Nel panificio della Lidl a sei euro l'ora, ustionato da padelle roventi. Turni da 14 ore a Starbucks. O 15 ore al volante per il corriere Gls. Il giornalista specializzato in inchieste sotto copertura, ospite al festival di Mantova, racconta il lato oscuro del lavoro nella ricca Germania
Visto come stanno andando le cose in Italia dal punto di vista lavorativo, con picchi di disoccupazione (soprattutto giovanile) da far rabbrividire, la voglia di andarsene a cercar migliori condizioni altrove è sempre più forte e diffusa. Ma andare dove? Certo, in Germania. Il paese dove l’economia è solida, l’euro è più forte e detta le condizioni del mercato, i diritti dei lavoratori rispettati, i salari ottimi e l’assistenza sanitaria garantita. Sarà proprio così? Günter Wallraff, l’inventore del giornalismo d’inchiesta sotto copertura, non è d’accordo. Non in tutta la Germania le condizioni dei lavoratori sono idilliache. E la sua tesi l’ha confortata con i fatti. Quelli che lui stesso, travestito da operaio piuttosto che da fattorino o magazziniere, ha vissuto sulla propria pelle.
Nel suo ultimo libro, Germania anni dieci (L’orma editore, 13 euro, 198 pagine) in uscita il 5 settembre, il cronista, ospite sabato 7 settembre al Festivaletteratura di Mantova (ore 17, teatro Ariston), ha raccolto cinque storie di lavoro contemporaneo nella ricca Germania. Storie di ordinario sfruttamento, di sistematica negazione dei diritti e di normale precarietà. Si è fatto assumere, nell’amena regione renana dell’Hunsrück, da un panificio industriale totalmente assuefatto alle politiche “antisindacali e di sfruttamento”, si legge nel libro, imposte da Lidl, il colosso tedesco dei discount molto diffusi anche in Italia.
Wallraff ha lavorato nel panificio Weizheimer come addetto allo smistamento dei panini prodotti esclusivamente per Lidl. Ha potuto constatare ritmi di lavoro disumani, stipendi da fame (6 euro l’ora) nessuna tutela sindacale dei lavoratori, precarie condizioni igieniche e scarsissime misure di sicurezza. Lui stesso si è spesso ustionato con teglie roventi che si staccavano dal forno e volavano, letteralmente, in mezzo agli operai poiché la catena di distribuzione aveva un difetto meccanico mai riparato dai proprietari. “Tutti gli operai con cui ho parlato – scrive il giornalista autore anche di libri-inchiesta di successo quali Faccia da turco e Notizie dal migliore dei mondi – sono d’accordo: le condizioni di lavoro e il clima generale sono drasticamente peggiorati da quando Weinzheimer ha cominciato a fornire esclusivamente Lidl. Il panificio si è consegnato mani e piedi a quest’unico grande committente. Quando Lidl aumenta le ordinazioni, capita che si lavori di fila per due o tre settimane, senza nemmeno un giorno di riposo. Una volta i miei colleghi si sono spaccati la schiena per 420 ore in un mese”.
Lidl è diventato leader mondiale dei discount, facendo del basso prezzo un cavallo di battaglia. E a spiegare questo risultato e fatturati di quasi 60 miliardi di euro (nel 2008) possono concorrere politiche come quelle applicate nei confronti del panificio del Basso Reno: “Il sistema Lidl verso i fornitori – scrive Wallraff – è di oppressione totale. Una confezione di dieci panini costa al colosso dei discount 49 centesimi, comprese le spese di spedizione a carico del panificio, e viene poi venduta al pubblico a 1,05 euro. In questa filiera gli unici a guadagnarci sono i proprietari di Lidl. Tutti gli altri ci rimettono”. E del sistema Lidl, scrive sempre il giornalista tedesco, fa parte anche la sistematica soppressione dei consigli aziendali. “La grande multinazionale dei supermercati – prosegue – è riuscita a far sì che solo sette delle sue 3250 filiali tedesche abbiano un consiglio aziendale”. Nel panificio dove Wallraff ha lavorato sotto copertura, il proprietario ha minacciato “licenziamenti indiscriminati e la cessazione dell’attività per fomentare malumori contro le elezioni del consiglio della società”.
Ma il giornalista ha anche scandagliato altri fondali dell’inquinato mare del mondo del lavoro in Germania. Ha raccolto le testimonianze dei baristas (così sono chiamati coloro che servono al banco) di Starbucks in Germania, la catena di caffè sparsi in tutto il mondo dove lavorare 14 ore al giorno per poco più di mille euro mensili è la regola. Si è addentrato nelle logiche di mobbing di grandi aziende come quella ferroviaria fedesca, la Deutsche Bahn, registrando le confidenze di manager sull’orlo del suicidio. Ha messo in risalto, sempre supportato da prove documentali e testimonianze, l’avvento di una nuova figura di avvocati: quelli che lavorano per le multinazionali e le grandi aziende “capaci – si legge nel libro – di dare dall’alto un giro di vite alla lotta di classe. Con determinazione, senza scrupoli e mantenendo una parvenza di legalità”. Pagati lautamente, questi uomini di legge hanno il compito di far apparire legale lo smantellamento continuo dei diritti dei lavoratori che si cela dietro a parole magiche come flessibilità e deregolamentazione.
Infine, Wallraff, con parrucca e baffi si è fatto assumere da uno dei più grandi corrieri espressi europei, Gls, dove gli autisti e i fattorini si sobbarcano turni di lavoro dalle 12 alle 15 ore giornaliere. Senza pause, quando le normative sui tempi di guida e le soste prevedono una sosta di tre quarti d’ora ogni 4,5 ore al volante. Condizioni disumane, con autisti che per tenere botta si imbottiscono di energy drink e medicine contro il mal di stomaco. Il tutto per stipendi tra i mille e i milleduecento euro. Un’impresa redditizia, però, per la Gls che vede aumentare il proprio fatturato ogni anno e diminuire i rischi. Questo grazie al fatto che autisti e fattorini sono assunti in outsourcing, da ditte esterne, le quali si sobbarcano tutti i rischi d’impresa.