Doveva essere una pedalata in amicizia quella tra Matteo Renzi e Ignazio Marino, lungo via dei Fori Imperiali a Roma ma, all’ultimo momento, le biciclette dei due sindaci democratici sono rimaste parcheggiate in qualche cantina e il tutto si è trasformato in una tranquilla passeggiata all’interno del parco archeologico più bello del mondo.
Il motivo della rinuncia alla bicicletta sembrerebbe da attribuirsi all’elevata pericolosità per i ciclisti del tratto adiacente al Colosseo e la cosa non stupisce di certo, poiché, alla prima prova del traffico, ieri, sono transitate circa 500 auto in soli 30 minuti. Un numero straordinariamente elevato per una strada pedonalizzata. Ma, come aspettarsi un esito differente? Quella che doveva essere una pedonalizzazione è nei fatti diventata una Zona a Traffico Privilegiato, ovvero un’area all’interno della quale possono circolare solamente coloro che sono un po’ più uguali degli altri.
I mezzi dell’Atac, taxi, Ncc, biciclette, mezzi di emergenza e autorizzati diretti a strutture di culto e accoglienza sono infatti i benvenuti all’interno di una strada in cui i pedoni continuano ad essere confinati sui marciapiedi. Ma non importa, a dispetto di ogni prova empirica, i Fori, per la stampa e per il sindaco, rimangono “pedonali”, testimoniando il fatto che in Italia è possibile storpiare a proprio piacimento il significato delle parole per permettere una più semplice accettazione della realtà.
Il mio timore è che le parole che si sono scambiati oggi Marino e Renzi (venuto nella capitale proprio per ammirare l’opera di pedonalizzazione) siano andate proprio in questa direzione: “Vedi Matteo, i cittadini ti chiedono qualcosa? Tu ascolta tutti, dici di sì, poi fai uscire una roboante ordinanza (o un decreto, quando sarai premier) con la quale lasci le cose esattamente come sono, ma gli cambi il nome” avrà detto il buon Ignazio al futuro leader del PD, per poi continuare: “Vuoi incentivare il turismo a Firenze? Facilissimo! Ti basta emettere un’ordinanza che istituisca la presenza del mare! E se qualcuno ti farà notare che a Firenze non c’è il mare, ma l’Arno, tu rispondi che la concentrazione salina è bassa, ma è un inizio e che si migliorerà con il passare del tempo. Eh, Matteo, te li vedi i titoloni a tutta pagina? A FIRENZE C’E’ IL MARE! Matteo, passi alla storia! E poi chi ti ferma più a te!?” e intanto lì a percorrere in lungo e largo il marciapiede dei Fori Imperiali pedonalizzati.
Noi Italiani, tanto, non ci facciamo neanche più caso, abituati come siamo ai pifferai magici che da anni ci imboniscono con qualunque panzana fatta di contratti con la popolazione, milioni di posti di lavoro, ripresine, titoli di studio inventati, case comprate a propria insaputa. Siamo talmente abituati alle mistificazioni della realtà che non ci formalizziamo più di fronte a delle piccole frottole innocenti come questa.
Però i Fori Imperiali non sono un luogo qualsiasi: al palo 27 c’è una bicicletta bianca per ricordare la morte di Eva Bohdalova, una ragazza di 28 anni investita proprio in quel punto e che è diventata col tempo il simbolo e la ragione dell’impegno dei cicloattivisti romani. Cosa accadrebbe oggi se, a distanza di quattro anni da quella tragedia, si dovesse verificare un altro incidente mortale nello stesso tratto di strada? A quel punto la storiella della pedonalizzazione si abbatterebbe su stessa lasciando Marino solo con questa “innocente” bugia.
Marino doveva portare a una rivoluzione nella capitale, ma, se il buongiorno si vede dal mattino, forse è meglio tornarsene a dormire.