“L’universo della cultura e del teatro non ha più referenti politici”. Sono parole amare quelle di Paolo Rossi, che sabato alla festa del Fatto Quotidiano ha messo in scena il suo ultimo spettacolo “L’amore è un cane blu, la conquista dell’Est”. L’attore, che nei suoi lavori ha sempre raccontato vizi e virtù dell’Italia, oggi fa un ritratto di un Paese che ha dimenticato la cultura. “Non so nemmeno se noi artisti andremo a votare, visto che in questo Paese non abbiamo più nessuno che ci rappresenta. Da tempo l’arte e il teatro sono messi in disparte. Non basterebbe nemmeno raccogliere delle firme, servirebbe un grande lavoro culturale più generale”. E su Berlusconi, suo bersaglio di sempre, dice: “Più che preoccuparci di lui, mi preoccuperei di noi. Perché vent’anni di quella controrivoluzione che è stato il berlusconismo hanno lasciato il segno” di Giulia Zaccariello
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