L'episodio è avvenuto a Reggio Emilia, una delle città più multi etniche d'Italia. I titolari del Fit Village: "Si tratta di un malinteso. E' un problema che hanno creato loro, sono capitate nel momento sbagliato". L'assessore Franco Corradini: "Faremo un incontro straordinario della rete regionale contro le discriminazioni"
Respinte dalla palestra perché si sono presentate con il velo islamico. La denuncia di due ragazze italiane di origine egiziana sta scuotendo Reggio Emilia. La città più multi-etnica d’Italia è infatti alle prese con un caso controverso. “Per un attimo, per la prima volta in 30 anni non mi sono sentita italiana, mi hanno fatto sentire tutta la mia diversità”, spiega Rania Abdellatif.
Insieme alla sua amica Marwa Mahmoud, Rania venerdì 30 agosto aveva deciso di andare in palestra sfruttando una promozione di cui avevano sentito parlare da settimane. “Il Fit Village (questo il nome del centro in questione, ndr) proponeva un’offerta low cost e così ho deciso di chiamare Rania per andarci a iscrivere assieme”, spiega Marwa. “Sia io che lei già frequentiamo regolarmente altre palestre, ma volevamo passare qualche pomeriggio assieme”.
All’arrivo nella palestra, la più antica e una delle più prestigiose di Reggio, le due notano subito qualcosa che non va. “Nessun saluto, un’accoglienza fredda. Non ci hanno subito detto che non c’erano più posti, ci hanno fatto attendere e nel frattempo abbiamo notato che alcune persone stavano parlando tra loro. Al termine di questa conversazione la consulente commerciale ci ha chiamato e ci ha spiegato che la promozione aveva già raggiunto la quota di cento iscritti. Avremmo potuto accedervi ricontattandoli il lunedì successivo”.
Rania e Marwa, entrambe trentenni, hanno però la sensazione che il trattamento loro riservato non sia stato dei migliori: “Abbiamo chiamato una nostra amica e le abbiamo fatto contattare la palestra con un nome fittizio, italiano”. L’esito della telefonata sembra confermare i peggiori sospetti delle due ragazze: “Alla nostra amica dalla palestra hanno risposto di venire l’indomani a iscriversi, sia lei che suo fratello”.
La direttrice del Fit Village, Ivana Guidetti, non vuole sentire neppure parlare di razzismo o discriminazioni nella sua palestra: “Metà del nostro staff è straniero, molti sono musulmani, qualche giorno prima quello in questione avevamo iscritto delle ragazze col velo”. Poi Guidetti ammette che, in sua assenza, qualcosa quel giorno non ha funzionato. Ci sarebbe stata un’incomprensione tra due settori dello staff: “C’è la reception e la rete vendita. Quest’ultima era in contatto con me e avevamo appena deciso di rallentare con le iscrizioni. In quello stesso momento è arrivata la telefonata (quella dell’amica delle due ragazze islamiche, ndr) alla reception che ha dato le risposte consuete e cioè: la promozione è valida”.
Rania e Marwa, la prima dipendente pubblica e la seconda impiegata in un’associazione che si occupa proprio di integrazione, Mondinsieme, l’indomani, tornano davanti al Fit Village con Greta, un’altra loro amica: “Non solo le hanno fatto l’abbonamento, ma anche una serie di altre proposte. Siamo rientrate con lei, abbiamo chiesto che cosa fosse successo il giorno prima”. Le ragazze, secondo il loro racconto, ricevono alcune spiegazioni ma nient’altro: “Non ci è stata fatta alcuna proposta per seguire i loro corsi, né per quella promozione, né per altre”.
Marwa e Rania ora si sono già rivolte a un avvocato per capire se ci sono i margini per un’azione legale. Dalla palestra, sempre affollatissima di clienti, spiegano che tutto è stato solo un malinteso: “Non c’è alcun problema con il velo né per me né per il mio staff. È un problema che hanno creato loro. Sono capitate in un momento in cui se uno era prevenuto poteva pensare una cosa così. Le altre persone a cui con loro era stato detto di tornare lunedì sono già stati iscritte nelle ore successive”.
Le due ragazze comunque guardano avanti: “Ora vorremmo affrontare una campagna di informazione contro le discriminazioni”, spiegano entrambe. “E se davvero quello che è accaduto al Fit Village altro non è che un equivoco, potrebbero unirsi alla nostra campagna: remare tutti insieme in un’unica direzione”.
Il Comune di Reggio Emilia intanto ha già fatto sapere che si occuperà del caso: “Reggio Emilia non può rimanere indifferente davanti a episodi che lasciano trasparire casi di possibile discriminazione”, ha detto l’assessore Franco Corradini. “Nei prossimi giorni convocheremo un incontro straordinario della rete regionale contro le discriminazioni, a cui saranno chiamati i rappresentanti di istituzioni e organizzazioni sportive di Reggio Emilia”.