Dopo 14 mesi di latitanza e una condanna della sua società davanti alla Corte dei Conti, il titolare di Atlantis potrebbe vendere la principale concessionaria italiana del settore e lasciare la scena italiana con 200 milioni di euro in tasca
Francesco Corallo, dopo 14 mesi di latitanza e una condanna della sua società davanti alla Corte dei Conti, potrebbe lasciare la scena italiana con 200 milioni di euro in tasca. É questo l’epilogo più probabile della partita nella quale si inseriscono il condono per le penali miliardarie previsto dal decreto Imu del governo Letta e le trattative per la cessione della società leader nel settore delle slot machine in Italia.
Francesco Corallo è il figlio di Gaetano Corallo, (un amico del boss mafioso Nitto Santapaola, condannato negli anni ottanta per associazione a delinquere nel processo per la scalata dei catanesi ai casinò del nord Italia) ma sostiene di non avere nulla a che fare con il padre da decenni. Tornato in Italia nel 2004, Corallo Jr ha messo in piedi la principale concessionaria italiana del settore slot. E ora – grazie al condono di Letta – potrebbe venderla. Le due offerte per Bplus, la prima di 420 milioni di euro della multinazionale spagnola Codere e l’altra – circa 500 milioni – del fondo inglese Eaton Gate, erano ostacolate dal contenzioso miliardario che vede contrapposta Bplus e altre 9 concessionarie del gioco, alla Corte dei Conti.
Il condono che prevede la possibilità di sanare le penali per i disservizi del 2004-2007 con il 25 per cento del dovuto potrebbe sbloccare la partita: lo Stato incasserebbe 211 milioni di euro utili per coprire l’intervento sull’Imu, l’acquirente (Codere?) entrerebbe nel mercato più redditizio d’Europa dalla porta principale pagando poco più di 250 milioni (la differenza tra la valutazione della società e le penali scontate da pagare). E Francesco Corallo potrebbe tornare ai suoi casinò delle Antille con 200 milioni in tasca, anche se sarebbe costretto ad abbandonare la sua gallina dalle uova d’oro in mano ai concorrenti più graditi alle autorità italiane.
Ma solo dopo avere risolto i suoi problemi con la giustizia milanese che lo tiene agli arresti domiciliari per il caso dei prestiti facili della Bpm. Secondo l’accusa, Bpm avrebbe elargito un prestito di 148 milioni di euro alla Atlantis, in cambio, ci sarebbe stata una presunta mazzetta da oltre un milione di euro girata all’ex presidente Bpm Massimo Ponzellini oltre che la promessa, da dimostrare, di 3,5 milioni di sterline. Nei confronti di Corallo inoltre la Procura aveva contestato anche il reato di corruzione che tuttavia è decaduto perchè la Bpm ha ritirato la querela. Il 4 agosto Corallo è tornato in Italia dopo 14 mesi di latitanza. Era scappato a Santo Domingo dopo che la Procura di Milano aveva emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere.
La prefettura di Roma, il 26 luglio, ha sospeso temporaneamente la validità dell’informativa antimafia interdittiva del 24 settembre 2012, che aveva causato l’esclusione di Bplus dalla gara per le concessioni. Lo Stato non può fare a meno degli 800 milioni di euro di imposte versate ogni anno grazie alle macchinette di Bplus e quindi si era trovata una soluzione all’italiana: l’attribuzione del controllo a ‘Bplus Trust’, guidata dall’amministratore fiduciario, l’avvocato olandese Jeroen Veen, gradito alla proprietà. Entro il 15 novembre prossimo i giochi dovrebbero essere fatti su entrambi i tavoli: il condono e la cessione.
Oltre a Bplus potrebbero scegliere di sanare la propria posizione altre grandi società concessionarie come Sisal Slot o Lottomatica mentre incontreranno maggiore difficoltà a pagare le penali, nonostante lo sconto dei tre quarti, quelle più piccole. Lo Stato spera di incassare 611 milioni di euro, anche se la contestazione iniziale del Gat della Guardia di Finanza alle società del settore era di tutt’altro ordine di grandezza, oltre 90 miliardi di euro. Eppure non è scontato che i concorrenti di Corallo siano in grado di pagare.
Sisal Slot potrebbe sanare la propria posizione con una multa di 61, 2 milioni di euro. Un ammontare comunque pesante per una società che ha chiuso il bilancio 2012 con 823 milioni di euro di fatturato ma 40 milioni di perdite. La piccola Gamenet dovrebbe dare allo stato 58, 7 milioni di euro, un esborso piuttosto pesante. Avrebbero problemi anche società come HBG che deve 50 milioni o la Snai che dovrebbe pagare 52 milioni di euro. E se al Tesoro non arriverà il gettito sperato dalla sanatoria, per il governo Letta sarà un grosso problema.
da Il Fatto Quotidiano del 31 agosto 2013