Per migliaia di studentesse e studenti mancano pochi giorni al suono della prima campanella dell’anno, ma le famiglie già da oggi cominciano a sentire un altro campanello, quello d’allarme relativo alle spese che si trovano ad affrontare. Ma non erano questi gli anni in cui l’innovazione tecnologica avrebbe varcato le soglie della scuola pubblica italiana migliorando la didattica, abbattendo i costi e le barriere?
Forse qualcosa è andato storto, infatti Codacons e Federconsumatori hanno stimato che ci sarà un aumento della spesa media per ogni famiglia per l’acquisto dei libri del 5%, calcolando quindi che gli studenti delle scuole superiori di secondo grado spenderanno circa 1.189.60 euro per famiglia tra libri e corredo scolastico.
Di fronte a queste cifre in continua ascesa, i provvedimenti presi negli ultimi anni vanno in direzione opposta, muovendosi a favore delle lobby delle case editrici.
L’anno scorso è stato eliminato l’obbligo da parte delle scuole ad adottare libri per i quali l’editore si era impegnato a mantenere invariato il contenuto per 5 anni, imponendo contemporaneamente l’uso dei libri digitali o misti, comportando quindi una nuova ondata delle famigerate “nuove edizioni”. Questo ha portato allo smaltimento forzato di tutti gli altri testi scolastici, ormai inutilizzabili, e all’acquisto di libri necessariamente nuovi che si prevede porteranno ad un’ulteriore e ancor più grave colpo per le famiglie.
Legate alla digitalizzazione ci sono altre problematiche, come si farà ad assicurare i contenuti digitali e i supporti tecnologici necessari se solo due anni fa l’accesso a internet era a disposizione di solo il 54% delle famiglie?
Questi costi, necessari per rendere la digitalizzazione un processo includente e non escludente, su chi si scaricheranno? Sullo stato che investirà per abbattere questo limite o, ancora una volta, sulle famiglie? Ora come ora solo sulle famiglie.
Ma guardando i provvedimenti in materia di istruzione degli ultimi anni, possiamo veramente stupirci? Il rendere la scuola un luogo sempre meno accessibile, con costi sempre più alti, chiudere il libero accesso ai saperi e alla cultura, sono stati i capisaldi dei provvedimenti in materia di istruzione negli anni 2000. Insomma, la violazione del diritto costituzionale all’istruzione sembra essere ormai routine.
Gli studenti e le studentesse però hanno risposto: non solo da anni scendono nelle piazze per la difesa di una scuola libera, pubblica e laica, come faranno quest’anno a partire dall’11 ottobre, ma anche con un lavoro iniziato molto prima con la creazione di presidi di solidarietà nelle città, come i mercatini del libro usato, che dal nord al sud di questo paese potranno essere una via d’uscita dai costi sempre più gravosi che le famiglie si troveranno ad affrontare.
La risposta è chiara: gli studenti non restano a guardare in silenzio di fronte a questa situazione disastrosa ma praticano quotidianamente e nel loro piccolo un’idea di scuola totalmente differente da quella attuale, una scuola senza barriere all’accesso, senza costi che possano mettere in difficoltà le famiglie, una scuola di qualità ma non elitaria, che torni ad essere un luogo di emancipazione personale e collettiva.
Scritto in collaborazione con Sara Vallerani