Ira del Cavaliere per le indiscrezioni che filtrano dal Colle sui rischi di una caduta del governo e per le motivazioni della sentenza Dell'Utri. Intanto per domenica rimane in programma la diffusione di un suo videomessaggio contro la magistratura e per il rilancio di Forza Italia. Confalonieri tenta l'ultima mediazione e incontra Napolitano. Nel Pd, al posto di un Letta bis, si fa strada l'ipotesi di un governo Amato per pochi mesi
Non arrivano risposte e segnali di apertura dal Quirinale. Anzi, dalla trincea di Arcore, i ragionamenti filtrati dal Colle sui rischi di una crisi e quella “fiducia” riposta proprio nelle dichiarazioni del Cavaliere sull’appoggio al governo guidato da Enrico Letta suonano come una provocazione e contribuiscono ad alzare ancora di più la tensione. Che un uomo molto vicino al Cavaliere, il presidente di Mediaset Fedele Confaloniere, facendo la spola tra Quirinale e Arcore, ha cercato di smorzare mettendo sul piatto anche la necessità di tutelare le aziende che fanno capo al Cavaliere.
L’ex premier avrebbe trascorso la giornata, racconta chi ha avuto modo di parlargli, tra euforia e abbattimento. Il gioco è chiaro – sarebbe stato il ragionamento dell’ex capo del governo una volta letto l’avvertimento quirinalizio – vogliono addossarmi la responsabilità di far cadere il governo. Quando invece gli irresponsabili sono loro, pronti ad eliminarmi.
Sul fronte Pd, intanto, all’ipotesi di un Letta bis si affianca anche una soluzione alternativa: il nome che circola è quello di Giuliano Amato, per un nuovo esecutivo di “pochi mesi” fino all’approvazione della legge di stabilità, come spiega una fonte democratica all’Huffington Post. Quella di Amato è una scelta che andrebbe ad incidere anche sugli equilibri interni del partito guidato da Epifani. Infatti il suo arrivo a Palazzo Chigi potrebbe servire a rinviare il congresso dem e togliere così a Matteo Renzi la possibilità di diventare segretario prima delle urne.
Il direttore di Libero Maurizio Belpietro sottolinea che, in caso di decadenza dell’ex premier e fuoriuscita del Pdl dalla maggioranza, “nel governo si libererebbero venti posti. Cinque da ministro più 15 da sottosegretario”. E dato il desiderio di mantenere una posizione sicura, “ci sarebbe la fila di onorevoli pronti a vendersi per un dicastero e venti traditori basterebbero e avanzerebbero a Enrico Letta per assicurarsi se non una lunga vita almeno lunghi mesi tranquilli, il tempo sufficiente cioè a votare una legge elettorale che impedirebbe al centrodestra di vincere le prossime elezioni”. I numeri non sono favorevoli al Pdl, prosegue Belpietro, specie dopo la nomina di cinque senatori a vita di Napolitano “tutti di sinistra”.
L’ipotesi di un Letta bis, comunque, è ancora in piedi. Secondo Repubblica, Letta sarebbe disponibile a chiedere i voti ai “volenterosi del Pdl“. In caso di fuoriuscita del centrodestra, infatti, Pd e Scelta civica sarebbero “lontanissimi da quota 161, ossia dal quorum della maggioranza”. Il partito di Berlusconi, però, non è compatto, come ha fatto intendere anche Maurizio Sacconi (“Per molti di noi un’altra legislatura è impensabile, ma come facciamo a non passare per traditori se appoggiamo un nuovo governo?”, scrive ancora Repubblica). Anche se oggi il segretario Pdl, nonché vicepremier e ministro degli Interni del governo, Angelino Alfano prova a serrare le fila. E ribadisce: “Mi sento di escludere che Letta stia lavorando a nuove maggioranze. Ogni governo senza di noi sarebbe un governo di estrema sinistra“.
Parole che si riconnettono non solo ai timori di uno scollamento interno al Pdl, ma anche alla possibilità che un Letta bis possa nascere su una maggioranza “alternativa”. Le indiscrezioni, infatti – oltre ai presunti 12 “traditori” Pdl – parlano anche di 8 grillini e 4 ex del misto, 10 tra autonomie e socialisti, 7 di Sel e 4 senatori a vita che farebbero sfiorare i 173 voti alla maggioranza per un Letta bis che, così, potrebbe proseguire il suo lavoro senza l’appoggio di Silvio Berlusconi. Anche se tre senatori di Scelta Civica hanno già detto di non essere disponibili a una nuova fiducia al premier.
In ogni caso, quella di giovedì, racconta chi è stato ad Arcore, è stata per il Cavaliere una giornata nera, in cui l’ex capo del governo – riunitosi a pranzo con i familiari e i più stretti collaboratori – si è lasciato andare ad un lungo sfogo dicendosi anche “avvilito”. Mi stanno accerchiando, è il refrain ripetuto agli ospiti ricevuti, insieme alla sensazione di non poter contare neanche sul partito per trovare una soluzione. A tutto questo si aggiunge la rabbia per la vicenda legata a Marcello Dell’Utri ‘mediatore’, secondo la Corte d’appello di Palermo, tra Berlusconi e Cosa Nostra: lo vedete – avrebbe fatto notare il Cavaliere – cercano di mettermi sempre in mezzo, la persecuzione giudiziaria non finirà mai. Ecco dunque l’intenzione di non mollare la presa, anzi, la linea continua ad essere quella della rottura. Anche se appunto tenta la via della mediazione anche il presidente di Mediaset e amico fidato dell’ex premier che, come scrive il Corriere, “si è incaricato di parlare di politica con i politici, ha fatto il giro romano delle sette chiese, ha consultato amici e avversari, prima e dopo la sua salita al Colle”. Quindi ha incontrato anche Napolitano e, convinto che “facendo cadere il governo non si porta a casa nulla”, insieme a Gianni Letta avrebbe portato ad Arcore notizie ‘ufficiose’ rassicuranti.
Per domenica rimane in programma la diffusione di un video messaggio pesantissimo contro la magistratura e contemporaneamente di rilancio del progetto di Forza Italia. Un modo – spiegano dal Pdl – per ribadire che il Cavaliere non ha intenzione di mettersi da parte. Il condizionale però è d’obbligo visto che da giovedì sera fino a domenica le colombe giocheranno il tutto per tutto per evitare il precipitare degli eventi. E sono proprio le parole di Napolitano che saranno prese a pretesto, già questa sera dal segretario del Pdl Angelino Alfano (atteso ad Arcore) per provare a blindare l’ex capo del governo. L’obiettivo è far capire all’ex premier che le parole del Capo dello Stato vanno interpretate come la disponibilità a riaprire, dopo giorni di gelo, un canale di dialogo.
Un ragionamento però che non pare convincere Berlusconi. Nei confronti di Napolitano resta alta la diffidenza: le occasioni per intervenire in passato sono state diverse – rimane la convinzione dell’ex capo del governo – è l’unico che ha il potere di fare qualcosa. Tant’è vero che l’unico a prendere la parola dopo la nota di Napolitano è il coordinatore del partito Sandro Bondi proprio per chiedere al Capo dello Stato “un provvedimento esaustivo che le sue prerogative gli consentono di assumere nell’interesse dell’Italia“. Insomma nulla è stato ancora deciso anche perché chi conosce bene l’ex capo del governo sa che al di là dei vertici politici, la decisione finale sarà presa con i figli ed i vertici aziendali. Nuovi incontri non si escludono già nelle prossime ore.