L’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di discriminazione in Europa in termini di politiche dei diritti Lgbt, ma è anche quello che rileva il maggiore aumento di tolleranza nei confronti degli omosessuali. In merito al primo aspetto, a sostenerlo è Europe Annual Review 2013, l’ultimo studio dell’associazione Ilga Europe, che su 49 Paesi presi in analisi riserva all’Italia il 36esimo posto. La classifica misura la tolleranza dei Paesi combinando variabili che rientrano in sei categorie: eguaglianza, famiglia, leggi contro i reati a sfondo omofobico, libertà di espressione e associazione, diritto di asilo.
Ai primi posti appaiono Regno Unito (77%), Belgio (67%) e Norvegia (66%), mentre l’Italia, al 19%, si posiziona tra Bosnia (20%) e Bulgaria (18%) e a soli 5 punti al di sopra della Turchia (14%). Per spiegare il punteggio del nostro Paese, l’associazione riporta numerosi episodi e rilevamenti. Tra questi anche lo studio della Fondazione Rodolfo De Benedetti, che indaga la discriminazione in ambito lavorativo e dimostra, ad esempio, come un gay dichiarato abbia il 30% in meno delle possibilità di essere assunto rispetto a chi, a parità di curriculum, nasconde la sua omosessualità. Oppure il caso di Andrea, lo studente romano di quindici anni che lo scorso novembre si è tolto la vita a seguito delle vessazioni subite per il proprio orientamento sessuale.
Ma se nei fatti il Paese fatica a cambiare, è l’opinione pubblica che sembra muoversi più rapidamente. L’ultima ricerca del Pew Research Center (“The Global Divide on Homosexuality”) ha chiesto attraverso un sondaggio in 39 paesi del mondo quanto l’omosessualità debba essere accettata e l’Italia, sebbene non appaia tra i paesi più accoglienti, è quello il cui tasso di tolleranza cresce più rapidamente tra i nove analizzati in Europa.
Per il Pew Research Center nel nostro Paese persiste una larga fetta di popolazione apertamente anti-gay (in Italia il 18% ha dichiarato l’omosessualità inaccettabile, contro l’11% di Spagna e Germania). Tuttavia, in sei anni la popolazione tollerante è passata dal 65% del 2007 al 74% del 2013. Una crescita del 9% che porta l’opinione pubblica italiana a essere quella che in Europa vive il cambiamento più rapido, e siamo quarti nel mondo dopo Corea del Sud (+21%), Stati Uniti (+11%) e Canada (+10%). Record negativo invece per Francia (-6%), Palestina (-5%), Turchia (-5%) e Russia (-4%).
Analizzando l’età degli intervistati emergono differenze sostanziali, con i giovani generalmente più tolleranti di adulti e anziani. Gli italiani dai 18 ai 29 anni che accettano l’omosessualità sono l’86%, in terza posizione dopo Spagna (90%) e Germania (87%). Diversa la situazione tra gli adulti dai 30 ai 49 anni, che portano l’Italia al quinto posto con l’80%. Peggio ancora gli ultra-cinquantenni italiani, col 67% (sesto posto in Europa).
Per quanto riguarda la situazione interna all’Italia, infine, rimane considerevole la differenza tra Sud e Centro-Nord. Nelle regioni meridionali del Paese, secondo gli ultimi dati Istat, meno della metà della popolazione dai 18 ai 74 anni ritiene accettabile una relazione affettiva tra persone dello stesso sesso (49,2%), mentre nelle regioni centro-settentrionali ad accettarla è il 65,4%.
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