E’ un non luogo Bagnara di Pescopagano, una lunga, chilometrica striscia di sabbia del “riminese” litorale domizio ricadente al confine tra Castel Volturno e Mondragone. Siamo a Caserta, Campania, Italia, Europa 2013. Sono non luoghi, abitati da non cittadini. Da queste parti, infatti, i diritti oltre a non esserci sono sistematicamente calpestati, umiliati, traditi.

Percorri in lungo e in largo vialoni deserti, senza un’indicazione stradale, ti orienti a intuito tra cavalcavia, assi viari e sovrappassi di dubbia utilità. Qui davvero manca tutto: illuminazione, servizi fognari, presidi sanitari e delle forze dell’ordine, farmacie, ufficio postale, scuole di prima infanzia, negozi. Intorno il paesaggio appare disadorno e cadente. In bella evidenza c’è una vecchia tabella su cui vi è scritto a caratteri cubitali “Condono edilizio”. E’ stato il vero business per oltre trent’anni. Cemento, cemento, e ancora cemento. Uno sviluppo urbanistico senza regole, l’ingordigia di lottizzare e costruire dappertutto. Piani regolatori ballerini, sanatorie, condoni indiscriminati. Bagnara di Pescopagano è in piccolo lo spaccato preciso del nostro disgraziato paese, tradizionalmente ostaggio di fameliche e corrotte classi politiche. Bagnara di Pescopagano e in generale il litorale domizio ha rappresentato il sogno della classe media campana e non solo: possedere la seconda casa ma anche accedere al mare senza pagare dazi eccessivi. Un bene davvero comune, condiviso e pubblico. Sul finire degli anni Settanta e Ottanta sorgono villette bifamiliari, piccoli condomini, parchi che colonizzano e mangiano un territorio vergine.

La politica invece di organizzare lo sviluppo, accompagnarlo dettando le regole per un’urbanistica rispettosa delle bellezze paesaggistiche ne subisce in modo interessato l’esplosione o meglio l’implosione. Comitati d’affari, amici degli amici, politiconzoli negli anni ci azzuppano il pane. Le screanzate e irresponsabili amministrazioni invece di risanare, umanizzare, recuperare e mettere in sicurezza l’esistente hanno agevolato patti scellerati con camorristi in cerca di remunerativi business. Non è un caso se, il Comune di Castel Volturno, per l’ennesima volta è stato sciolto per gravi infiltrazioni dei clan negli apparati istituzionali. Ora i tre commissari straordinari Antonio Contarino, Anna Manganelli e Maurizio Alicandro inviati dal Viminale tra mille difficoltà e urgenze stanno tentando almeno di dotare il municipio di quegli strumenti minimi per garantire una giusta convivenza civile dei suoi residenti che normalmente ammontano a diecimila mentre in estate triplicano. Si resta con il fiato in gola, finisci di percorrere la strada laterale e quando meno te l’aspetti si svela agli occhi un mare mozza fiato.

Una bellezza selvaggia, un litorale sterminato bagnato dal generoso Tirreneo luccicante e cristallino. Ti fermi e ancora di più ti arrabbi. Tutt’intorno trovi palazzine sventrate, villette accartocciate, muri franati, case divelte. Chiedi d’istinto se c’è stato un bombardamento. “E’ l’erosione provocata dal mare – spiega Giuseppe Sapio, un ragazzone che vive a Bagnara con moglie e figli – le mareggiate stanno ingogliando strade e abitazioni. Ci sono fabbricati che a ridosso del demanio marittimo e, in alcuni tratti, il mare entra di forza nelle abitazioni mettendo a rischio l’incolumità degli abitanti”. Mi ritrovo in mezzo a una catena umana organizzata da un cartello di associazioni vere, insomma ci siamo capiti, da “Res Castelvolturno” al Centro sociale ex Canapificio di Caserta, all’associazione “Via Venezia”, alla Protezione civile per sensibilizzare la Regione Campania affinché intervenga con somma urgenza.

In meno di dieci anni sono scomparsi oltre duecento metri di costa. Un’emergenza che nasconde dell’altro. Il mare risucchia la sabbia che “qualcuno” abusivamente ha prelevato altrove per costruire mega insediamenti. Parliamo delle grandi speculazioni edilizie, escavi abusivi per il “Villaggio Coppola” a Pinetamare o l’occultamento dei rifiuti gettati in buche e tompagnati. “La prima denuncia sul rischio di erosione della costa di Bagnara, a Pascopagano, risale al 2007 – riflettono Ciro Scocca e Anna De Vita di “Res Volturno”, associazione molto combattiva e concretamente anticamorra – da allora è stato un susseguirsi di segnalazioni e sollecitazioni agli enti locali, alla regione Campania e a vari organi di competenza. Purtroppo senza risultato”. I commissari straordinari del comune di Castel Volturno non solo hanno aderito all’iniziativa ma hanno confezionato una nota (vedi protocollo 43193 del 5 settembre 2013) al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro “…sarebbe auspicabile che Lei promuovesse, nell’ambito della programmazione regionale, un’azione tesa a contrastare tale fenomeno erosivo, con la realizzazione di opere di rifacimento e di difesa, affinché questo territorio con grandi potenzialità, sia turistiche che produttive, possa rinascere nella legalità e creare occupazione…”. Certo è anche vero che il governatore Caldoro ha tante cose più importanti a cui pensare come ad esempio “regalare” a Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera nel ruolo di presidente della “Fondazione Ravello” un finanziamento di quattro milioni di euro. 

Difficile trovare tempo, denaro e tecnici per varare un piano serio di messa a dimora di scogliere e strutture rocciose marine per bloccare l’avanzata delle mareggiate e stoppare l’erosione. Una mobilitazione viva, vibrante, vera a cui ha partecipato anche don Guido Cumerlato, parroco di Pescopagano.“Questo litorale come bellezza – a mio parere – è superiore anche a Rimini e Riccione – racconta Mario Ferrigno, imprenditore e proprietario fin dalla prima ora della seconda casa a Bagnara – c’è un degrado inarrestabile, un colpevole menefreghismo, una chiara volontà di non intervenire e far morire questi territori. E’ un Sud alla deriva che muore giorno dopo giorno”. C’è poco da aggiungere. Solo che occorre fare presto.

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