Ho questa teoria: le giacche degli allenatori fanno la storia del calcio. Le giacche degli allenatori, soprattutto quelli del passato, se messe una in fila all’altra, e guardate, e annusate, fanno rivivere i momenti più belli di questo sport. E tramite loro, è possibile riscrivere la storia: fatta per immagini, di istantanee, di momenti epici, di scudetti, di panchine che stanno nella mente di tutti. L’idea della nascita di un museo di sole giacche di allenatori (idea che sta solo nella mia testa, e sto facendo nascere nella nuova serie per bambini, che pubblico con Salani, chiamata appunto “Le giacche degli allenatori”) mi è venuta per una esigenza di raccontare il calcio, dal punto di vista di un bambino, non tifoso, ma tanto curioso. Come lo siamo stati tutti noi, amanti di questo sport, quando eravamo piccoli e ci avvicinavamo con occhi sgranati e sorriso a fetta d’anguria, ad uno stadio di calcio dal vivo.
Le giacche degli allenatori di oggi, ok, è chiaro, sono fatte quasi in serie, da stilisti super-fashion…e quindi sono meno interessati per questo studio. Quello che mi intriga, comunque, di quello che avviene oggi intorno al mondo del calcio, sono gli allenatori stessi: i veri conoscitori, i veri intenditori (più di qualsiasi giornalista sportivo, naturalmente), i veri bambini di questo sport. Perché loro lavorano con passione, con dedizione, e hanno ancora quegli occhi sognanti. Gli allenatori del passato erano delle personalità di livello assoluto, anche grazie alle loro giacche. Tutti noi ricordiamo quella di Herrera, quella di Mazzone, quella di Sacchi, quella di Zeman…o quella di Bersellini. Ecco, proprio la giacca di Eugenio Bersellini è la vera protagonista del primo romanzo della serie (è uscito ieri in tutte le librerie…su www.ibs.it fanno pure sconto del 15%!). Perché quella giacca era pazzesca, era bellissima, e raccontava tante magie di quell’inter che vinse lo scudetto.
Il secondo libro della sere uscirà in aprile 2014, e avrà la giacca di Lippi come protagonista…parlerò quindi dell’Italia che vinse il Mondiale nel 2006 a Berlino. Gira un simpatico trailer nel web, con Robert de Niro e Al Pacino che ne parlano già… Ma la cosa più importante, è che c’è un bambino, non tifoso, che racconta tutto quello che vede. Farà viaggi nel tempo, e incontrerà personaggi reali o immaginari…è un tipo curioso, svelto, rapido, ironico, che la testa che viaggia tantissimo. Intorno all’uscita del primo romanzo della serie, mi stanno succedendo un sacco di cose belle, sto tenendo un diario, dove annoto tutto…e mi piacerebbe avere tante interazioni con chi ha idee, o voglia di confrontarsi con me. Tra le tante cose che mi sono successe, ho conosciuto, con questo mezzo, la figlia del grande Sergente di Ferro, Laura Bersellini: una persona squisita, bella, perché i social network servono anche a questo! Spero tanto di vederla ad una delle presentazioni che farò.
Per il resto, spero che questo spazio nel web sul sito del Fatto Quotidiano, continui anche grazie agli stimoli di chi legge i miei post…rimaniamo in contatto, ma facciamolo sempre col sorriso. Qui si parla di calcio, ma in maniera ironica. Per chi non mi conosce, questa è un’intervista che mi hanno fatto gli amici del portale Cadoinpiedi (il sito degli autori della Gems). A presto, con un altro post. Aspetto commenti sul libro… O i vostri ricordi sulle giacche degli allenatori del passato!