Il ministro Maria Chiara Carrozza lo ha annunciato su Twitter: “Abbiamo deciso di non emanare il decreto sulla rimodulazione dei tetti di spesa sui libri di testo scolastici all’inflazione”. Che significa: nessun aumento del limite entro cui devono rientrare tutti i volumi obbligatori (non quelli ‘consigliati’, però) da acquistare per l’anno scolastico. Un provvedimento importante, che è stato accolto con soddisfazione anche dal movimento studentesco Studicentro: “E’ una scelta che condividiamo e che va nella giusta direzione”.
Eppure, i costi per l’educazione continuano a salire. I docenti per stilare gli elenchi attuali si sono riuniti a maggio, e lo hanno fatto in base ai tetti dell’anno scorso (poi confermati). In conto, però, hanno messo un aumento pari al tasso di inflazione programmata (1,5%), per “salvaguardare i diritti patrimoniale dell’autore e dell’editore” (come recita il decreto ministeriale del 2 luglio). “Peccato che gli stipendi degli statali siano bloccati ormai da tre anni”, commenta Rosalba Di Placido, responsabile nazionale Scuola del Codacons.
Così l’aumento c’è stato, anche superiore alle aspettative. Secondo Federconsumatori, nel 2013 mediamente per libri e dizionari si spenderanno 521,00 euro per ogni ragazzo, il 2,8% in più rispetto allo scorso anno. Per alcune classi, però – specifica la nota -, gli aumenti sono più marcati, e raggiungono anche il 5-6%. E’ quanto si riscontra anche con una prova empirica: basta confrontare gli elenchi dei libri di testo appena pubblicati con quelli dell’anno scorso, prendendo a campione classi e scuole diverse in giro per l’Italia. Per quel che riguarda l’istruzione secondaria, confrontando tre licei classici, scientifici e tecnici a Milano, Roma e Palermo si scopre un incremento medio di circa 13 euro, equivalente al 4,5%. La situazione non cambia per l’istruzione secondaria di primo grado: qui in tre scuole medie fra Bologna, Firenze e Bari l’aumento medio risulta essere di 8,50 euro (ovvero del 5,5%). Dati in linea anche con le stime fornite dal Codacons, che parla di un incremento medio del 5% per i libri. E conclude: “Purtroppo non ci si può far nulla”.
In realtà, la legge prevede che la delibera collegiale sulla dotazione libraria sia soggetta a successivo controllo amministrativo: se l’elenco sfora il tetto previsto ci si può appellare ai revisori dei conti. Ma è consentita una ‘tolleranza’ del 10%. Dunque il ricorso è utile solo nei casi più eclatanti (“abbiamo ricevuto qualche segnalazione dal nord Italia di aumenti anche del 40%”, fa sapere il Codacons); ma “non per tutti questi incrementi diffusi, minori in termini di percentuale ma ugualmente incidenti“.
Poi ci sono i costi accessori. Anche qui Federconsumatori ha fatto i conti: quest’anno il ‘corredo‘ scolastico costerà il 2,4% in più, passando in media da 488 a 499,50 euro. Ad aumentare sono soprattutto astucci, diari e zaini di marca, il cui prezzo sale anche del 4% nei supermercati (che però si mantengono comunque più competitivi rispetto alle cartolerie).
Per il 2013/2014, dunque, il prezzo dell’educazione si annunciano più cari. Ma il peggio deve ancora venire. E’ noto, infatti, che – al di là di tetti e prezzi di copertina -, il segreto per ridurre le spese è ricorrere ai libri usati, magari da passarsi di fratello in fratello, o da acquistare presso gli appositi ‘mercatini’. In questo senso, si è rivelata molto utile una norma varata dall’ex ministro Gelmini, che – con l’articolo 5 del dl 137/2008, poi trasformato in legge – sanciva l’obbligo di adottare libri che mantengono invariato il proprio contenuto per 5 anni.
Questo vincolo, però, è stato eliminato dalla legge 221/2012 del governo Monti: il provvedimento rientrava nell’ottica dell’introduzione dei testi digitali nel 2014/2015, e che avrebbe dovuto garantire un risparmio notevole (fino al 30%). Il Ministro Carrozza, però, ha bloccato tutto: le scuole non sono pronte, non se ne parlerà prima del 2015/2016. Ma intanto la norma sullo ‘sbloccamento’ dei libri di testo resta: entrerà in vigore il primo settembre (almeno per quest’anno, dunque, il rischio è scongiurato). E sarà “un enorme favore agli editori, che potranno cambiare i loro testi, e – con modifiche anche piccole e poco significative – alzare ulteriormente i prezzi e soprattutto costringere all’acquisto di volumi originali. Così il mercato dell’usato verrà praticamente azzerato“, conclude Di Placido.
La vera stangata per le famiglie italiane, insomma, sarà questa. Salvo nuovi interventi da parte del Ministero: nelle prossime settimane il decreto sulla scuola dovrebbe finalmente arrivare in Consiglio dei ministri (si parla del 9 settembre). E nel testo si dovrebbe parlare anche di libri di testo e digitale.
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