Un fax. Composto da tre fogli. Una copia di un roboante fondo del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, sulle possibilità di Berlusconi di ottenere la grazia, una copia di un altro articolo, molto critico verso l’azione di Napolitano sui senatori a vita e, infine, alcune “lettere al direttore”, pubblicate sempre dal Giornale, davvero poco lusinghiere rispetto alla scelta del Colle sempre sui senatori a vita. Quindi, alcune frasi autografe di Napolitano riassumibili in questo modo: se continuate su questa strada, non muoverò un dito per aiutarvi, andrete a sbattere contro un muro. Un segnale pesante, arrivato a Gianni Letta martedì pomeriggio, che il Cavaliere ha interpretato come ennesima, definitiva, chiusura alla disponibilità di Napolitano a trovare una soluzione alla sua ‘agibilità politica’. Scosso, quindi, da una notizia quasi ‘luttuosa’ visto il suo stato d’animo, Berlusconi ha reagito con stizza. Convocando subito l’ufficio di presidenza del Pdl per il prossimo venerdì con l’idea di consumare in quella sede la grande rottura, ovvero il ritiro della delegazione berlusconiana dal governo senza attendere né il voto della Giunta del Senato né, tantomeno, quello dell’aula di palazzo Madama, quest’ultimo sì, davvero dirimente per la sua sorte.
Una crisi al buio, dunque, addirittura entro il fine settimana, in risposta al fallimento di una trattativa con il Colle che, a questo punto, Berlusconi considera chiusa. E nel peggiore dei modi. Il Cavaliere, dicono, ieri si è sentito all’angolo più che negli altri giorni. E la reazione rabbiosa, che ha fatto gongolare i falchi a partire da Denis Verdini, che non l’ha mollato un attimo sperando di convincerlo a consumare lo strappo “ora, subito, prima che ci tolgano la possibilità di farlo”, è stata inevitabile. “Che ci stiamo a fare noi al governo – questa la tesi berlusconiana – con chi insiste a non volerci riconoscere il diritto costituzionale della difesa?”. Crisi, allora? No. O, almeno, non ancora. Di nuovo un dietrofront su richiesta delle colombe.
Una pressione forte del ministro Quagliariello ha fatto slittare l’ufficio di presidenza a lunedì , dopo la prima riunione della Giunta, quella che sarà “fondamentale”, per dirla con Lupi, sulle decisioni da prendere. Ma non cambia molto. Berlusconi è ormai sempre più convinto che sia il Pd che il Colle abbiano come unico obiettivo quello di prolungargli l’agonia, allungando i tempi così da scongiurare una crisi di governo finché non sia chiusa definitivamente la finestra che consentirebbe di andare al voto in autunno, entro fine novembre. “Ti vogliono cuocere a fuoco lento – sostengono i falchi – per scongiurare il voto in autunno, e poi darti il colpo finale”. Di questo ne è convinto per primo proprio Berlusconi, che vede messa in gioco, sostiene Verdini, “la sua storia politica; non ci sta a passare solo come un delinquente , non come uno statista”. Ecco, allora, che ieri, durante un concitato, ma comunque sereno, vertice dei senatori pidiellini al Senato, la linea che è emersa è quella di tentare in ogni modo di allungare i tempi della Giunta, puntando a portare la legge Severino davanti alla Corte Costituzionale, per procrastinare quel voto dell’aula sulla decadenza da senatore che segnerà, inevitabilmente, anche la sorte del governo Letta.
La decisione, in questo senso, sembra che sia ormai presa: la fine delle larghe intese è segnata, ma un’accelerazione eccessiva potrebbe avere risultati devastanti anche per il Pdl. Non solo una parte dei parlamentari potrebbe non gradire l’idea di lasciare lo scranno prima del tempo, ma soprattutto alcuni ministri (si fanno i nomi di Lupi, Quagliariello, e De Girolamo) potrebbero non seguire la discesa agli inferi del Capo. “Se andiamo alle elezioni a novembre con Renzi in campo – ecco il ragionamento di una colomba con ruolo di governo – siamo così certi di vincere? E se poi si potesse formare un nuovo governo, che vantaggio ci sarebbe a stare all’opposizione quando ora siamo a palazzo Chigi?”. E, in ultimo: le dimissioni possibili di Napolitano come estremo ‘ricatto’ del Colle “dove le vogliamo mettere?”. Lunedì, dunque, una nuova riunione del parlamentino Pdl. Prima, però, vale a dire già nella giornata di domenica, potrebbe esserci il “videomessaggio di rottura” che Berlusconi sarebbe già in procinto di registrare. E’ un altro messaggio da mandare nella bottiglia: fate attenzione, Silvio non andrà via in punta di piedi.
da Il Fatto Quotidiano del 5 settembre 2013