Una volta terminati i contratti da 6 mesi i lavoratori rischiano di finire in mezzo alla strada. Il progetto è di attivare sistemi di welfare e formazione per reinserirli in nuove esperienze professionali. Ma, secondo il Comune, mancano denaro e strumenti
Expo è pronta ad assumere. Quasi 9mila fortunati potranno lavorare nei sei mesi in cui funzionerà l’Esposizione universale in programma nell’area fieristica – ancora in costruzione – di Rho-Pero, nell’hinterland nord-occidentale di Milano. C’è però chi già si preoccupa del futuro di questi lavoratori, evidentemente tutti a termine. Le istituzioni, però, vorrebbero non lasciarli in mezzo a una strada a giochi ultimati, attivando per loro il sistema di welfare occupazionale, fatto di centri per l’impiego, società di formazione e lavoro e realtà private esperte nel ramo delle risorse umane, che possano prendere in carico questi ex-operatori e traghettarli verso nuove esperienze lavorative. Ma l’amaro verdetto è che mancano i soldi e ben presto, probabilmente, anche gli strumenti per farlo.
L’allarme l’ha lanciato Cristina Tajani, assessore alle politiche per il lavoro del comune di Milano; amministratore direttamente interessato alla partita, perché quando nel 2014 partirà la città metropolitana milanese, toccherà a Palazzo Marino la gestione di questa nuova gatta da pelare.
La Tajani cita, come primo ostacolo, la spending review. Il Governo, infatti, ha posto dei forti limiti alle amministrazioni pubbliche nel campo degli investimenti sul fronte del ri-collocamento lavorativo e della formazione. “Ai Comuni – ha spiegato la Tajani in un dibattito organizzato in occasione dell’ultima Festa del Pd di Milano, dal titolo ‘Tutta la vita davanti? Oltre la precarietà del lavoro’ – viene inibita tout-court l’adesione a questa o a quella società che magari si occupa di reinserimento occupazionale, perché dall’esecutivo ci si immagina che ciò comporti lo sborsare di risorse economiche ingenti. Sperò però che questo vincolo ulteriore venga superato, anche mediante un intervento speciale, magari proprio legato a Expo o in vista di Expo”.
“C’è da precisare una cosa – prosegue la Tajani – il tema del ricollocamento e della formazione lavoro non è proprio dei comuni ma spetta, a livello normativo, alle Province”. Ed è su questo fronte si apre un’altra emergenza. Quando queste saranno azzerate – si parla di pochi mesi ancora – cosa succederà? E’ quello che si chiedono in molti, compresi i privati. “In effetti, in Italia, siamo in piena riforma del mercato occupazionale e della ricollocazione” dice Marco Gaione di Conform, società che dal 1998 offre alle pubbliche amministrazioni servizi quali l’intermediazione sulla domanda e l’offerta di lavoro, la ricerca e selezione del personale e la ricollocazione professionale, su tutto il territorio nazionale e con autorizzazione del ministero del Lavoro. “Quando le Province non ci saranno più, chi gestirà i Centri per l’impiego?” si domanda Gaione, che aggiunge: “La questione non è banale ed il Governo, oggi come oggi, dovrebbe adottare iniziative più lungimiranti che non quella del semplice risparmio economico. Quando si stabilisce di non investire sul ricollocamento e la formazione, ma si approvano ore e ore di cassa integrazione, significa che per il Paese si pensa ad una politica ‘passiva’, piuttosto che giocare al contrattacco”.
“Detto questo – termina il rappresentante di Conform – comprendo benissimo le preoccupazioni del Comune di Milano e di quanti dovranno confrontarsi col ricollocamento dei migliaia di lavoratori assunti da Expo, visto che una volta spente le luci sull’Esposizione, non si capisce con esattezza quali strumenti avremo a disposizione per farlo”. “Da parte nostra – conclude l’assessore Tajani – portiamo in dote quelle iniziative pensate al di fuori delle deleghe specifiche affidate ai Comuni ma che comunque abbiamo deciso di adottare. Penso al progetto ‘Occupami” che ha portato dei risultati importanti. In due bandi, di un anno ciascuno, si sono prodotti oltre mille nuovi assunti nelle aziende milanesi. Ecco, è partendo da esempi come questi che per noi si apre la non facile sfida del dopo-Expo”.