Misurare la propria quotidianità non più sul Pil, ma sulla qualità della vita e sul valore ambientale, mescolare l’agricoltura alle tecnologie più avanzate, vincere la crisi cambiando il modello di pensiero che vede l’uomo abitare in quartieri dormitorio di metropoli che ormai non rispondono più alle sue esigenze. Dall’unione di tutte queste idee messe insieme nasce il progetto dell’Agrivillaggio, un modello di quartiere unico al mondo che si sviluppa intorno a un’azienda agricola. A Vicofertile, a una manciata di chilometri da Parma, da anni si studia e si lavora per il primo prototipo che a breve dovrebbe diventare realtà.

L’idea l’ha avuta una quindicina di anni fa Giovanni Leoni, un agricoltore che dopo viaggi e studi ha immaginato di realizzare il primo quartiere del genere intorno alla sua azienda agricola. “Non è un ritorno al passato – tiene a sottolineare – ma un tuffo nel futuro. Infatti si utilizza l’agricoltura per produrre e ricostruire il tessuto comunitario e si sfruttano anche le tecnologie per l’energia e il lavoro”. Il progetto, presentato ai tempi dell’ex sindaco Pietro Vignali, era finito in una fase di stallo con la caduta della giunta. Il nuovo impulso è arrivato con il cambio di amministrazione a Parma, tanto che per sabato 7 settembre è in programma proprio a Vicofertile “La Scuola dell’Agrivillaggio e della decrescita felice”, un convegno con teorici della decrescita durante il quale sarà presentato l’omonimo libro a cura di Mauro Sandrini.

Ad aprire i lavori che cominceranno alle 16.30 sarà proprio il sindaco Federico Pizzarotti, seguito da Maurizio Pallante del movimento Decrescita Felice, presidente onorario della Scuola. Insieme a lui Gigi Perinello, Giordano Mancini, Mauro Sandrini, Luca Vanin, Fabio Ballor, che parleranno di sostenibilità, economia consapevole, gestione aziendale. Voci che da anni raccontano di una realtà diversa possibile che si incontreranno proprio dove comincia il “fare”, nel posto dove Leoni ha coltivato insieme al suo lavoro il sogno del primo prototipo di Agrivillaggio al mondo, con l’obiettivo di mettere in connessione comunità, terra ed economia.

“Oggi nei quartieri ci sono i parchi, ma mancano le aree agricole – continua Leoni – L’Agrivillaggio invece è un quartiere che si fonda su un’azienda agricola, autosostenibile a livello alimentare, energetico e della raccolta dei rifiuti, che offre ai suoi abitanti cibo e servizi a chilometri zero”. Al progetto negli anni si sono uniti studiosi di ogni settore. Dall’Università di Parma è arrivata una dieta per calcolare il fabbisogno alimentare degli abitanti dell’Agrivillaggio, sono state pensate unità abitative a prezzi accessibili, allargabili con moduli in vista dell’arrivo di un figlio o di un nonno. “Tutto è pensato per i giovani e le famiglie che vi dovranno abitare, guardando all’impronta ecologica ma senza abbassare il livello di qualità di vita – aggiunge Leoni – Nessuno ha mai pensato di integrare tutti i servizi, noi invece sì: dall’agricoltura al telelavoro e al welfare, per ridurre al massimo i consumi inutili e gli sprechi”.

Il metodo lo spiegherà il 7 settembre lo stesso Leoni, che già dal suo sito invia a tutti gli interessati guide per esportare il format dell’Agrivillaggio dalla Lapponia al Sahara, adattandolo di volta in volta alle esigenze del territorio. A Parma ora manca solo il via libera della giunta Cinque stelle, ma Leoni è fiducioso che il suo sogno presto potrà diventare qualcosa di reale: “L’amministrazione ha mostrato interesse, si tratta solo di trovare un accordo sul piano regolatore. Il convegno sarà un momento importante per comunicare e andare avanti, in pochi giorni abbiamo ricevuto tantissime richieste di partecipazione. È la gente che ci chiede di creare nuovi modelli di vita come quello dell’Agrivillaggio”.

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