fa piacere essere costretti a scrivere in continuazione comunicati per denunciare le mancanze che i vigili del fuoco debbono gestire – conclude il Conapo – del resto abbiamo un lavoro, quando molti in Italia sono disoccupati. Purtroppo, però, dobbiamo anche essere realisti: ogni intervento che portiamo a termine corrisponde a un rischio per la nostra sicurezza e per quella della popolazione. Gli infortuni sono frequenti. Per questo ci troviamo costretti, ancora una volta, ad alzare la voce per ribadire quella che da sempre è la nostra unica richiesta: essere messi in condizione di lavorare in sicurezza. Perché in Italia le cose vanno così: per ottenere che ci fosse corrisposta almeno una parte degli straordinari maturati durante il terremoto di maggio 2012 abbiamo dovuto minacciare di incrociare le braccia. Altrimenti nessuno ci avrebbe dato ascolto”.