La crisi economica europea sta attanagliando anche il mercato delle due ruote e alcune case motociclistiche hanno deciso di far fronte a questa situazione a modo loro, ovvero licenziando i propri dipendenti. L’ultimo caso riguarda la storica Motori Minarelli, azienda italiana del gruppo Yamaha e produttrice di motori per scooter e moto del costruttore giapponese. Yamaha ha deciso di licenziare 56 dipendenti della Motori Minarelli, a causa del calo di ordinativi registrato in Europa per quanto concerne moto e scooter. Attualmente, l’azienda dà lavoro a 283 dipendenti, di cui 215 operai, per la maggior parte donne. Il prossimo 16 settembre volgeranno al termine le trattative tra i sindacati e Yamaha, ma le due parti sono ancora distanti perché la casa giapponese non vede altra via d’uscita al licenziamento dei 56 dipendenti. Dopodiché le parti sociali avranno ancora un mese di tempo per poter chiedere aiuto alle istituzioni, che dovranno inserirsi nella trattativa con l’azienda. Il 16 ottobre, però, Yamaha potrebbe già inviare le lettere di licenziamento.
La delicata situazione della Motori Minarelli è già nota dall’inizio di quest’estate, ma lo scorso 30 agosto è stato caricato su YouTube il video SOS Motori Minarelli, ripreso e pubblicato il giorno dopo anche sul blog di Beppe Grillo. Sia la didascalia del filmato che il minipost apparso sul sito del leader del Movimento 5 Stelle contenevano la lettera dell’operaio Nicola, indirizzata a Valentino Rossi e pubblicata sulla pagina ufficiale di Facebook del pilota di MotoGP che corre proprio per Yamaha. Non è la prima volta che gli operai a rischio licenziamento contattano i piloti di motociclismo, soprattutto per un ritorno mediatico sulla vicenda e per la speranza di un loro coinvolgimento nella trattativa tra aziende e sindacati che, purtroppo, non avviene mai.
Un precedente storico riguarda sia lo stesso Valentino Rossi che Yamaha. Nel novembre del 2009, la casa nipponica aveva deciso di interrompere la produzione nell’impianto di Gerno di Lesmo, mandando a casa 67 dipendenti su 180. Il licenziamento riguardava 47 operai, 19 impiegati del settore commerciale e anche Claudio Consonni, apprezzato manager italiano che ricopriva sia la carica di responsabile della produzione che il ruolo di responsabile per il campionato mondiale Superbike, nel 2009 vinto proprio da Yamaha con il pilota Ben Spies. Anche in questo caso, gli operai decisero di scrivere una lettera a Valentino Rossi, apparsa sul quotidiano l’Unità. Inoltre, una delegazione dei dipendenti italiani di Yamaha fu invitata alla trasmissione Annozero e, anche in quella occasione, fu rinnovato l’appello al campione di Tavullia per un suo coinvolgimento nella vicenda. Tuttavia, il pilota, tra l’altro campione del mondo di MotoGp con Yamaha nel 2009, non ha fatto nulla per impedire il licenziamento dei suddetti 67 dipendenti, poi verificatosi l’8 gennaio 2010.
Quest’anno, invece, la stessa prassi è stata seguita dai 240 dipendenti dell’impianto Husqvarna di Cassinetta di Biandronno, a rischio chiusura dopo il passaggio di proprietà della casa italo-svedese dal gruppo BMW al gruppo Pierer Industrie che controlla anche KTM. Lo scorso 27 maggio, infatti, le maestranze di Husqvarna hanno inviato una lettera a Tony Cairoli, da poco campione del mondo di motocross per la settima volta e pilota del team ufficiale KTM, costruttore austriaco che dal prossimo mese di ottobre si occuperà direttamente della produzione delle moto di Husqvarna sia in Austria che in India. Il giorno dopo, Cairoli, con un cinguettio su Twitter, ha apprezzato l’appello a lui rivolto da parte dei dipendenti di Cassinetta di Biandronno, ma ha sottolineato che “io sono un atleta di professione, faccio il pilota e mi risulta davvero difficile commentare le dinamiche di Pierer Industrie e Husqvarna che non conosco nei dettagli” e dicendo in conclusione: “Spero che questa situazione possa avere risvolti positivi e vi ringrazio per la vostra stima”.