Ambiente & Veleni

Tribunale di Vicenza, interrogazione M5S: “Ecomostro costruito su terreni inquinati”

Arriva in Senato la denuncia del Movimento 5 Stelle sul complesso di Borgo Berga: "Un ecomostro di 100mila metri quadrati che sorge su di un terreno mai bonificato, dove il peccato originale è della famiglia Berlusconi ex proprietaria dell'area"

Un tribunale costruito su terreni inquinati. Dove il “peccato originale” porta il nome della famiglia Berlusconi. Il Movimento 5 Stelle ha depositato in Senato un’interrogazione per chiedere chiarimenti sulla struttura di Borgo Berga a Vicenza, un “ecomostro” di 100mila metri quadrati che, secondo la denuncia arrivata ora in Parlamento, “è costruita su di un territorio mai bonificato”. La richiesta di chiarimento al ministro dell’ambiente è partita dal senatore Enrico Cappelletti, primo firmatario e da Giovanni Endrizzi e Gianni Piero Girotto

“E’ arrivato il momento di fare chiarezza sulla questione”, spiega Cappelletti a ilfattoquotidiano.it, “Vicenza è una città riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, che ora rischia di essere rovinata per sempre da questa speculazione. Il primo problema è la vicinanza dell’edificio con i fiumi Retrone e Bacchiglione, adiacenti al centro storico della città e poco distanti dalla villa “la Rotonda” e dalle scalette del Palladio”. La struttura, dicono i 5 Stelle,  “avendo aumentato volumetria ed altezza, sarebbe in aperto contrasto con la normativa vigente in materia di distanza dal corso d’acqua”. Il complesso di edifici commerciali, direzionali e residenziali, all’interno del quale è presento il tribunale, è secondo Cappelletti, posizionato a meno di 10 metri dal corso d’acqua. “Si tratta di un limite imposto dal decreto regio 523/1904 e che non viene palesemente rispettato. Ci chiediamo allora cosa potrebbe succedere in caso di esondazione del fiume? Si tratta di una grave irregolarità, per la quale esiste anche un esposto di Legambiente“. 

Il comune di Vicenza sostiene che il complesso di Borgo Berga sia stato costruito in modo regolare perché ha ereditato i diritti e le concessioni del vecchio cotonificio. “Condizione totalmente errata”, continua Cappelletti, “perché questo sarebbe vero se non avessero cambiato la conformazione della struttura. Ora siamo di fronte ad una struttura totalmente irregolare”. E, come specificato nell’interrogazione, “è la ratio stessa della norma che mira ad evitare la cementificazione lungo i corsi d’acqua per consentire il libero deflusso delle acque e prevenire alluvioni ed esondazioni”.

Già nel 2009, riportano i documenti, il Genio civile di Vicenza aveva presentato il problema. Ma il progetto è andato avanti. “Non si tratta però dell’unico problema”, ha spiegato Giovanni Endrizzi, secondo firmatario del testo depositato al Senato, “perché la struttura sorge su una zona che non è mai stata bonificata”. E chi avrebbe dovuto fare la bonifica? “E’ quello che io chiamo il peccato originale“, conclude Cappelletti, “perché lì sorgevano gli edifici del Cotorossi, aree che furono acquistate dalla FINVI s.r.l., società finanziaria legata alla famiglia Berlusconi”. Zona che però negli anni ’90 viene dismessa proprio dai proprietari: “Si tratta di un’area fortemente inquinata che avrebbe dovuto essere bonificata a carico del proprietario, con una spesa che avrebbe raggiunto se non superato il valore dell’area stessa. La Finvi inizialmente si dichiarò intenzionata a risanare il sottosuolo. Successivamente, grazie ad una discutibile interpretazione della cosiddetta Legge Ronchi, al privato viene concesso di non intervenire, ma di sigillare il terreno con un solettone in cemento di una ventina di centimetri. L’area pertanto non è stata mai bonificata“.

La costruzione del complesso residenziale avviene nel 2000 quando su proposta della Finvi s.r.l. : “si decide di avviare un progetto urbanistico teso alla rivalorizzazione dell’intero comparto pubblico-privato, coadiuvato da un fondo di 25 milioni di euro opportunamente stanziato dal Governo Berlusconi”. Così recita l’interrogazione: “In tal modo, la Finvi cedeva l’area inquinata al Comune per poter erigere il Tribunale, mentre in cambio riceveva la proprietà dell’area attigua non inquinata, con in più la facoltà di costruire ivi aree commerciali e residenziali, nonché il diritto a costruire le opere accessorie per il nuovo palazzo di giustizia”. 

“In poche parole”, questa la tesi, il tribunale è stato costruito “privo di fondamenta, su un’area instabile (sorge infatti sulla confluenza di due fiumi) mai bonificata, contenente quattro vasche non a tenuta stagna con 300 tonnellate di fanghi e scarti petroliferi, nonché 900 tonnellate di terreno inquinato frammisto a scorie”.