Sono arrivate alla cancelleria della Corte d’Appello di Milano le motivazioni della sentenza della Cassazione che ha condannato Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset. Può quindi iniziare l’iter per la fissazione del nuovo giudizio d’appello sull’interdizione dei pubblici uffici per il leader Pdl. Un’altra tegola – oltre all’incandidabilità sancita dalle legge Severino – sulla sua permanenza al Senato.
Nella sentenza del primo agosto, infatti, la suprema corte aveva confermato i quattro anni di reclusione (di cui tre coperti dall’indulto), ma aveva ritenuto eccessivi rispetto ai termini di legge i cinque anni di interdizione dai pubblici uffici comminati dai giudici d’appello. La legge tributaria, infatti, prevede un’interdizione compresa tra il minimo di un anno e il massimo di tre anni. Da qui il rinvio alla Corte d’appello di Milano, che dovrà pronunciarsi solo su questa parte della sentenza. Il nuovo verdetto dovrebbe arrivare entro ottobre/novembre, ma i legali di Berlusconi potrebbero ricorrere nuovamente in Cassazione. E fino a che non esiste una sentenza definitiva anche su questa pena accessoria, la giunta per le elezioni del Senato – la stessa che il 9 settembre comincerà a discutere dell’incandidabilità ex legge Severino – non potrà iniziare a discutere la decadenza per interdizione del leader Pdl.
Nei prossimi giorni il nuovo giudizio d’appello dovrà essere assegnato a una sezione della Corte d’Appello, probabilmente la terza penale, presieduta dal giudice Antonio Soprano. Sarà il presidente della sezione a dover individuare poi il collegio dei tre giudici a cui verrà assegnato l’appello ‘bis’, il relatore del collegio e la data della prima udienza, anche in base al calendario dei procedimenti già fissati a partire dal 16 settembre (fine del periodo feriale in Tribunale) in avanti.