Ma l’affollamento della Pelosa non è l’aspetto peggiore del comune di Stintino. Ben più grave è il solito cemento, che qui non si concretizza in palazzoni ma in una miriade di ville e villette sparse un po’ dappertutto, da Capo Falcone a Cala Lupo a Punta Negra. Senza contare il recente Country Paradise (all’interno sembra di essere nel Truman Show) che di paradisiaco ha davvero ben poco e che condivide il nome con quella costa sempre nel nord della Sardegna (“Costa Paradiso”) che rappresenta una delle più becere ed inguardabili lottizzazioni di questa che pure era una bella terra.
A Stintino un paesaggio unico è stato spalmato di un cemento che invece è uguale a quello di Loano, di Ibiza, di Mikonos. Il cemento in fondo è una sorta di elemento unificatore dei paesaggi mondiali. In qualche modo è un elemento di fratellanza universale.
Vedere on-line le foto di cos’era Stintino qualche decennio addietro e cos’è invece oggi stringe il cuore. Prima era unica, oggi è banale. E già che ci siete, guardate anche on-line le ville/villette in vendita: qualche centinaio, e badate bene: sono solo quelle messe in vendita tramite agenzie.
Per fortuna che – “grazie” al Ministero della Difesa – di fronte a Stintino si è salvata almeno l’Isola dell’Asinara, un tempo sede di colonia penale ed oggi parco nazionale. Ma è anche vero che l’Asinara non è comune di Stintino, ma di Porto Torres. Gli stintinesi però pretendevano di entrare nella gestione del parco, chissà, forse per portare la loro visione di gestione del territorio. In effetti, se parli con i residenti di Stintino, ti diranno – non tutti per fortuna – che all’Asinara non c’è nulla. Sì, effettivamente, di cemento ce n’è davvero un po’ poco, e tutto un po’ troppo risalente nel tempo. Ora però ci sono buone nuove: il Cappellacci – sì, quello indagato in due procedimenti penali ed amico dell’emiro del Qatar – ha designato in rappresentanza della Regione per il prossimo Consiglio Direttivo anche il sindaco di Stintino, Antonio Diana.
Con il Sindaco di Stintino in Consiglio Direttivo, un presidente che dichiara che occorre portare lo sviluppo nel parco e con un governo che vuol sempre più cavare sangue dalle rape, è facile pensare che un giorno neanche tanto lontano anche l’Asinara verrà “messa a reddito”. In fondo, ormai è vox populi che la protezione della natura debba creare ricchezza. Parchi come aziende. Lo sviluppo, ovviamente, sostenibile arriverà anche qui. Visitatela prima che vi arrivi.