In soldoni, siccome Silvio nostro buonanima, un filino bipolare, dice oggi A e domani B, oggi crisi e domani pace, oggi guerra e domani tregua, ci fanno sapere dall’alto Colle che è meglio credere al primo che al secondo. Il bicchiere mezzo pieno eccetera eccetera, sai che roba nuova. E va bene. Come dicono i gggiovani: ci sto dentro.
Qui da noi, invece, parlano gli ambienti del Quirinale. Quali ambienti? La cucina? Il soggiorno? La sala degli arazzi? Che so, il ripostiglio delle scope potrebbe dire la sua sulla tenuta del governo, subito smentito dalle scuderie. Poi, all’apparir del vero, quando le cose andranno in senso contrario, potrà sempre alzarsi qualcuno a dire: “Ma il Presidente non ha mai detto quello!”. Giusto. Erano solo indiscrezioni, ambienti, sussurri e grida dalle retrovie, dai corridoi… Ed è una cosa che in italiano si definisce con un suo preciso modo di dire, non elegantissimo: “pararsi il culo”. Non lo dico io, sia chiaro, lo dicono “ambienti vicini a Robecchi”, con il che, se venisse fuori qualche rogna o se l’analisi fosse sbagliata non prendetevela con me (mi adeguo).
E questo riguarda il potere. Poi, a voler esagerare, si potrebbe affrontare il tema dell’informazione. Saputa una notizia proveniente da “ambienti del Quirinale” (la lavanderia? Il garage?) uno potrebbe telefonare e chiedere: ok, abbiamo appreso cosa si dice negli “ambienti”, ma potremmo avere una posizione ufficiale? No. Non usa, non si fa, non sta bene… meglio accontentarsi degli ambienti.
Bizzarro. Poi uno – si sa che quando si comincia con le domande è difficile fermarsi – potrebbe chiedersi come mai il giornale ultras delle larghe intese, il Corriere della Sera, mette a pagina 19 (diciannove!) la notizia che per un ventennio Berlusconi ha fatto affari con la mafia, chiedendole protezione e aumentandole il fatturato.
Una cosa enorme? Un “mai visto” a livello mondiale? Ma dai, gente, non esageriamo! Solo una notiziola proveniente da ambienti vicini alla Corte d’appello di Palermo e poi pubblicate da ambienti vicini al Corriere! Facile, no?
Il Fatto Quotidiano, 7 Settembre 2013