Leone d’Oro a Sacro GRA, il documentario sul Grande Raccordo Anulare di Gianfranco Rosi. Dal tripudio italiota della Sala Grande di Venezia 70, filtra la notiziona: un doc vince per la prima volta alla Mostra, soprattutto, l’Italia torna al Leone 15 anni dopo Così ridevano di Gianni Amelio.

Insomma, vinciamo noi, si può, si deve gioirne, ma trionfa anche il Cinema, e la Mostra? “Voglio essere sorpreso anche nelle premiazioni che faremo”, aveva predetto Bertolucci: è stato di parola, pure troppo. A tornare sono i conti, che snocciolano cifre tonde tonde: 30 anni fa, al Lido, BB fu già presidente di Giuria, 15, appunto, sono quelli che ci separavano dall’ultimo Leone autarchico, Bertolucci è tornato e ha interrotto il nostro digiuno.

Nella giornata del digiuno e per la pace indetta da Papa Francesco: scomunica in arrivo? Macché: “Sacro GRA – osserva Bertolucci – ha qualcosa di francescano: non sono particolarmente religioso, ma per qualità e purezza mi fa venire in mente San Francesco”.

In bilico tra antropologia e geografia, osservazione esemplare ed esemplarità dell’osservato (leggi, i casi umani scovati lungo il GRA), è un buon film, ma non il migliore di Rosi (Below Sea Level, El Sicario Room 164) né di questo Concorso: dato per Leone sulla carta, post proiezione nemmeno i critici più sciovinisti osavano sperare in tanta grazia.

Bertolucci parla di verdetto all’unanimità, eppure, l’esito ricalca quello dell’anno passato e non decide davvero: Leone d’Argento per la regia e Coppa Volpi per il migliore attore (Themis Panou) vanno a Miss Violence del greco Alexandros Avranas, come fu per The Master di PT Anderson, che addirittura centrò l’ex-aequo con gli interpreti Hoffman e Phoenix. Ancora oggi, sebbene il Leone d’Oro andò a Pietà di Kim Ki-duk, The Master è considerato il vincitore morale di Venezia 69: tranquilli, quest’anno non succederà, perché amor patrio vincit omnia.

Bray per il ministero, la Tarantola e Gubitosi per la Rai: sì, l’Italia tutta gode. Ma il direttore Alberto Barbera mette le mani avanti: “Verdetto equilibrato. Sorpreso? Un po’ sì, un po’ no”, Gianfranco Rosi le mette sul Leone: “Già arrivare in concorso era stato meraviglioso, ringrazio il maestro Bernardo, la giuria e Barbera, che ha avuto fiducia nel film: un atto di coraggio, una breccia. Non dobbiamo avere paura di questa parola: documentario”.

Il giovane Avranas, classe 1977 e futuro certo, può ugualmente festeggiare: incesto, pedofilia, suicidio, prostituzione, frullati con stile politico e urgenze contemporanee, in primis la crisi, il suo Miss Violence contagia, almeno nel tema della violenza, il resto del palmares, che riesce a imbarcare i due temibili Leoni di piombo, Cani randagi di Tsai Ming-liang e La moglie del poliziotto di Philip Groening. Il primo intercetta la crisi – si mangia cibo scaduto, come in Grecia – e porta a casa il Gran Premio della Giuria, ma la critica migliore ai 138 minuti di sofferenze l’aveva fatta lo stesso Tsai: “Spero sia il mio ultimo film”. 

Viceversa, il Premio Speciale della Giuria va a Groening, che rimastica male Lars von Trier, imbarca altro dolore formato famiglia e spara alla cieca: in platea. Sursum corda, l’Italia riesulta anche con Elena Cotta, 82 anni, Coppa Volpi per Via Castellana Bandiera di Emma Dante: aver battuto la strepitosa Judi Dench di Philomena (premiato per la sceneggiatura, la cosa meno interessante) forse vale anche di più…

Mentre il Mastroianni per l’interprete emergente va al Tye Sheridan di Joe, la Settimana della Critica concede il bis: anche quest’anno mette in bacheca il Premio Luigi De Laurentiis per l’opera prima con White Shadow di Noaz Deshe, sulla tragedia degli albini in Tanzania. Ancora, a Orizzonti vince Eastern Boys, mentre per la regia spunta Still Life di Uberto Pasolini, che molti, se non tutti, avrebbero voluto in Concorso.

Già, il Concorso: dove sono finiti lo Xavier Dolan di Tom à la ferme e l’amico Garrel de La jalousie nel palmares di BB? E The Unknown Known di Errol Morris, protagonista il diversivo ex segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld? “Qualcuno – confessa Bertolucci – aveva pensato di dargli il premio migliore attore. E anche migliore attrice”. Fosse questa l’unica incertezza della giuria di BB..

il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2013

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