Di nuovo in Europa, anche se per poco. Il tempo di risalire fino a Lisbona, dove l’11 abbiamo il primo, e finora unico volo prenotato, per Porto Alegre.
Dall’aeroporto di Casablanca, che sarebbe in posizione strategica, non esistono voli intercontinentali, senza contare che abbandonare la Rab, sia pure temporaneamente, sarebbe complicatissimo. Ogni auto straniera portata in Marocco viene registrata e deve essere rimpatriata per legge insieme al proprietario.
A proposito: a Lisbona dovremo anche ricoverare in qualche modo la Rab, che con ogni probabilità non potrà seguirci in Sudamerica. Ci lasciamo alle spalle Gibilterra e puntiamo a nord-ovest. Scottati dall’esperienza del grande rientro marocchino vogliamo evitare la costa e tagliare per l’interno.
Facciamo tappa prima a Siviglia, dove scopriamo che la notizia del GMC ha già fatto il giro della Spagna e la Tv di stato vuole a tutti i costi intervistarci (foto 1), e poi a Mérida, da cui una comoda autopista ci porterà nei pressi di Lisbona.
Mérida fa rima con corrida. Arriviamo troppo tardi per entrare, proprio mentre si sta svolgendo l’atto finale di una fiesta, e la Plaza de toros sembra San Siro mentre sta giocando l’Inter: fuori la piazza assolata e assorta, con venditori di cuscinetti e cappelli e qualche bagarino, da dentro si sentono provenire cori di olè, la banda che intona i paso dobles, silenzi carichi di pathos.
Improvvisamente da un cancello viene portato fuori a forza un ragazzo da due energumeni del servizio d’ordine: è un giovane olandese (ha la bandiera), che ha evidentemente appena tentato un gesto dimostrativo saltando dentro l’arena. Sulla schiena nuda esibisce una scritta molto esplicita, Taurino asesino. Il sangue che gli cola da un orecchio testimonia un’azione spericolata, destinata a finire con la cattura. Anche al toro, del resto, vengono alla fine tagliate le orecchie, una o due, a seconda dell’andamento della sfida e dell’abilità del torero.
Pensiamo stia accennando all’attacco kamikaze del giovane danese, ma ci inganniamo. Il fatto eclatante, raro come una perla nell’ostrica, è stato l’indulto: il quarto toro dei sei in programma è stato indultato per la sua audacia e resistenza. Il torero Alejandro Talavante e tutto il pubblico hanno chiesto la grazia, e alla fine il Presidente l’ha accordata. La donna ci fa vedere anche alcune foto del toro sopravvissuto, la lingua penzoloni e il sangue che cola dal collo, rosso e nero anche lui, e della sfilata conclusiva della Juventud che ha portato in trionfo il matador (foto 2).
(8-continua)